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Ius soli – diritto d´identità

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

22
GIU
2017

Il 15 giugno scorso è approdato in Senato un disegno di legge che modifica la precedente normativa inerente all’acquisizione della cittadinanza italiana. Ma c'è chi non è d'accordo (i soliti)

Lo ius soli è un termine giuridico, derivato dal latino, che significa letteralmente “diritto del suolo”. Si riferisce all’acquisizione della cittadinanza del luogo ove si è nati. Potrebbe apparire un processo logico nascere in un territorio e divenirne cittadini ma non è un percorso così semplice. In diverse parti del mondo lo si diventa all’atto della nascita, qualsiasi sia l’origine dei genitori, come in Canada, negli Stati Uniti e nell’America Meridionale, secondo il principio anglosassone no taxation without representation ovvero “nessuna tassazione senza rappresentanza”, in altri è condizionata a un periodo di permanenza o al raggiungimento della maggiore età a seguito di esplicita richiesta del soggetto.
In Italia l’acquisizione di cittadinanza è regolata dalla legge 5 febbraio 1992 n.91, basata sullo ius sanguinis, “diritto di sangue” che impone la cittadinanza italiana di almeno uno dei genitori affinché anche il nascituro l’acquisisca. Ci sono altre casistiche che prevedono la cittadinanza a bambini stranieri presenti sul territorio nazionale se figli di genitori ignoti, privi di cittadinanza, o che non l’abbiano potuta trasmettere ai figli nello stato di provenienza. Se un bambino nato in Italia da genitori stranieri intende diventare italiano, dovrà aver compiuto il diciottesimo anno d’età e aver risieduto legalmente e ininterrottamente nel nostro paese.
A parere del Guardasigilli all’atto dell’emanazione, Claudio Martelli, l’attuale legge è carente in merito alla richiesta di cittadinanza dei figli minorenni da genitori ignoti, perché privi del potere giuridico per presentare l’istanza. È anche contraddittoria la condizione di residenza ininterrotta che entrerebbe in contrasto con la validità del permesso di soggiorno che se dovesse scadere, indurrebbe l’intera famiglia a lasciare l’Italia interrompendo i termini.
Il 15 giugno scorso è approdato in Senato un disegno di legge che modifica la precedente normativa inerente all’acquisizione della cittadinanza italiana. In sostanza rettifica lo ius sanguinis introducendo lo ius soli limitato da alcune condizioni. Il testo, infatti, prevede che la cittadinanza possa essere acquisita se almeno uno dei genitori risieda legalmente in Italia da almeno 5 anni e, se non provenisse dall’Unione Europea, deve avere buone conoscenze della lingua italiana, possedere un reddito almeno pari all’assegno sociale e disporre di un alloggio idoneo e abitabile.
Un’altra possibilità di divenire cittadini italiani, denominata ius culturae, è legata alla frequentazione delle scuole italiane. In breve, se un ragazzo straniero in età compresa fra i 12 e 18 anni vive in Italia da almeno 6 anni e ha completato un ciclo scolastico, può ottenere la cittadinanza, oppure deve avere meno di 12 anni d’età, essere nato o arrivato in Italia e aver frequentato almeno 5 anni le scuole italiane con esito positivo.
È evidente come questo disegno di legge ponga le basi per risolvere il problema che affligge circa 600mila ragazzi nati da genitori stranieri residenti in Italia. La vigente condizione incerta, ostacola loro il prosieguo della vita scolastica o lavorativa costringendoli, in taluni casi, ad abbandonare il paese, anche essendo nati e cresciuti come italiani, a volte, non conoscendo neppure la lingua d’origine dei genitori. Oltre a essere un evidente segno di civiltà, questa legge ha una finalità che oltre a risolvere le problematiche di migliaia d’italiani non ancora riconosciuti, sulla base del principio anglosassone, garantisce la tassazione dei nuovi acquisiti e il loro adeguamento alla Costituzione italiana. Molti giovani in attesa di cittadinanza italiana, in realtà, vivono nel rispetto della legge e attendono solo la formalizzazione del loro stato che, inoltre, diverrebbe utile per perfezionare i dati demografici, quelli sul lavoro e fornirebbe un’immagine più precisa della popolazione acquisita aumentando, quindi, la sicurezza sul territorio. In sostanza, chi sceglie di essere cittadino italiano è maggiormente conoscibile anche sotto il profilo della sicurezza nazionale.
