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MUSILLO, TORNI A BORDO CA**O!

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

11
GEN
2018

‹‹È un contesto avvelenato. Questo non è più il mio partito››: sono le parole con cui Walter Musillo, ex presidente dell’Assemblea provinciale del PD e una delle figure “chiave” della sinistra tarantina, ha ufficializzato la sua scelta, a quanto pare molto sofferta, di lasciare il partito renziano

‹‹Come è noto a parecchi di voi ho partecipato alla costruzione di questo partito fin dalle sue origini, nel 2007. Sapevamo tutti che l’impresa era ardua e le contraddizioni che emergevano quotidianamente avrebbero rallentato il processo della costituzione di un grande partito riformista europeo, ma allo stesso tempo eravamo convinti che ce la potevamo fare poiché nella base si diffondeva la voglia di unità e di partecipazione››: inizia esattamente così la lettera che l’ormai ex presidente dell’Assemblea provinciale del PD ha inviato - diramandola alla stampa - al segretario nazionale Matteo Renzi, al presidente della regione Michele Emiliano e a tutti gli altri dirigenti locali e provinciali dello stesso partito, rendendo nota la sua decisione di abbandonare una barca che ormai sta perdendo acqua da tutte le parti.
‹‹Dopo 10 anni penso di aver ricevuto tanto da tutti voi, mi avete permesso anche di rappresentarvi quando sono stato eletto segretario Provinciale. Ho dato e credo di aver messo a disposizione del partito tutta la mia passione, e non mi sono mai risparmiato, anche commettendo degli errori in buona fede››, continua.
Che la scelta sia stata sofferta, è assodato. Così come è palese che la rottura sia stata traumatica, dura e lacerante. Non priva, tuttavia, di contraddizioni: specie quando - da quanto si evince - non va certo per il sottile quando le manda a dire ai suoi vecchi compagni di viaggio, con cui è reduce da una vittoria miracolosa alle scorse elezioni amministrative, le quali, paradossalmente, invece che “calmare i venti” (volendo restare nel gergo nautico) hanno addirittura acuito le ostilità tra le varie correnti interne.
E infatti spiega: ‹‹Ciò di cui vado orgoglioso è sempre stato il mio impegno nel ricercare il senso di comunità, la ricerca dell’unità e dell’inclusione, anche compiendo un passo indietro su questioni personali ma facendone due avanti per il bene collettivo. Ultimo in ordine cronologico, le scorse elezioni amministrative dove in un centrosinistra dilaniato, con alcuni compagni coraggiosi, abbiamo realizzato la composizione di una coalizione che è risultata vincente; ma ora siamo nel 2018 e ci apprestiamo ad affrontare una campagna elettorale difficile, forse la più difficile di sempre, e il mio partito si è trasformato in un luogo dove l’unico principio è quello della resa dei conti; un partito diviso dove i congressi non si partecipano e non si riconoscono; un partito - riconosce - dove esistono ancora le aree che anziché riunirsi e fare sintesi  politica, si convocano separatamente e percorrono ciascuna la propria strada. Insomma, tanti insiemi senza neanche un punto in comune››.
Infine, senza giri di parole incalza: ‹‹L’avversario è in casa, siede tra gli stessi banchi e si chiama divisione, odio, presunzione, mania di onnipotenza. Questo non è più il mio partito. Se il partito democratico non ha altro da dire, se deve prevalere il personalismo, significa che per il momento le nostre strade si devono dividere. È un contesto avvelenato. Ma spero di ritrovare, insieme a chi vorrà seguirmi, gli argomenti giusti che ci possano riportare a quei principi di comunità ora demoliti dal pericoloso personalismo politico››.
In realtà la notizia era sull’onda da tempo, e già girava, nemmeno poi con molta discrezione, tra il vociare degli addetti ai lavori prim’ancora dell’ufficialità della missiva. All’ex segretario provinciale PD ed attuale presidente dello Ionian Shipping Consortium (incarico professionale – lo ricordiamo – nel quale si è avvicendato ed è subentrato proprio all’attuale Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci) va certamente riconosciuta l’onestà intellettuale e il coraggio di tale decisione, che però non lascia presagire nulla di buono se si pensa alle possibili ripercussioni, non mica mielate, che potranno seguire sul piano politico ed amministrativo per la città di Taranto. E poi chissà se il 4 marzo non riservi qualche inaspettata sorpresa, per la quale non risparmieremo senz’altro il nostro in bocca al lupo a Walter Musillo.



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