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OBIETTIVO SENSIBILE/QUANDO SEI BRAVO MA SEI DI DESTRA…

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
DIC
2018

Lui è Marco Anastasio, il cantante osannato da tutti ma solo un minuto prima che il mondo dei benpensanti sospettasse delle sue idee politiche. Sei di destra? Bannato, of course

E’ un ragazzo pulito che esprime una profondità nei testi che è diventata merce rara di questi tempi tanto da trionfare a mani basse ad XFactor (il talent show di Sky) ed aggiudicarsi un disco d’oro.
E lo ha fatto nonostante sia un rapper, nonostante cioè usi una forma espressiva che non è propriamente nazional popolare e quindi di immediato gradimento per i più, trasversale.
Lui è Marco Anastasio, viene da Meta di Sorrento e con i suoi ventun’ anni ha stupito il pubblico per la sua poetica da visionario, per i suoi testi provocatori e crudi, per le sue immagini che colpiscono prim’ancora di incontrare il gradimento.
Il suo inedito “La fine del mondo” è un cazzotto nell’occhio in valore assoluto ma comunque un’opera omnia se paragonata a quell’orda di fasciolari che ragliano volgarità mascherate da musica trap e che ultimamente hanno come punta di diamante Sfera Ebbasta, uno che è salito agli onori delle cronache per via dei suoi testi (tutti troie, droga e soldi facili) che non gli varranno certo il paragone con personaggi del calibro di Luigi Tenco o Fabrizio De André.
E infatti tutto sembrava andare per il meglio, la critica riconosceva il valore di Anastasio, il pubblico mostrava di gradire, le radio passavano il suo pezzo fino a quando il podcast satirico “Ingranaggi” non scopre una cosa gravissima: sulla bacheca facebook del rapper napoletano c’erano nientepopodimenoché delle condivisioni e dei “like” per pagine di destra e per personaggi poco graditi all’establishment radical chic.
Quindi sostanzialmente se hai messo un “like” a Matteo Salvini, a Donald Trump, a Casapound, non rientrando nello stereotipo del “musico de sinistra” che piace alla gente che piace, sei automaticamente un rozzo, un incolto, un fascista, uno insomma destinato alla damnatio memoriae.
Il tribunale del popolo non perdona e ti condanna in maniera sommaria senza sapere chi sei, senza sapere se segui certe pagine per informarti su tutte le posizioni o perché sei organico a determinate visioni politiche (che poi non ci sarebbe niente di male, mica è proibito).
E insomma, fino a ieri ti osannavano mentre oggi, se segui Salvini, sei schedato, accantonato, giudicato, punito.
E da quand’è che il mondo ha deciso cosa debba pensare uno che ha scelto di fare musica? Perché un cantante dovrebbe giustificarsi per aver espresso gradimento per il Presidente degli Stati Uniti, per il Ministro dell’Interno Italiano o per un Movimento cui è consentito dalle autorità di presentarsi alle elezioni?
E invece pare proprio che sia così, pare proprio che uscire fuori dal seminato del politicamente corretto provochi più di un problema.
Ci ha pensato la piattaforma musicale Noisey a chiarire che gli orientamenti politici di Anastasio sono “sicuramente una variabile da prendere in considerazione prima di decidere se ascoltare la sua musica e supportarlo nella sua carriera artistica”.
Anche Renato Franco sul Corriere della Sera si è messo ad assegnare patenti di presentabilità artistica e civile scrivendo che “Anastasio prima di spiegare la sua musica deve chiarire la sua visione politica, perché i neofascisti di Casapound sono un biglietto da visita troppo nero da esibire”.
Il che potrebbe anche trovarci ipoteticamente d’accordo: peccato che la cosa non c’entri una beneamata cippa con Anastasio, con la sua musica e con il giudizio che se ne dovrebbe ricavare dopo averla ascoltata.
Non è che se il rapper partenopeo è fan della Boldrini allora è bravo mentre se invece segue Simone Di Stefano allora è un somaro.
Un artista è un artista e Renato Franco dovrebbe spiegare il suo giudizio sul musicista Anastasio chiarendo se secondo lui non sia da cretini, da faziosi e da disonesti cambiare idea facendosi viziare le opinioni musicali dalle tendenze politiche.
Il povero rapper partenopeo invece ha ritenuto di rispondere alle critiche in maniera molto più intelligente rispetto ai suoi detrattori chiarendo che "Io sono Marco Anastasio, ho 21 anni, ho delle idee, fuori dallo schermo esisto davvero, penso, mi confronto, cambio opinione, ricerco, studio. Qualcuno stamane mi vuole appeso a testa in giù, c'è violenza nelle parole di chi mi urla "fascista", ma voi cosa avete capito di me? Io fascista non sono, amo la libertà, amo il confronto, amo il diverso. Voi che mi additate, inquisitori del web, con quanta superficialità mi avete processato? Con quanta superficialità processate le persone? Voi che condannate per un like, per un titolone, senza un confronto, per voi la politica é uno slogan. Siete tifoserie. Io sono Marco Anastasio, tifo Napoli, e, col vostro permesso, io me ne tornerei a fare musica".
Una risposta elegante e intelligente almeno quanto i testi delle canzoni che scrive, un gesto di dignità che copre di ridicolo questi cialtroni sempre pronti a buttarla in polemica facendo della partigianeria un tanto al chilo.
Ci pare di intravvedere la parabola musicale di Lucio Battisti, uno che bravo lo era per davvero ma che non ebbe in vita la fortuna che meritava perché sospettato di simpatizzare per il Movimento Sociale Italiano.
Una ingiustizia che grida vendetta e che non verrà ripagata certo dai coccodrilli postumi di coloro che arricciarono il naso in vita per osannarlo ipocritamente dopo la sua morte.
Una vera e propria aggressione violenta che scatta ogni qualvolta lo showbiz riconosce l’estraneo provando a sbranarlo perché non è organico e quindi controllabile.
Se la nostra società è arrivata a tanto degrado intellettuale, allora forse ha ragione Anastasio quando si augura che un meteorite punti sulla terra facendole fare una fine degna così che esploda risparmiandosi questa fine lenta.



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