I risvolti politici di questa innovazione non sono semplici come il suo contenuto. Si sono generati due schieramenti politici a favore e contro la legge. La Lega Nord, non smentendo la propria riluttanza nei confronti della multietnia, è contraria così come Forza Italia e la maggioranza della destra e centrodestra italiana. Il centrosinistra, a partire dal PD e la sinistra sono favorevoli essendone promotori. Questa legge ha generato non pochi contrasti anche molto accesi tanto da sfociare in manifestazioni di dissenso dentro e fuori Palazzo Madama. La Lega Nord ha esposto cartelli di protesta e, invadendo con violenza i banchi del governo, ha urlato la sua disapprovazione unita a frasi razziste e offensive contro il governo in carica. All’esterno, Forza Nuova, la nota organizzazione di estrema destra, dopo aver presidiato il Senato, ha organizzato un corteo che si è snodato per le strade di Roma sino a Castel Sant’Angelo, urlando frasi xenofobe e inneggianti al fascismo. Le manifestazioni della Lega Nord e di Forza Nuova hanno avuto, come unica conseguenza, l’identificazione dei facinorosi e le relative denunce. Il Movimento 5 Stelle ha dichiarato di astenersi, sostenendo fondamentalmente gli oppositori della Lega Nord, con i quali sta intrattenendo trattative per una possibile alleanza elettorale, disattendendo il proprio parere favorevole espresso, solo poco tempo fa, dal sindaco di Roma, Virginia Raggi e dal vicepresidente della Camera dei Deputati, Luigi Di Maio.
Le opposizioni mosse dai contrari non sono basate su concreti fondamenti ma esclusivamente su anacronistiche ragioni legate alla conservazione delle radici etniche e della razza italiana. C’è chi ha perfino motivato la propria contrarietà dichiarando che gli stranieri in Italia, ottenendo la cittadinanza e integrandosi, riescano meglio a nascondere i loro obiettivi terroristici. Probabilmente ignorano, o fingono di farlo, che gli italiani sono originati totalmente da popoli migranti e che quello italiano, come tale, si è costituito in tempi recenti. Gli astenuti adoperano questa discussione del DDL esclusivamente per intessere rapporti con il centrodestra e la destra anche dichiarando di non appartenere a nessuna corrente politica. C’è solo un’osservazione che può essere mossa in merito alla discussione del disegno di legge, certamente non sulla sua natura, ma in merito alla tempistica per la discussione in aula. Succede, ormai, da diversi anni che i governi reggenti propongano leggi ad alta valenza sociale, in prossimità di eventi elettorali, referendari o quando si delineino possibili crisi di governo: il centrodestra e la destra accelerano discussioni di DDL relativi a vantaggi fiscali per la popolazione mentre il centrosinistra porta celermente a compimento leggi sociali, come quella per le unioni civili e l’attuale sullo ius soli. In entrambi i casi, si tratta di leggi, come quest’ultima, proposte da molto tempo, la cui approvazione si demanda a momenti strategici.
È evidente che lo ius soli, per il mondo politico ha soltanto la finalità di acquisire consensi e compattare le opposte compagini politiche. Sotto il profilo sociale, la divulgazione di leggi così significative in fasi delicate come quella attuale, sortisce esclusivamente l’effetto di dividere la popolazione già notevolmente spaccata proponendo, a fini speculativi, argomentazioni razziste e nazionaliste da una parte e miracolosamente risolutive dall’altra.
Anche se con notevole ritardo rispetto alle esigenze sociali, la legge in approvazione è una necessaria dimostrazione di civiltà della nostra nazione atta a liberare tutti i nati in Italia da genitori stranieri, da quello stato di limbo cui attualmente sono soggetti privandoli, di fatto, del diritto d’identità.



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