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Piovono polpette su Taranto

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

21
DIC
2017

Una confusione in cui tutto si impasta con il contrario di tutto fornendo la netta sensazione che più di qualcuno stia lavorando per tenerci contenti e coglionati

Prendete la storia della monnezza proveniente da Roma: in chiusura di servizio, al Tg delle ore venti, l’intervistato riferisce che i rifiuti prodotti a Roma verranno mandati a Taranto.
Apriti cielo, succede il finimondo, tutti strepitano gridando allo scandalo come se ci trovassimo a Zurigo e come se non fosse arcinoto che, da Mater Gratiae a Cemerad (17 mila fusti tossici di materiale radioattivo) passando per la monnezza giunta dall’area di Foggia, a Taranto sotterrano da sempre laqualunque essendo diventata nel tempo la cloaca d’Italia (e non solo).
Che poi, non stupisce tanto l’isteria collettiva di fronte a questa specie di scoperta dell’acqua calda quanto il silenzio che ha contraddistinto in questi anni le istituzioni che hanno guardato dall’altra parte imbarazzati quando si è trattato dei fusti tossici e che continuano a prendere per il naso la gente fingendo di scaldarsi per i rifiuti romani.
Ed è stato divertente vedere il vicesindaco Rocco De Franchi fare il figo per qualche ora allertando la Regione (il vero proprietario della Giunta Municipale Tarantina), interrogando l’Agenzia Regionale per i rifiuti onde poi concludere che si può fare ben poco e che la monnezza arriverà a Taranto fino a quando non si troverà una soluzione diversa e che la questione dipende proprio da quel Governo che raglia di ambientalizzazione onde poi inondarci di “melma Capitale”.
A Taranto muovono l’aria insomma, agitano il niente e lo fanno pure male soprattutto quando si parla di Ilva, dibattito ormai divenuto grottesco: Calenda vuole chiudere la questione ed assegnare gli impianti ad AM Invesco e vuole farlo attraverso uno schema win win che favorisce l’investitore, toglie un peso al Governo e scarica ulteriori incertezze su Taranto che verrebbe accontentata con una chiusura dei parchi minerari a babbo morto. Questo è e fatevelo bastare, sembra dire il Ministro per atti concludenti: gli Indiani potrebbero essere i nuovi Riva, potrebbero non esserci innovazioni di processo, potrebbe non esserci un piano industriale degno di questo nome ma l’ordine è di non disturbare il manovratore, di non pretendere alcuna rassicurazione.
E se uno come Landini della Fiom fa il pompiere dicendo che su Ilva bisogna trattare dopo una vita passata a fare l’incendiario, il dubbio che non sia tutto troppo chiaro dovrebbe lambire chiunque.
Calenda sulla vicenda Ilva sembra disposto a tutto: ha provato a disarticolare l’asse Emiliano – Melucci (che fanno gli ambientalisti per fottere Renzi), ha convocato l’inutile tavolo istituzionale che presto diverrà uno sfogatoio, fa pressione perché venga ritirato il ricorso su AIA e adesso cambia in corsa anche la composizione azionaria dei nuovi proprietari della ferriera.
L’antitrust europeo non vuole il gruppo Marcegaglia nell’azionariato di AM Investco? Bene, lo si sostituisca con Cassa Depositi e Prestiti che era poi nella cordata concorrente che ha perso la gara per l’aggiudicazione di Ilva.
Niente di strano? Si può fare una roba del genere a gara terminata e buste aperte? E’ moralmente accettabile prendere un pezzo del concorrente ed innestarlo nella cordata vincente sostituendo un azionista in corsa? Come mai tanto furore?
Queste sono domande inutili, dettagli per puntigliosi azzeccagarbugli, noi siamo qui a guardare le polpette che cadono dal cielo, a riempirci la pancia con le chiacchiere, a sognare lussuriosi tavoli istituzionali, intriganti accordi di programma, conferenze di servizi, PIP - PUG – Bim – Bum – Bam, Licia, Paolo, Uan e pure ZES.
