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Perle di sciocchezza in salsa siciliana

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

3
MAG
2018

Secondo il governatore della Sicilia Musumeci, se le casse del governo della regione non godono di prosperità è colpa dei disabili gravissimi a cui sono destinati oltre duecento milioni di euro

Nel 1985 Rai Due trasmetteva “Quelli della notte”, un divertente programma televisivo di varietà condotto da Enzo Arbore dove alcuni personaggi si alternavano con sketch comici. Fra i tanti spiccavano quelli di Massimo Catalano che, smettendo i panni del musicista, esternava concetti dall’ovvietà assoluta che, presto, divennero famosi con il nome di “catalanate”. Il tenore delle affermazioni lapalissiane era: “È meglio innamorarsi di una donna bella, intelligente e ricca anziché di un mostro, cretino e senza una lira.”, “È molto meglio essere giovani, belli, ricchi e in buona salute, piuttosto che essere vecchi, brutti, poveri e malati.”, “È molto meglio essere allegri che tristi” o, ancora, “È meglio lavorare poco e fare tante vacanze, piuttosto che lavorare molto e fare poche vacanze”. Come per tutte le mode, dopo un periodo in cui le “catalanate” erano divenute una vera e propria tendenza anche del parlato comune, il modo di esprimersi alla Catalano scemò sino a scomparire. O meglio, le “catalanate” smisero di essere adoperate come espressioni scherzose ma continuarono e continuano a essere adottate da chi, nel tentativo di convincere i propri interlocutori, condisce i propri discorsi di ovvietà. C’è chi ha superato perfino Max Catalano e se fosse stato istituito un premio a lui intitolato, l’avrebbe vinto.  Durante una seduta di un recente consiglio regionale siciliano, il presidente Sebastiano Musumeci, parlando di debiti della Regione Sicilia, si espresso con una frase perfettamente calzante con la filosofia di Catalano dicendo: «È colpa del governo Musumeci se per assistere i disabili gravissimi servono 220 milioni di euro? Se non ci fossero stati i disabili gravissimi, molte famiglie non avrebbero dovuto subire un colpo in fronte e noi avremmo potuto disporre di qualche decina di milioni in più per collocarli in settori attualmente carenti di disponibilità finanziaria». Un concetto, quello del governatore, che si può considerare una delle più grandi rivelazioni della storia, scavalcando di gran lunga: “Molto meglio essere ricchi che poveri” e “Meglio essere sani e forti che malati e deboli”. Bisogna riconoscere a Nello Musumeci che in poche parole ha espresso il sunto delle reali cause che determinano i seri problemi che attanagliano le finanze pubbliche della Regione Sicilia. Peccato, però, che Musumeci abbia scordato che i disabili gravissimi esistano indipendentemente dal governo della Sicilia, con o senza di lui e che a loro spetti una degna assistenza come sancito dalla Costituzione Italiana. Forse Musumeci sottintendeva di aver ritrovato soluzioni rivoluzionarie al problema dei debiti regionali e dei disabili come, ad esempio, quella d’istituire un monte Taigeto, tutto siciliano, dove abbandonare i bambini spartani/siciliani nati con malanni, disabilità e deformità, per essere destinati a soccombere alle intemperie e alle fiere sgravando, quindi, la Regione Sicilia da questa incombenza economica. Riassumendo, secondo Musumeci, se le casse del governo siciliano non godono di prosperità, è colpa dei disabili gravissimi della Sicilia. Naturalmente Nello Musumeci si è ben veduto di imputare il deficit siciliano ad altre cause reali e meno assurde. La Sicilia è una delle più belle regioni d’Italia ma, purtroppo, vanta tristi record negativi che influenzano anche la condizione economica della regione, nonostante i suoi abitanti siano ottimi italiani. I dipendenti pubblici della Regione Sicilia sono oltre 17mila a fronte di una spesa annua per il personale che, compresi gli oneri sociali, tocca il