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CRONACHE DI UN CONNESSO VIAGGIATORE/STELLA E RIZZO: FU VERA CASTA?

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
SET
2018

“Biglietto…” urla il controllore. Eh sì, in genere è questo lo scenario, ma oggi non è così. Oggi il biglietto è quello mostrato dal vicepremier Luigi Di Maio, per provare di aver viaggiato “low cost”. E’ così si scatena la bagarre, tra chi non ne può più di vedere l’attività di governo così concentrata nella spasmodica ostentazione della moderazione e chi applaude al nuovo corso, quello dei parlamentari che dovrebbero viaggiare in autobus, senza scorta, o in auto di colori che escludano rigorosamente il blu. Già, siamo in piena febbre da risparmio, le donazioni di parte degli stipendi dei politici sono diventate oggetto di una morbosa attenzione da parte dei cecchini dello sbafo. Una cena di troppo, uno scontrino perduto, bastano a decretare la gogna dello scroccone di turno. Fra' Girolamo Savonarola riecheggia nelle prediche di molti e il popolo si divide, tra pauperisti, battenti, penitenti e viziosi, mentre il denaro continua a girare vorticosamente, tra mazzette, regali, stipendi e rendite. Amato denaro: servo dei servi dell’avidità. 
Da dove nasce tutto questo? Qual è il momento in cui esplode il bisogno dell’Italia di recuperare una dimensione morale accettabile, di uscire dalle degenerazioni della politica? Chi ha ragione? Difficile districarsi nel ginepraio del vizio e del bigottismo, ma la data da cui sembra partire il movimento che sta vivendo il suo attuale apice è forse il 2 maggio 2007, quando i giornalisti Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella pubblicarono uno dei libri più influenti per la società italiana dei nostri tempi: “La casta”. Quel volume è stato forse l’ultimo innesco per una serie di reazioni ai privilegi dei politici italiani ed è stato capace, più di molte espressioni partitiche, di guidare la gente e orientarne le preferenze. Un popolo stanco, ormai distante da una classe dirigente fotografata nella propria intangibilità, ha visto nelle denunce di disuguaglianze legate all’appartenenza al ceto politico un momento di riscatto. Il fenomeno che ne è scaturito è complesso, contraddittorio, spesso cruento, come tutte le rivolte. Gli italiani vorrebbero tornare a un benessere generalizzato, per certi versi semplice, proprio di un mondo che probabilmente non tornerà mai più. Lo sviluppo, eternamente promesso tarda ad arrivare, la disoccupazione giovanile angoscia famiglie e spopola intere regioni, la bulimia informativa dei social illude di poter finalmente conoscere tutto, lasciando a mani vuote e bocca asciutta chi si scontra con una realtà di governo che stenta a farsi ridurre alla banalizzazione di chi invoca fatti e non ne può più delle parole, dei ragionamenti astrusi degli stregoni del palazzo.
La casta è dunque divenuta sinonimo di corpo nemico, ha inglobato e marchiato ogni aspetto dei suoi appartenenti, spesso sfigurati, privati di qualsiasi umanità, resi all’immaginario collettivo come dei parassiti dediti unicamente al gozzoviglio. Quanto c’è di vero nella rappresentazione di questo mondo perduto? Probabilmente molto, ma allo stesso tempo l’ossessione per l’ostentazione della morigeratezza è divenuta un alibi per non affrontare alcuni nodi irrisolti, che stanno a monte delle deviazioni della partitocrazia. Così una parte della cittadinanza reagisce a questo continuo richiamo alla castità dei costumi, a uno spirito che per molti appare più rivolto a curare un’immagine di continenza che a risolvere le questioni che schiacciano il paese e lo tengono schiavo della crisi. Da più parti, proprio mentre nelle urne trionfano le tesi invocanti onestà e disdegno del privilegio, si levano le proteste di chi è stanco di sentir parlare di biglietti e rimborsi. Personalmente non credo che gli italiani siano contrari a una politica che ritorni a sentirsi parte della cittadinanza e non beneficiata da ingiustificati privilegi, ma che il punto stia nell’ostentazione di una rappresentazione che potrebbe dare addirittura effetti opposti a quelli sperati. Come finirà? Fu vera casta o sarà falsa gloria? Voi cosa ne pensate?



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