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NULLA ACCADE PER CASO

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

7
GIU
2018

Libere considerazioni su quanto fatti, accadimenti e persone siano legati da un filo misterioso

Adoro l’estate, con le sue assolate giornate, il calore sulle gote e la piacevolezza del vento tra i capelli. Il cinguettio degli uccelli e il ritmico cantico delle cicale che squarciano l’assordante silenzio pomeridiano poco dopo lo zenith. È piacevole smarrirsi con i pensieri all’orizzonte, ideale linea di confine tra mondi. E mentre il cielo si perde tra le pittoriche ombre della terra, d’un tratto mi interrogo sui misteri della vita, sul caso e le coincidenze. Mi viene alla mente una frase di Burrhus  Skinner: “Io non dirigo la mia vita. Io non la progetto. Io non prendo mai decisioni. Le cose succedono sempre e lo fanno per me. Questa è la vita!”, e ancora, Nicholas Nassim Taleb: “Non importa quanto sofisticate siano le nostre scelte, o quanto bravi siano a dominare le probabilità: il caso avrà comunque l’ultima parola”. Anche per l’orientale Haruki Murakami: “La vita non è altro che il risultato naturale di una assurda, e talvolta persino triviale, concatenazione di eventi”. Ovviamente, tali affermazioni pongono legittimamente l’interrogativo sul libero arbitrio e su quanto esso sia realmente esistente e, soprattutto, quanta influenza eserciti effettivamente sulle nostre azioni e, per riverbero, sulle nostre vite. E credo che Roberto Gervaso tali amletici interrogativi se li sia posti quando asseriva che: “La vita è un’avventura con un inizio deciso da altri, una fine non voluta da noi, e tanti intermezzi scelti a caso dal Caso”. A mio avviso, il dato incontrovertibile è che l’universo ci parla attraverso il linguaggio segreto dei segni e delle coincidenze. Infatti, scrive Paolo Coelho ne “L’alchimista”: “Per arrivare sino al tesoro dovrai seguire i segnali. Dio ha scritto nel mondo il cammino che ciascun uomo deve compiere. Dovrai solo leggere quello che ha scritto per te”. Quante volte, pur non prestandone attenzione al senso delle parole, abbiamo proferito l’espressione “è un segno del destino”. Personalmente, mi piace pensare al caso e alle coincidenze come al miracolo di Dio quando vuole agire in incognito.  Ovvero, per ricorrere a una metafora  di Victor Hugo: “Dio é il braccio, il caso la fionda, l’uomo il sasso. Provate a resistere, una volta lanciati”.
Jung asseriva che il caso non esiste. Egli, infatti, introduce il concetto di “sincronicità”, definita come “la  simultaneità di due eventi vincolati dal significato ma in modo casuale”,  ossia, la confluenza di due situazioni in apparenza prive di nesso tra loro, senza che l’una sia la causa dell’altra, ovvero, di tutte quelle coincidenze e/o collegamenti tra soggetti, eventi  situazioni in apparenza logicamente scissi tra loro, ma pregnanti di intrinseco significato solo per l’accorto osservatore o per chi è nel pieno di quel turbinio di eventi. Egli, per spiegare la sincronicità degli eventi ricorre spesso a una citazione di Lewis Carrol in “Alice nel Paese delle Meraviglie”: “è una memoria ben misera quella che ricorda solo ciò che è già avvenuto” e ciò, in quanto, nella nostra memoria non vi sono solo elementi e/o ricordi di quello che abbiamo vissuto personalmente e direttamente ma vi è, a mio avviso, oltre che una memoria genetica, una memoria “Superiore”, collettiva, o totemica, intrisa di simbolismo ed archetipi, che gli antichi definivano akaschica (o memoria dei logos), ossia, la memoria infinita di ciò che siamo stati ante la “Creazione”, di quello che siamo e di quello che saremo, di tutto lo scibile passato, presente e futuro. La nostra memoria finita, può, talune volte, pertanto, a sua insaputa, imbattersi in criptici messaggi provenienti da questa memoria cosmica, che parla il linguaggio dei simboli e lo fa attraverso gli archetipi sussunti e presenti in fiabe, miti, sogni e leggende.
Il caso, dunque, a mio avviso, altro non è se non messaggi della vita e del destino attraverso le coincidenze. Personalmente credo che la vita sia intrisa di messaggi e simboli che, il più delle volte si palesano a noi attraverso gli incontri, e che, tuttavia, non sempre siamo in grado di leggere ed interpretare. La quotidianità è fatta di coincidenze ed incontri, il più delle volte inaspettati, e/o desiderati, eppure, mai causali, assecondanti, consciamente e non, la legge ermetica dell’Attrazione, in quanto siamo esseri corporei ma energetici, ossia un temporaneo, casuale concatenamento di particelle, per dirla in chiave più scientifica. Incontri di persone giuste in momenti sbagliati, o viceversa. Di persone che, in una sequela di eventi sincronistici, faranno parte della nostra vita per un tempo, una primavera, o per sempre, perché devono darci un messaggio momentaneo o devono imprimerci una duratura lezione, spesso anche e semplicemente attraverso la sofferenza. Esistenzialisticamente e finalisticamente, credo che lo scopo primario di ciascuno sia la propria crescita, interiore e spirituale, perché oltre che corpo siamo anche anima e spirito. Ecco, dunque, che anche il dolore assume una connotazione differente, sacrale ed ancestrale di risveglio della coscienza, di elemento di riattivazione della propria sopita interiorità. Tutto accade sempre per una ragione, il più delle volte sconosciuta alla nostra mente ed al nostro cuore, ma, giammai alla nostra anima. Gli incontri sono finalizzati alla nostra crescita interiore e spirituale. Le coincidenze non esistono e nulla avviene mai per caso.
Concludo con una frase di Marco Cesati Cassin, autore del libro “Non siamo qui per caso”: “le coincidenze sono lampioni che si accendono su quel viale alberato, oscuro ed ombroso, che è il nostro destino”, perciò, siate sempre accorti nel percorrere, tra gli infiniti percorsi percorribili, il giusto sentiero, sincerandovi sempre che sia illuminato dalle coincidenze, e, soprattutto, se doveste mai  incontrare al buio del vostro cammino uno sconosciuto, attenti che non sia l’uomo nero in agguato a fuorviarvi dalla via Maestra, ma, soprattutto, siate sempre accorti nello scorgere i segni".  

 



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