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La nuova ghigliottina

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

3
AGO
2017

Il ddl Richetti è passato alla Camera dei deputati con voto quasi unanime e si appresta ad arrivare in Senato abbattendosi come un tornado sui vitalizi degli ex parlamentari. Ma siamo sicuri che sia un giusto provvedimento?

Questo provvedimento è la prova regina dell’imbarbarimento della politica la quale, consegnandosi agli istinti più reconditi della piazza, ha dimostrato una volta per tutte quanto infimo sia lo spessore dei suoi protagonisti. Animati da una codardia ignobile e con l’intento di contendere la pancia del Paese al Movimento Cinque Stelle, anche i partiti con una storia alle spalle hanno deciso di inseguire Beppe Grillo in questa deriva giacobina regalando a quest’ultimo la vittoria morale in tema di costi della politica.
La vittoria in termini elettorali arriverà dopo perché Matteo Renzi, nella vana speranza di intestarsi l’abolizione dei vitalizi e pescare nel bacino di voti grillino, ha di fatto dimostrato che la politica non ha argomenti da contrapporre al populismo. Sentire inoltre Mariastella Gelmini affermare che “nei mercati la gente ci dice che siamo privilegiati, basta rifacciamoci un’immagine” è indice di quanto i partiti siano ormai impauriti dalla piazza tanto da delegare alla “Signora Maria” ogni decisione in tema di autodichia delle Camere realizzando di fatto il sogno pentastellato di democrazia diretta. Sì perché ciò che Beppe Grillo non è arrivato a realizzare con Rousseau e l’utopia della Rete, di fatto è stato realizzato dal Partito Democratico di Renzi che si è fatto dettare una norma dall’uomo qualunque. Se la “Signora Maria” fosse stata in grado di capire certe dinamiche andando oltre la banale vulgata in base alla quale “i politici sono tutti corrotti e pieni di privilegi”, nel mondo non ci sarebbe stato bisogno di corpi intermedi e della multilevel governance, ma ci si sarebbe potuti dare tranquillamente appuntamento in piazza per risolvere il conflitto arabo-israeliano davanti a una fetta di cocomero.

La politica è una nobile arte oltre che un onorevole servizio alla collettività, il Parlamento è la massima espressione di quella democrazia di cui tanto questa Italia sedicente partigiana si va riempiendo la bocca onde poi disprezzarla in tutti i modi possibili. Gli attuali eletti non sono forse all’altezza? Bene, si favorisca il ricambio alle prossime imminenti elezioni politiche, ma non si dia l’idea che le Camere assomiglino a un bivacco per idioti perché si tratta di un’immagine che rischia di screditare le Istituzioni, cosa che non giova a nessuno. Considerare poi i parlamentari dei semplici dipendenti pubblici (opera iniziata nel 2012 trasformando i vitalizi in pensioni per parlamentari) da punire perché fancazzisti è una volgarità veramente becera che avrebbe dovuto suscitare un sussulto di dignità nei dileggiati.
Invece la classe politica, dimostrando la propria pochezza, ha porto l’altra guancia agevolando gli umori più triviali e qualunquisti con un atteggiamento remissivo cui non si sono sottratte nemmeno le più alte cariche dello Stato che di quelle Camere avrebbero dovuto difendere la dignità e non assistere a questa controcultura con la coda tra le gambe. Siamo in un clima da Repubblica sudamericana, in cui la lotta è senza quartiere e chi prende il sopravvento sospinto dal pueblo si sente in diritto di cambiare le regole colpendo anche il passato. Perché disciplinare i vitalizi ancora non maturati ha anche un senso (e infatti sono stati aboliti), ma rivedere quelli già in corso di erogazione ha un chiaro sapore punitivo da ghigliottina d’altri tempi. Che poi, a conti fatti, i famosi professionisti della politica, se si ricalcolassero le spettanze con un sistema contributivo anziché retributivo, potrebbero addirittura guadagnarci (o perderci poco) visto che sono entrati nelle Istituzioni che avevano i calzoncini corti e non ne sono usciti praticamente mai. La folla inferocita invece crede di aver preso la Bastiglia, crede di aver fatto saltare la testa di Maria Antonietta che aveva osato dire “se non hanno più pane, che mangino le brioche”.
La politica sicuramente troverà il modo di recuperare eventuali sforbiciate (magari a riflettori spenti e a bocce ferme) ma nel frattempo, su pressione della miope piazza e dei nuovi tribuni della plebe a cinque stelle, qualcuno avrà sancito che il principio della retroattività in tema pensionistico è applicabile ed avrà creato il precedente proprio degli odiati onorevoli. Poi, come capita spesso al solito Tito Boeri, qualcuno potrebbe lanciare l’allarme sulla tenuta dell’Inps (magari a causa degli immigrati che sono troppo pochi) ed ecco che il gioco è fatto: proprio il popolo ululante avrà fornito al ministro di turno l’alibi per poter ricalcolare su base contributiva la pensione degli italiani senza che nessuno possa lamentarsi visto che la politica per prima avrà gioco facile nel dire di aver dato l’esempio. E così, la massa aggredibile a quel punto ammonterà a 272,4 miliardi (le pensioni da sole costituiscono il 33 per cento circa dell’intera spesa pubblica che è pari a 830 miliardi) e quelli più esposti saranno i baby pensionati che costano circa 9 miliardi oltre che tutti quelli andati in pensione con il retributivo (più o meno il 90 per cento dell’intera platea).
In questo modo i cittadini avranno fatto la fine di Lorena Bobbit, quella signora che per far dispetto al marito lo evirò non pensando che così avrebbe dovuto rinunciare anche lei ai piaceri coniugali: per la smania di sforbiciare perfidamente lo 0,0002 per cento della spesa pubblica - a tanto ammontano i vitalizi e cioè a circa 200 milioni - si saranno condannati ad un trattamento da trojka greca.

(www.opinione.it)



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