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QUI E ORA/FUORI DAGLI SCHEMI

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
NOV
2018

Perchè marcare le (necessarie) differenze tra le persone nonostante gli attriti sociali che ne derivano? Nel primo ventennio del secondo millennio viviamo una becera rivisitazione dell'oscurantismo

2018. Diciotto anni dopo l’inizio di un nuovo millennio che, nel secolo scorso, era considerato come la soglia temporale oltre la quale il progresso avrebbe governato l’umanità e le menti degli uomini. Nel 1975, le emittenti televisive italiane e britanniche trasmettevano una serie di fantascienza, Space 1999, che prospettava la vita degli uomini estesa all’intera galassia a contatto con altre popolazioni extraterrestri con le quali instauravano rapporti in parte pacifici. Ciò che è realmente accaduto riguarda una parte di quella tecnologia futuristica per l’epoca, come i sistemi di comunicazione visiva e verbale oltre ad alcuni sistemi di trasporto. La causa per cui la fantascienza sia divenuta soltanto parzialmente scienza non deriva dalla mancanza di conoscenze necessarie a realizzare progetti così evoluti ma dall’incapacità dell’uomo di condividere le idee con finalità comuni. Basti pensare all’incredibile evoluzione degli strumenti bellici contro quelli utili alla popolazione civile e al suo progresso. Nel 2018 ci sono interi popoli che muoiono di fame e per malattie che sono state ormai debellate in altre parti del mondo. Ciò che non è per nulla cambiato è proprio il rapporto fra gli uomini in perenne competizione e solo raramente in sinergia, tant’è sullo stesso pianeta convivono popolazioni che si ritengono evolute e civilizzate con altre che stentano a sopravvivere. Lo stesso concetto di guerra permane anche nell’umanità odierna con scarse prospettive di cambiamento. Sostanzialmente, l’uomo non si è evoluto alla stessa velocità delle sue scoperte che, nella realtà, sono dovute alla perseveranza, alla ricerca e all’intuito di una piccola parte della popolazione mentre il resto si limita a fruirne e nel modo sbagliato. Non a caso, le menti fervide e creative del passato sono state inizialmente osteggiate e considerate estrose, folli, visionarie, sino all’inequivocabile dimostrazione delle loro capacità. In alcuni casi, gli scopritori e gli innovatori sono stati tacciati di eresia. Gli stessi protagonisti attuali del miglioramento, incontrano ostacoli simili o limitazioni dei mezzi utili al proseguimento dei loro studi. Il 2018 non è poi così differente dal 1184, anno di nascita dell’Inquisizione. Può apparire un paradosso ma, in concreto, la popolazione che si ritiene civilizzata, genera schemi e convenzioni che mirano all’esclusione di fasce sociali o individui considerati diversi e, ancora peggio, tende a ostacolarli e, perfino, combatterli. Non parliamo di rispetto della legge che, per ovvie ragioni non può soddisfare chiunque, ma di schemi non codificati e basati su preconcetti e false convinzioni. A volte sono solo scelte finalizzate allo scopo di rendere più semplice la vita di chi, in realtà, non ha problemi concreti e non vuole averne o di chi è guidato dalla smodata ambizione di controllare e prevaricare il prossimo. In altri casi la mancanza di conoscenza e la convinzione di possederne, si traducono in fobie che, più che affrontate e sconfitte, si preferisce trasformare in giusti indirizzi per la vita, eludendo la realtà. Tradurre questo concetto in concretezza è molto più semplice di quanto appaia. Più che cercare un confronto e instaurare un rapporto con chi si considera diverso, nel migliore dei casi si tende a evitarlo e, più frequentemente, a considerarlo potenzialmente pericoloso o identificarlo nel nemico. C’è chi afferma che questo comportamento appartenga alle caratteristiche primordiali dell’uomo ma, osservando il mondo animale e basandosi sull’antropologia, si può asserire che questi siano costrutti insinuati nel pensiero umano e che si accompagnano alla mancanza di conoscenze. Ragionando