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Bugie a 5 Stelle/La rabbia dei cittadini è legittima

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
SET
2018

Il racconto di chi al sit in di protesta c'era e ha assistito alla contestazione contro la parlamentare grillina: i tarantini hanno chiesto spiegazioni sull’accordo con la Lega e con Mittal ricevendo risposte sbiadite e ripetute come un mantra

“Non c’è più tempo”. Questo il nome del sit-in organizzato dai cittadini di Taranto per il 6 settembre, un altro tentativo di far sentire la propria voce a favore della chiusura prima della tanto attesa sentenza sull’Ilva. Una sentenza che è arrivata invece in anticipo e che ha rappresentato per la cittadinanza l’ennesima - forse la definitiva? - “mazzata tra capo e collo”, nonostante fosse ormai diffusa tra tutti la consapevolezza più o meno totale di come sarebbero andate a finire le cose.
Il 5 settembre sono iniziate infatti ad arrivare le prime voci sulla chiusura dell’accordo tra Governo e ArcelorMittal, effettivamente poi siglato.
Oltre alle 10.700 assunzioni (anziché le 10.300 proposte inizialmente) l'intesa prevede un piano di incentivi all'esodo (volontario e anticipato) con una somma di 100.000 euro lordi per il lavoratore disponibile a lasciare subito il proprio posto di lavoro. Dal punto di vista ambientale, invece, accelerazione delle coperture dei parchi minerari e l’imposizione di un limite delle emissioni, da rispettare per portare la produzione a 8 milioni di tonnellate di acciaio. Per farla breve: se Ilva vuole aumentare la produzione non deve aumentare le emissioni che già ci sono. Come se adesso la situazione fosse rosea e tollerabile, insomma.
Ma chi meglio di noi sognatori sa quanto una flebile speranza riesca ad annidarsi anche nel più scuro e sconsolato antro della nostra razionalità? Non amiamo essere presi in giro dagli altri ma a volte ci autoimponiamo un’illusione che ha due funzioni principali: quella di farci sopportare meglio una situazione in caduta libera e quella di non farci arrendere mai, neanche quando tutto sembra arrivare al capolinea. È un’illusione dal sapore dolce che muove le masse, spesso più di quanto possa fare un sentimento fortissimo e potenzialmente fruttuoso (ma a volte anche tutto il suo contrario) come la rabbia.
La piazza del sit-in è stata appunto un concentrato di illusione e rabbia. A questo punto devo essere sincera: non ho mai creduto profondamente nell’utilità di questa azione. In questi anni mi sono sempre chiesta cosa potessimo fare di veramente forte ed efficace. Se mi guardo indietro, trovo la risposta in tre momenti: il 2 agosto 2012, la manifestazione del 15 dicembre dello stesso anno e la costruzione del Piano Taranto. Che sia chiaro: questa è la mia risposta. Non ho la presunzione di dire che questi siano stati momenti topici per tutti ma personalmente credo di dovere moltissimo a queste tre situazioni che sintetizzano quello che è, sarà e deve necessariamente essere il punto forte di questa battaglia: l’unione tra lavoratori e cittadini per creare qualcosa di concreto, che sia la formazione di una massa critica o la stesura collettiva di linee guida per un progetto di rinascita della città.
Un’unione libera dai protagonismi, dalle naturali antipatie tra esseri umani e soprattutto dalla paura incomprensibile nei confronti degli altri, che siano associazioni, sindacati che fanno la differenza o addirittura semplici operai, visti ancora come il male assoluto da chi ha la necessità di trovare un nemico di pari livello da offendere e da accusare di ignavia, salvo poi reclamarne a gran voce la presenza quando fa più comodo o urge fare numero. Il superamento di certi ostacoli sembra ancora un esercizio troppo difficile per molti, eppure è chiaramente l’unione la chiave di volta della nostra lotta. Lo è sempre stata. Non c’è più tempo neanche per questo? Quello che so per certo è che sicuramente c’è stato il tempo per fare e dire tutto. Ora più che mai sicuramente non è il momento della distruzione, perché ci pensano già abbastanza dall’esterno a distruggerci. Questo non significa certo negare un problema o mancare di rispetto ai nostri morti e malati, piuttosto capire quando è tempo di cambiare e mostrarsi forti, decisi, uniti, pragmatici e magari anche un po' orgogliosi.
È difficile. Anzi: è difficilissimo. I momenti di sconforto sono dietro l’angolo e appaiono all’improvviso quando le dolci illusioni di cui vi parlavo prima vengono spazzate via dall’ennesima notizia “dall’alto”.
