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Gli Spartani da twitter? Ma fateci il piacere

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

7
DIC
2017

Quando la storia diventa marketing da bancarella può accadere che i leoni da tastiera giochino a fare i guerrieri sui social sparando paroloni un tanto al chilo come i lupini

Partiamo dalla fine e poi cerchiamo di andare a ritroso ricostruendo le ultime ore da Spartano del Sindaco Melucci.
Serse Calenda, dopo aver combattuto alle Twittermopili contro Leonida Melucci ha pensato bene di fare un’improvvisata in riva allo Ionio per trattare con il Sindaco di Taranto a Palazzo di città.
Volendo rimanere in tema, Calenda ha fatto come l’ambasciatore Postumio che, recatosi a Taranto con intenti solo apparentemente pacifici, fu oltraggiato da Filonide che gli urinò sulla toga.


Ma è a questo punto che il mito si discosta dalla realtà: Rinaldo nostro, lungi dal riservare a Calenda un trattamento degno di un figlio di Sparta, si è sbracato accettando di trattare sul nulla come se avesse bisogno di un mero pretesto per cedere sulla vicenda del ricorso al Tar sull’AIA per Ilva che stava diventando più grande di lui.
E’ bastato che Calenda proponesse a Melucci un tavolo negoziale (una roba che non si nega a nessuno) per indurre il prode Rinaldo, dopo essersi tirato la calzetta giusto un pochino, a far capire che l’accordo è dietro l’angolo e la partita potrebbe concludersi con il sempreverde pari, patta e pace.


Leonida ha abbandonato lo scudo o meglio ci si è accucciato sotto come nelle migliori tradizioni della Taranto moderna.
Quello che si è capito è che Melucci aveva un disperato bisogno di un tavolo ma non si è ancora compreso se le sedie le porti lui o Emiliano.
Per i non addetti ai lavori, un tavolo di trattativa è uno strumento utilissimo per dilatare i tempi, un pateracchio al cui ordine del giorno chiunque può infilare ciò che vuole perché tanto l’output non è indispensabile, è un optional e per giunta raro.
Ed infatti, leggendo il comunicato di Palazzo di Città, al tavolo per Taranto si discuterà de laqualunque: “E’ stato deciso di convocare un Tavolo negoziale dedicato a Taranto con all’ordine del giorno quanto già richiesto con apposita lettera dal Sindaco al Ministro prima dell’incontro istituzionale del 16 novembre scorso al Mise.

Il Sindaco ha confermato che al ricevimento della formale convocazione con l’ordine del giorno condiviso sarà disponibile al ritiro del ricorso al Tar, previa consultazione sulla questione anche con il Governatore Emiliano. L’ordine del giorno comprenderà: analisi del piano ambientale del DPCM e verifica dei possibili miglioramenti, condivisione del cronoprogramma della copertura anticipata dei parchi primari, gestione e valutazione del danno sanitario, gestione dell’attività del fondo sociale di Taranto, provvedimenti per l’indotto, condivisione del piano bonifiche di competenza dell’amministrazione straordinaria, istituzione di un centro di Ricerca e Sviluppo sull’acciaio e tecnologie carbon free”. Ci si poteva mettere anche la fame nel mondo ed il buco dell’ozono, sarebbe cambiato molto poco.

Il problema infatti è come al solito altrove: basta una convocazione formale per indurre Melucci a ritirare il ricorso? Pare proprio di sì ed anche dalle parole di Emiliano in conferenza stampa si arguisce ciò. E poi, rispetto ai dieci miliardi che servono per onorare gli impegni (5 per ambientalizzare, 2 per comprare e 3 miliardi di massa debitoria da onorare), quanti ne saranno tirati fuori nell’immediato? Non è che MIttal vuole ambientalizzare a babbo morto? Quali tecnologie intende introdurre MIttal per rendere il processo produttivo ecocompatibile? O gli interventi di ecocompatibilità si risolvono nella copertura dei parchi minerari?


Queste sono solo alcune delle domande che rimangono inevase. Alla base c’è un problema di fondo e cioè l’apertura di un tavolo con un interlocutore – Calenda – che è Ministro a fine mandato, la qual cosa equivale ad aprire un tavolo con chi farà forse in tempo a sedersi ma non arriverà a gustare il secondo piatto.
Sullo sfondo c’è il sospetto che gli scossoni in Consiglio Comunale sull’approvazione del bilancio, unitamente alle manovre nel Consiglio Regionale sulla mozione Taranto (al momento della votazione sul ricorso al Tar non si è raggiunto il numero legale) siano segnali politici che hanno indotto Emiliano e Melucci ad addivenire a più miti consigli, pena ritorsioni sugli assetti di maggioranza per fuoco amico (e gigliato). Ma questa è un’altra storia, un retroscena che poco aggiunge ai miseri fatti che parlano già da soli.


Quando la storia, il mito e le presunte radici diventano strumenti di merchandising significa che stiamo andando in vacca, che siamo alle comiche finali e alla ricerca disperata di una strada per uscire dal tunnel. Quando la storia diventa marketing da bancarella può accadere che i leoni da tastiera giochino a fare i guerrieri sui social sparando paroloni un tanto al chilo come i lupini. Questi sono gli Spartani da twitter: ma fateci il piacere.

 

Foto: liberoquotidiano.it



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