razionalmente, quale tipo di variazione della propria vita può determinare il colore differente della pelle, i gusti sessuali e la forma fisica di un nostro simile? Assolutamente nessuna a condizione che il rapporto con gli altri si conduca sempre all’insegna del reciproco rispetto e preservando la privacy altrui. Ciò comporta, evidentemente, l’unica differenziazione fra esseri realmente civili e rispettosi del prossimo e non, indipendentemente dalle proprie caratteristiche fisiche e i propri gusti personali. Ciò non comporta l’esclusione a priori del confronto fra simili che, al contrario, è notevolmente costruttivo se condotto all’interno della pacifica convivenza e su base concreta. Superati gli esempi di ciò che può apparire ovvio, ma non lo è, ad esempio, per omofobi e razzisti, entreremo nel dettaglio di tutti quei comportamenti che tendano a generare schemi fra simili, oltre i quali, chi si considera normale e civile resta saldamente ancorato per paura e insicurezza, generando inevitabilmente mediocrità. A scopo semplificativo, esaminiamo il caso di coloro che abbiano un diverso approccio comportamentale o di apprendimento come, ad esempio, i soggetti con DSA (acronimo di disturbi specifici dell’apprendimento) oppure gli individui con un quoziente intellettivo oltre la media. Il rapporto sociale è difficile e non a causa loro ma proprio a seguito dei comportamenti assunti da chi si considera normale, laddove la normalità è, comunque, un concetto astratto e privo di reali confini salvo quelli imposti per convenzione. Nella maggior parte dei casi, la diversificazione è una condizione di comodo per non sconvolgere abitudini e capacità che, in realtà sono inadeguate e, spesso, completamente errate. La scuola ne è un esempio, dove i DSA sono tollerati piuttosto che considerati un segnale delle inadeguatezze didattiche adottate sino a oggi e uno stimolo per superarle. In sostanza, ciò che non si conosce e non appare simile a se stessi è osservato con diffidenza e, perfino, con rancore. Un caso più evidente, riguarda i soggetti portatori di differenti disabilità che incontrano notevoli ostacoli per superare barriere la cui eliminazione sarebbe tanto utile a loro quanto vantaggiosa per chiunque altro. Anche non citando casi così manifesti d’ingiustizia sociale, è sufficiente osservare come perfino gli artisti, gli scrittori, gli studiosi, siano considerati con diffidenza e, a volte, disprezzo, almeno fino a quando non raggiungano il successo. Nell’attuale momento sociale, la differenziazione sta assumendo una funzione strumentale al conseguimento di scopi individuali o di genere. Ciò che sembrava un retaggio del passato, come la distinzione fra etnie, l’individuazione di prototipi sessuali, l’affermazione di confini mentali e fisici, è stato pericolosamente rievocato come strumento di persuasione delle masse per ottenerne il controllo. Si è tornati a marcare differenze laddove non esistono tanto da generare nuove gerarchie, generi, specie, razze fra uomini contro ogni logica, scienza, etica. Con l’aumento delle distinzioni, inoltre, si attua la limitazione delle libertà cosicché gli individui, dentro e fuori categorie, si possano condizionare, instradare o, in caso contrario, estromettere e condannare. Tutto questo non è totalmente attribuibile all’attuazione di leggi terrene che, comunque, devono essere adeguate all’uomo e non il contrario e neppure a quelle ultraterrene, ma a una sconsiderata forma di regresso feudale. Piuttosto che occupare il proprio tempo per accrescere le proprie conoscenze, si sta esortando l’uomo a cercare un nemico che spesso coincide con uno spettro inesistente. Un evidente segnale di questo trend comportamentale è la schedatura degli uomini che tanto ricorda i numeri impressi sulla pelle di donne e uomini colpevoli del solo fatto di esistere. I classificatori seriali non comprendono, però, che più confini si tracciano, tanto è maggiore il rischio di potersi trovare oltre incapaci di varcarli.



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