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OBIETTIVO SENSIBILE/COMBATTERE

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

8
NOV
2018

Dopo la polemica che ha accompagnato il video commemorativo del 4 Novembre, accusato di essere “troppo combat”, una riflessione sulle funzioni delle FFAA

Ho appena finito di ascoltare il discorso del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta in occasione del 4 Novembre.
Ho avuto come l’impressione che non avesse coscienza né di dove fosse né di quale dicastero avesse la responsabilità.
Quando dopo gli “attenti” il Ministro ha chiesto al Comandante di dare il riposo, avrà notato che davanti a lei c’erano soldati schierati con le loro armi?
Credo di no, altrimenti non avrebbe fatto un discorso a metà tra un Ministro delle Pari Opportunità e Gino Strada. Si è chiesta il Ministro perché il 4 Novembre non c’è discorso di un militare che sia uno che non cominci con il “doveroso ricordo dei caduti di ogni guerra”?
Forse pensa che i nostri valorosi soldati siano caduti sotto un prefabbricato portato ai terremotati oppure si siano infortunati con una pala mentre spalavano per le strade durante una calamità naturale?
No. Sono morti combattendo. Non so se questa o queste guerre si sarebbero potute evitare, non è compito mio stabilirlo. Ma queste persone, questi soldati, sono morti combattendo.
Quindi stabiliamo un principio fondamentale: e cioè che la funzione principale delle FFAA è quella “combat”.
Funzione della quale la Politica pare provare quasi vergogna. E l’indicatore è proprio la polemica che ha accompagnato il video commemorativo della giornata odierna, che aveva il neo di essere “troppo combat”. Ora, che in un contesto deteriorato nei valori il Ministro si appunti sul petto di aver lottato per la diffusione di questo video quando poi nel discorso commemorativo non si sia fatto il minimo cenno alle capacità combat delle FFAA è indicativo del fatto che si persegue il consenso politico piuttosto che l’Unità Nazionale e la “normalità” istituzionale.
Perché nel discorso del Ministro Trenta l’enfasi è stata posta sulle capacità “umanitarie”, come se le FFAA fossero delle ONG o la CRI o la Protezione Civile.
Premesso (e ne siamo perfettamente consci) che la migliore guerra è quella che non si combatte, un Ministro della Difesa avrebbe dovuto attagliare il suo discorso enfatizzando la capacità militari delle proprie forze armate in caso di attacco o (aspetto ancora più importante) come fattore di deterrenza. Invece il Ministro ha indugiato sul rispetto delle minoranze e sulla pace, parola che il Ministro della Difesa ha pronunciato più del suo collega in abito talare nelle sue funzioni di officiante la S.Messa. Ma questo è un discorso che viene da lontano. Abbiamo cominciato con le alte cariche istituzionali che durante le parate indugiavano in atteggiamenti poco rispettosi nei confronti delle FFAA. È stata poi la volta del processo mediatico di “eunucizzazione” delle FFAA. Copertura mediatica come se non ci fosse un domani sul soccorso nelle aree terremotate o sull’elitrasporto dei malati. L’aspetto più strettamente militare? Nascosto sotto il tappeto, come si nasconde il vecchio nonno in cucina durante le feste dei quattordicenni. Nessuno che abbia alzato il ditino per dire “scusi permette una domanda?”.
Le FFAA avrebbero accettato una parola di elogio per quello che naturalmente sono, non per quello che credono di poterle far diventare.
Ma le parole si sa, non costano nulla. Contano i numeri. E i numeri dicono che il taglio alla Difesa ha una forchetta compresa tra 500 milioni di euro ed 1mld.
Siamo dunque nella più normale pantomima elettorale, l’elogio pubblico e il taglio “privato”. Quindi a chi credere? Al Ministro che elogia oppure al Ministro che taglia?
Personalmente sono propenso a credere agli atti concludenti, e questi dicono che la Difesa avrà un taglio.
Quindi cosa c’è di nuovo sotto il sole? Nulla. Le FFAA sono utili quando vanno a votare, ma quando poi devono lavorare hanno un sacco di limitazioni perché sì, le FFAA votano ma lo fanno anche il resto dei civili, che sono per la maggior parte in condizioni economiche precarie e che potrebbero mal sopportare e mettersi erroneamente in competizione con eventuali aumenti di budget della Difesa. Ma questa è stata l’eredità ideologica della sinistra (dalla quale i 5s hanno travasato gran parte dell’elettorato): l’aver fatto credere che la povertà della gente fosse funzionale al budget della Difesa, come se non dipendesse invece da politiche sociali assolutamente scollate dalla realtà. Allocare risorse per la difesa è un dovere di uno stato civile. La difesa del Paese è un dovere di uno stato civile. Non sono frivolezze di uno stato spendaccione.
Quindi il focus ginostradista del discorso del titolare del dicastero della Difesa non solo è deludente ma si inserisce nel solco tracciato oramai tanti anni fa dalla sinistra bertinottiana alla quale il Gen. Gianalfonso D’Avossa non risparmió diversi anni or sono i suoi strali in Piazza della Repubblica a Roma. Fu quello il “vaffa day”, non le burlette di Grillo.

 



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