record di un miliardo. Poco meno della metà di quello che impiegano complessivamente le 15 regioni a statuto ordinario. Di 17mila dipendenti pubblici, circa 5mila sono ex precari stabilizzati senza concorso e con contratto a tempo indeterminato. Evidentemente con un così alto tasso di occupazione negli uffici pubblici, la regione avrà un bassissimo tasso di disoccupazione. E, invece, la Sicilia, anche essendo una regione a statuto speciale godendo, così, d’innumerevoli vantaggi fiscali, ha un tasso di disoccupazione anche superiore alle altre regioni a statuto ordinario del Meridione, attestandosi fino al 29% rispetto al 19,4% dell’intero Sud e al 6,9% del Settentrione. Con queste premesse si suppone che se la situazione occupazionale non sia dei migliori, sarà ottima, almeno, quella della Sanità. Nemmeno in questo la Sicilia brilla per efficienza, risentendo di costi di gestione elevatissimi, lunghe file d’attesa per le prestazioni e contributi dei cittadini alla spesa medica tali da generare un notevole impoverimento sanitario nelle famiglie siciliane. Quello che verrebbe da chiedersi alla luce di queste realtà, parafrasando Musumeci: «È colpa dei disabili gravissimi se la Sicilia versa in un perenne stato di deficit, oppure è del governo Musumeci e di quelli precedenti?». L’illuminato presidente della Regione Sicilia, più che individuare il “caprio espiatorio” nei disabili, dovrebbe spiegare come intende risolvere il debito pubblico siciliano che ammonta a 1.583 euro procapite contro quello nazionale pari a 1.088 euro. In pratica, per azzerare ogni pendenza debitoria della Regione Sicilia, ogni cittadino siciliano dovrebbe esborsare 500 euro extra all’anno rispetto al debito pubblico delle altre Regioni. Basterebbe questo dato per chiarire come la condizione delle casse della Regione Sicilia sia una delle più critiche d’Italia. Il fatto che questa regione abbia un elevato debito pubblico non dovrebbe essere un segnale negativo solo se i mutui contratti fossero serviti e servissero a realizzare opere pubbliche e interventi tali da migliorare le condizioni di vita dei siciliani, tutelare e rivalutare il bene comune. Al contrario, questo non avviene, basti pensare alla perenne emergenza idrica della regione e la condizione disastrosa delle strade di comunicazione. Questo è solo il sunto di quanto Istat e Corte dei Conti fanno emergere. Così, Nello Musumeci, a fronte dell’infinità di problemi causati ai siciliani dalla politica siciliana, più che individuare una soluzione con la sua giunta regionale si diletta, invece, a coniare “catalanate”. Forse il virtuoso governatore intende fruire della stessa formula magica propagandata dalla sua compagine politica per risolvere la crisi economica: flat tax. Oppure adotterà il metodo ormai ampiamente collaudato in qualsiasi ambiente politico dove, piuttosto che prevenire e curare i mali, si predilige colpevolizzare le fasce più deboli della società oppure gli immigrati. Accusare i disabili del debito pubblico è più facile di estirpare il cancro degli appalti truccati, dei prezzi lievitati e delle opere scadenti. Dare la caccia agli immigrati è più appagante e semplice che farlo con le cosche mafiose. Naturalmente Sebastiano Musumeci sarà sempre molto accorto nel citare le Mafie e la malapolitica quali reali cause del disastro economico in una delle regioni che, per diritto sancito, dovrebbe essere la più ricca d’Italia. A quanto pare, Nello Musumeci è molto più bravo a inventare “catalanate” che a governare la Sicilia e, forse, riveste il suo ruolo istituzionale proprio per questo. Non ci resta che aspettare il prossimo consiglio regionale o gli interventi pubblici di Musumeci per assistere ai suoi prossimi sketch e ricordare “Quelli della notte” e Max Catalano. Nel secondo caso si tratta di una divertente finzione mentre nel primo, purtroppo, è tragica realtà.



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