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ILVAffa/2/Il fallimento della politica il voto dei cittadini

Categoria: ATTUALITA'

12
APR
2013

 

Se il centrodestra tace, forse un po’ imbarazzato, la sinistra e i sindacati della famiglia fanno a gara per denunciare la presunta inutilità, sterilità, dannosità addirittura, del referendum
 
Ne abbiamo già parlato, ma oggi, a due giorni dalla consultazione referendaria sull'Ilva, alla luce delle diverse dichiarazioni ufficiali, riteniamo necessario tornare sull'argomento, valutando non tanto il merito dei due quesiti proposti, quanto la valenza politica. Il referendum è innanzitutto uno strumento; uno strumento di democrazia popolare.  Qualunque sia la sua forma, in questo caso si tratta di un referendum consultivo, in altri casi si parla di referendum abrogativo (quando si chiede di cancellare una norma) o confermativo (quando invece si conferma un provvedimento di particolare rilevanza), si tratta sempre di un modo per comprendere la volontà popolare. Paradossalmente il referendum consultivo, che non ha alcun effetto concreto sulle questioni che pone alla attenzione dei cittadini, è sicuramente il più importante dal punto di vista del valore democratico; si chiede ai cittadini un parere, ritenendo tale parere importante, pur se non vincolante. Vuoi che l'Ilva chiuda? Vuoi che venga chiusa solo l'area a caldo? Ai due quesiti si può rispondere SI o NO. Funziona così in una democrazia che si rispetti. Appunto, non da noi evidentemente. L'amministrazione comunale, di sinistra, che non ha mai fatto nulla per facilitare, come avrebbe dovuto in modo assolutamente neutrale, il percorso organizzativo, anzi lo ha di fatto ostacolato, ha ridotto del 50% i seggi, senza darne, come richiesto dai promotori, comunicazione diretta agli elettori, ma limitandosi alla affissione di manifesti illeggibili e pubblicando le notizie sul sito del comune. "Sinistra Ecologia e Libertà giudica questa consultazione referendaria non utile ai fini della risoluzione di una questione complessa che riguarda la vita delle donne e degli uomini della città di Taranto. Il referendum del 14 aprile non è uno strumento risolutivo: quale che sia l’esito non ci sarà la chiusura né totale nè parziale del siderurgico. Il rischio reale è che al di là dell’esito, la famiglia Riva proprietaria dell’ILVA  possa ribadire il dilemma, ricattatorio e per questo inaccettabile, tra salute e lavoro. In un momento di grave crisi è sbagliato chiedere ad una comunità di spaccarsi mentre sarebbe auspicabile rafforzare il percorso di confronto tra associazioni, movimenti, sindacati , istituzioni e cittadinanza…… Per queste ragioni SEL invita a votare NO al primo quesito e SI al secondo, per ribadire la necessità del SUPERAMENTO dell'attuale impostazione tecnologica dell'AREA A CALDO, utilizzando le Migliori Tecnologie Disponibili, come prevede anche l'AIA approvata."  Per quanto apertamente contradditorio (si dice che il referendum è inutile ma si da ugualmente una indicazione di voto), almeno Sel difende lo strumento del referendum. Ed è quello che ci saremmo attesi avessero fatto  tutti coloro che usano la parola democrazia tra un respiro e l'altro. Perché non andare a votare? perché ostacolare chi invece vuole esprimere il proprio parere? In ogni consultazione ci sono divisioni. E le ultime politiche ne sono una testimonianza  concreta. Allora non dovremmo farne più; e questo, consentiteci  è estremamente pericoloso. La questione sta nel difendere uno strumento di democrazia diretta che va difeso sempre e comunque a prescindere dai contenuti. Anche i referendum sul divorzio, sull'aborto, sul finanziamento pubblico ai partiti, sul nucleare, hanno diviso. E poi ci chiediamo cosa ancora ci sia da dividere a Taranto sulla questione. La politica ha chiaramente fallito in tema di garanzia della convivenza della grande industria con il territorio. Diciamo le cose come stanno: si è dimostrata incapace.  E lasciamo perdere poi i dubbi sulla buona fede che sarà solo la magistratura a chiarire. Perché continuare a sbagliare? perché l'arroganza di non voler ascoltare i cittadini? Il fallimento del referendum, in caso di mancato raggiungimento del quorum, sarebbe un boomerang; si vuole forse dare all'esterno della città l'idea che i tarantini non considerano rilevante la questione Ilva? si vuole colpire il movimento ambientalista provando a screditarlo? attenzione, così facendo si divide davvero la città, e si rischia tanto. Si è ancora in tempo per ricredersi. Attendiamo tutti di vedere il sindaco Stefàno andare a votare e con lui tutti i rappresentanti istituzionali e politici. E' loro dovere dare il buon esempio; è loro dovere difendere gli strumenti di democrazia. Lo faranno? vedremo. Intanto noi invitiamo i cittadini di Taranto a dare un segnale di maturità, di capacità di autodeterminazione, se non ora quando? Tra l'altro, mentre scrivevamo questo articolo giungeva in redazione la notizia della decisone della Consulta rispetto ai ricorsi della Procura di Taranto riferiti alla legge 231/2012, detta "salva-Ilva". Nessuna sorpresa, tutto come previsto. Non è servito il corteo di domenica mattina; non è servito il sit-in davanti al Parlamento martedì 9. La legge 231 è stata giudicata costituzionale. Comprensibile il disappunto e la delusione degli ambientalisti. Ma, come si dice, le sentenze non si commentano. La questione di fondo sta nel fatto che la vertenza Ilva non può risolversi sul piano giudiziario, se non per le violazioni sul piano penale che saranno accertate, quanto sul piano politico-istituzionale. E' chiaro che i partiti tutti, i sindacati tutti, le istituzioni tutte, propendono per una continuità della presenza dell'acciaieria a Taranto, affidandosi alla nuova Autorizzazione integrata ambientale (AIA). A maggior ragione il referendum di domenica assume una valenza politica enorme.
 
 


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