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DURA LEX?

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
APR
2017

C’è sempre bisogno di imporre delle regole per ottenere dei comportamenti desiderati? Dal fallimento del proibizionismo e del permissivismo, delle riflessioni sulla Spinta Gentile.

Il progresso di un dato popolo si misura dalla capacità di darsi e rispettare leggi sempre più rispondenti ai valori che improntano l’umanità stessa. E, le leggi, come tutte le cose umane, risultano imperfette o, meglio, perfettibili. Se così non fosse, non ci sarebbe bisogno di crearne sempre di nuove.
La nostra questione, però, non verte tanto su quali nuove materie regolamentare, piuttosto su come regolamentarle in maniera efficace. Per far fronte a questa esigenza si è sviluppata appunto una branca della psicologia detta ‘legislativa’, la quale si occupa proprio di ottimizzare la stesura delle leggi affinché, attraverso l’impiego di dovuti accorgimenti psicologici, esse possano disciplinare più efficacemente i comportamenti, sia in senso preventivo che rieducativo, permettendo così di ridurre l’entità delle trasgressioni, quindi eventuali danni e spese derivanti.
Tale approccio legislativo non implica che si debba far ricorso sempre e comunque a costosi metodi di repressione coercitiva, i quali, sebbene efficaci in determinati contesti molto specifici, sono (com’è noto a tutti) sovente risultati perfino controproducenti dacché in taluni casi hanno indotto paradossalmente proprio il comportamento da essi proibito.
Quindi, in molte materie (salute, scuola, lavoro, famiglia etc.), piuttosto che focalizzarsi sulla proibizione (es. vietare i cibi spazzatura) o sul permissivismo più spinto, conviene porre in essere delle condizioni che favoriscano la messa in atto di determinati comportamenti desiderati (es. disporre i cibi sani nei ripiani più accessibili alla vista dei clienti). Risulta largamente dimostrato che attraverso l’utilizzo di semplici accorgimenti pratici – per lo più suggestioni indirette che inducono risposte irriflesse e automatiche – si riesce ad indirizzare, senza imposizione alcuna, il comportamento umano verso una direzione conforme alle regole e, quindi, socialmente proficua: questo ci insegna la cosiddetta Teoria della Spinta Gentile e, prima di essa, l’Economia Comportamentale; teoria l’una e disciplina l’altra, fondate entrambe, mi preme ricordarlo, su uno statuto rigorosamente sperimentale, dove non può essere sostenuto ciò che prima non sia stato già sufficientemente provato.
Di certo non attiene a questa sede discettare sulle implicazioni etiche di tali semplici accorgimenti, che probabilmente interferiscono col libero arbitrio. A voi basti sapere che tali metodi funzionano. Ma costituiscono comunque una scorciatoia assai pragmatica, fin troppo, direi. Perché il progresso morale senz’altro non avanza per mezzo di questa conveniente elusione dei processi riflessivi, bensì attraverso la promozione del coinvolgimento e della responsabilità, attraverso il richiamo a quella legge insita in chiunque sia dotato di ragione e sentimento.



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