Ecco, appunto, proprio sulla ZES casca l’asino. Anche se noi siamo troppo occupati a fare gli Spartani, solo il caso di segnalare che la ZES si sta incanalando su un binario pericoloso: il Sindaco di Taranto Emiliano (non è un refuso) prima vedeva l’accordo con la Basilicata come fumo negli occhi mentre oggi pare stranamente accondiscendente sul tema. Anche la moda più in voga ultimamente è quella greca, si potrà dire “timeo Danaos et dona ferentes” senza che gli spartani se ne abbiano a male? Hai visto mai che, per uno strano incastro di criteri per la ripartizione dei fondi, l’apparentamento tra la ZES ionica e quella lucana non provochi un ulteriore drenaggio di risorse a favore della ZES Adriatica? Staremo a vedere ma il clima che si respira sul tema non è dei migliori, puzza di pasticciaccio brutto a danno dei soliti tarantini.
Elucubrazioni mentali inutili, sospetti patologici da cospirazionisti che invece di guardare in cielo la polvere di stelle e le polpette cadere saziandoci di turismo a gogo si avvita su questi segnali paranoici.
Cibiamoci delle nostre belle prospettive e magari rallegriamoci per l’ennesimo tavolo imbandito in Amministrazione Provinciale avente ad oggetto sempre le solite (giuste) recriminazioni sull’Aeroporto Arlotta che si vorrebbe aperto ai voli civili e che dopo la delibera di indirizzo farlocca sul tema imbastita da Emiliano, rappresenta l’ennesima concessione alla vacuità.
La battaglia per aprire l’Arlotta ai voli civili è sacrosanta, è un fatto di civiltà, è una reazione alle prepotenze bari-centriche che vorrebbero Taranto isolata da qualsiasi rotta aerea.
Ma quando la giusta recriminazione diventa vulgata nazional popolare, ecco che qualcuno alla ragione antepone il provincialismo, l’integralismo dei voli civili e l’illusione del turismo.
Sì, perché adesso più di qualcuno comincia a vederle davvero queste fantomatiche polpette che cascano dal cielo ed insieme alle polpette (quelle sono pesanti e provocano allucinazioni) vede anche una Taranto potenzialmente in grado di campare di turismo. Per intenderci, ci riferiamo a quegli invasati che continuano a pubblicare sui social una quantità incredibile di foto della città spalmandole con commenti smielatissimi e dichiarazioni di amore infinito verso questa perla inestimabile (poi generalmente fotografano sempre tre cose: scorcio del ponte, scorcio del borgo antico, scorcio del lungomare con sole alle spalle).
Con tutto l’affetto e con tutto il campanilismo di cui sono capace, mi sembra francamente troppo così com’è troppo che si invochino le dimissioni dell’Assessore Mazzarano per una volta che azzecca una mossa: sfruttando l’alleanza tra Boeing e Leonardo ha favorito il potenziamento della vocazione industriale dell’Aeroporto di Grottaglie che, tra assemblaggio di fusoliere e rottamazione di vecchi aerei, rischia di avere commesse fino al 2030. Non sia mai! Noi vogliamo solo i voli civili, noi vogliamo solo il turismo.
La mossa di Mazzarano, magari azzeccata per puro caso, lungi dallo svilire la vocazione civile dello scalo (battaglia benedetta che andrà fatta), è utile a diversificare e valorizzare uno scalo che può tranquillamente essere civile ed industriale. Ma questo gli integralisti del turismo non lo accettano perché si fomentano a vicenda e vedono piovere polpette.
Cibo prelibato insomma che piove anche dal mondo politico che a Taranto è capace di fare miracoli.
Ricordate Bonelli, l’acerrimo nemico del PD, quello che da anni piomba a Taranto e si candida alle comunali contro la sinistra ritenendola colpevole del disastro ambientale e connivente con le lobby dell’inquinamento? Bene, pare si candidi in una lista collegata al partito di Renzi e per giunta probabilmente a Taranto.
Cose che capitano: dal modello Pittsburgh al modello Rignano sull’Arno.

 



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