Ed ecco che dall’entusiasmo stimolato dall’illusione si passa allo sfogatoio dettato dall’amarezza e a uno stato di depressione che ci porta a vedere ogni sforzo come vano, rischiando così di annegare in quel vittimismo che spesso ci dipinge come anime in pena che si accartocciano nella loro stessa incapacità di vedere una luce, anche piccolina, in lontananza. Poi però succede qualcosa. Succede sempre qualcosa. A dispetto dei numerosi inviti fatti in questi mesi e completamente ignorati, la piazza del sit-in ha avuto l’onore di vedere di persona - finalmente, quasi come l’apparizione di un essere mitologico - un parlamentare ionico. L’onorevole Rosalba De Giorgi è arrivata a sorpresa e sono bastati pochi minuti perché si creasse intorno a lei un capannello di curiosi e delusi. Più di qualcuno (ovviamente non presente) ha parlato di “aggressione” nei suoi confronti. Io ero lì, davanti a lei. Chi mi conosce sa che sono una persona tendenzialmente pacifica e soprattutto civile, il che non significa necessariamente essere scemi o accondiscendenti. Significa, piuttosto, cercare sempre il modo di dialogare, a costo di mettere a rischio fegato e stomaco.
La gastrite è la mia compagna più fedele. Vi posso assicurare che giovedì sera di gente con la gastrite ce n'era a bizzeffe. Ora: capirete che con quella sensazione costante di "puntura" alla bocca dello stomaco ci si può anche convivere ma quando il fastidio diventa dolore inizi a sentire qualcosa che picchia forte alla pancia, al cuore e al cervello. E cosa c'è in mezzo? La bocca. La bocca fa il suo mestiere: parla. Giovedì le bocche dei tarantini hanno parlato. Hanno gridato. I cittadini hanno chiesto spiegazioni sull’accordo con la Lega e si sono sentiti rispondere candidamente che “In qualche modo gli sbarchi andavano fermati”.
Hanno chiesto spiegazioni sull'accordo con Mittal e a quel continuo "Ma Di Maio si è impegnato”, recitato come un mantra, la tensione è salita alle stelle. Una città già arrabbiata e illusa come avrebbe mai potuto reagire davanti a una persona che sosteneva di non poter tradire il proprio capo politico ma che non si è fatta scrupoli a tradire la propria città? Gridando, ovviamente. Circa 30 minuti di tensione all’interno di quella che per 24 ore è stata la dimostrazione pacifica di una cittadinanza che ha voluto mostrare ancora una volta la propria presenza. Una presenza contrapposta all’assenza totale delle istituzioni che in questi mesi hanno promesso più e più volte di interfacciarsi con i cittadini e di farsi vedere a Taranto.
Oltre alla loro mancanza fisica, siamo stati vittime anche della loro mancanza di rispetto. In che altro modo si potrebbe altrimenti definire l’atteggiamento del ministro Di Maio, che in alcune occasioni si è mostrato anche commosso e provato mostrando capacità attoriali di gran lunga superiori a quelle umane?
Fortunatamente il rispetto e il sostegno che ci si aspettava da parte delle istituzioni è arrivato da altre realtà di lotta vicine, come i NoTap o Bagnoli Libera. Come sempre manca chi dovrebbe esserci ed è invece presente chi ha tanti grattacapi tanto quanto te.
Probabilmente solo chi ha il dono dell’empatia e non si lascia ammaliare da quel paese di Cuccagna che è la politica dei partiti può realmente comprendere cosa significa prestare attenzione ai bisogni e alle richieste della cittadinanza. Non è infatti ammissibile che sia sempre il singolo cittadino, con il suo bagaglio di problematiche, a dover rincorrere e a volte anche letteralmente pregare il politico di turno. Eppure, ancora una volta, anche dopo il sit-in sono stati proprio i cittadini a cercare i politici, specialmente con la pubblicazione del parere dell’Avvocatura dello Stato, che al punto 9 suggerisce al Ministero dello Sviluppo Economico di individuare l'interesse pubblico concreto e attuale, da porre a fondamento per l'eventuale annullamento della "vendita", tra tutela ambientale, salute pubblica e occupazione. Come abbiamo potuto vedere, il Ministero ha scelto l’occupazione. Per quale ragione? Davvero la salute e l’ambiente non sono considerati interessi pubblici concreti e attuali? Davvero l’acciaio dell’Ilva è più importante delle nostre vite? Cosa distingue allora l’operato del Movimento 5 Stelle da quello del PD? E per quale motivo dovremmo accettare benevolmente questa sentenza mentre il resto d’Italia non comprende perché qui non riusciamo proprio a festeggiare per questo mirabolante risultato del Governo del Cambiamento? Come possiamo mantenere la calma quando c’è un evidente insulto alla Costituzione italiana?
L’articolo 32 parla chiaro: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.
Cito Lev Tolstoj: “Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttar via tutto, e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente. La calma è una vigliaccheria dell’anima.”
Oltre al tempo chiaramente a Taranto non c’è più neanche la calma. In compenso c’è comunque tanta vigliaccheria.



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