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Carta vs tablet/E l´evidenziatore dove lo mettiamo?

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

3
MAG
2013

 

Le associazioni di librai ed editori si trovano a discutere della legge che obbliga le scuole ai libri digitali. Le motivazioni? Tante, a partire dall’”orecchietta” alla pagina
 
Se prima era solo un’ipotesi, oggi è legge: a distanza di qualche mese da una nostra intervista sulla crisi della carta a un noto libraio di Taranto, l’ex Ministro all’Istruzione Profumo ha varato un decreto che prevede che dal 2014 i collegi dei docenti di tutti gli Istituti di Italia adottino i libri digitali. Si potrà eventualmente confermare l’adozione dei testi già in uso, solo per i due anni successivi all’introduzione dei libri digitali, cioè il 2014/2015 e il 2015/2016. L’ALI (Associazione Librai Italiani) insieme all’AIE (Associazione Italiana Editori) e l’ANARPE (Associazione Nazionale Agenti Rappresentanti e Promotori Editoriali), hanno congiuntamente manifestato la loro contrarietà al decreto durante una conferenza stampa a Taranto. Al tavolo, presso la Confcommercio di Taranto, hanno partecipato Luigi Tratta, presidente provinciale ALI, Aldo Pensato, presidente ANARPE Puglia e Leonardo Giangrande, presidente Confcommercio Taranto. Quest’ultimo, dopo aver esordito sull’importanza della tecnologia nella scuola e sull’efficacia dei sistemi per attuarla, ha lasciato la parola ai due rappresentanti maggiormente coinvolti. Luigi Traetta ha manifestato opposizione soprattutto all’immediatezza del Decreto, che non ha adottato una naturale gradualità di applicazione e non solo; le disposizioni firmate da Profumo non prevedono, come accade negli altri Paesi, investimenti pubblici, ma al contrario, riversano sulle imprese e sulle famiglie, l’onere per l’innovazione scolastica, prevedendo addirittura che queste ultime versino alle scuole quasi totalmente prive di attrezzature quanto eventualmente hanno risparmiato o lo destinino per l’acquisto di tablet o computer. «Abbiamo a che fare con la generazione che chiamano “nativi digitali” e mi ritengo favorevole all’uso di internet e dei social network, ma sui tablet sicuramente non si può tradurre un testo di Catullo che ha bisogno di essere sottolineato più volte a matita e con l’evidenziatore, oltre alla necessità che il testo richiederebbe di dover fare l’orecchietta alla pagina. Altro aspetto fondamentale è che nessun insegnante avrebbe la certezza che i loro studenti stiano seguendo la lezione sul tablet, piuttosto che chattare su facebook o leggere altre cose su internet», ha concluso il suo intervento il Presidente Provinciale ALI. Aldo Pensato ha espresso il suo disappunto sul fatto che il Decreto, nonostante le indicazioni del Parlamento e di tutti i partiti, volte ad assicurare equilibrio e gradualità, non limitando l’autonomia delle scuole e la libertà di insegnamento, non considera nella maniera più assoluta l’insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, Wi-Fi, dotazioni tecnologiche), per non parlare della mancante formazione degli insegnanti. L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha pubblicato un rapporto, che afferma come il problema sia da attribuire ai mancati investimenti da parte dello Stato, in infrastrutture e nell’aggiornamento delle classe docenti, che risulta essere la più vecchia d’Europa. Il problema sarebbe a monte, mentre il vantaggio, secondo il Decreto, si concretizzerebbe nell’abbattimento dei costi, non tenendo conto però che l’Iva sul digitale è al 21% contro quello sulla carta che è al 4%. I genitori dal canto loro, sono preoccupati sulle precauzioni da prendere riguardo all’uso degli strumenti elettronici da parte dei figli già troppo fruitori (distanza dal monitor, tempi di riposo, esposizione alle onde elettromagnetiche). Gli editori, alcuni pronti, altri meno, sono favorevoli all’uso di apparecchiature elettroniche nella scuola, ma attraverso un’integrazione, non una sostituzione, riaffermando il valore pedagogico e la centralità del libro stampa , che dovrebbe quindi rimanere irrinunciabile. L’unica categoria che finora sembra tragga profitto da questa riforma, è quella dei produttori di tablet, per la maggior parte esteri, a danno quindi delle imprese italiane.
 


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