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Colleghi onorevoli/ «I grillini se la tirano, Mussolini è simpatica»

Categoria: ATTUALITA'

3
MAG
2013

 

I primi 60 giorni da parlamentare di Gianfranco Chiarelli, tra interrogazioni, t-shirt provocatorie e un governo che a occhio e croce avrà vita breve, anche se in politica «tutto è possibile»
 
Qual è stato il primo pensiero che le è venuto in mente quando ha avuto la certezza di essere stato eletto?
«Come ho più volte ribadito la politica per me è frutto di una precisa scelta, non una necessità. Quando si sceglie di fare qualcosa, ci si pone degli obiettivi,  e poi questi obiettivi si raggiungono, la prima cosa che viene in mente è di aver fatto la scelta giusta. Quando parliamo poi di elezioni la soddisfazione viene dal constatare la fiducia che gli elettori ti riconoscono con il voto. In quei momenti ho pensato anche a chi non ha potuto condividere con me la gioia di un risultato così importante».
Il primo giorno a Montecitorio, un po’ come il primo giorno a scuola?
«Non nego che il primo giorno in Parlamento pone seri problemi di orientamento. L'emozione di entrare a far parte della più importante istituzione della Repubblica, tutta una serie di adempimenti  da compiere, cominciare a prendere dimestichezza con le procedure, crea sicuramente qualche momento di difficoltà, ma poi si fa presto a entrare nel meccanismo. Del resto anche se sono in politica da pochi anni ho comunque ormai una certa pratica. Comunque ho sentito da subito la responsabilità del nuovo ruolo».
A proposito di ruolo in questi primi 60 giorni, ha già partecipato a importanti votazioni…
«Il mio primo atto da parlamentare è stata una interrogazione al ministro degli esteri sulla vicenda marò. Proprio quel giorno il ministro si è dimesso. Ora che abbiamo un nuovo governo tornerò sicuramente sull'argomento. Per quanto riguarda l’elezione del presidente della Camera e del Presidente della Repubblica, al netto delle vicende politiche che tutti conosciamo, e a prescindere dei nominativi, ho avvertito la grande responsabilità di quel gesto così apparentemente semplice, come il deporre una scheda in un cesto, ma così importante per le sorti del Paese. Stessa cosa per il voto di fiducia al governo Letta».
Qual è il rapporto con gli altri colleghi parlamentari?
«I rapporti personali dipendono molto dal modo di approcciarsi al prossimo a prescindere dalle posizioni politiche. In questa ottica distinguo tra colleghi che, pur sedendo su altri scranni del Parlamento hanno un modo di rapportarsi improntato alla educazione, al rispetto, al riconoscimento delle altrui opinioni, e chi invece in modo preconcetto rifiuta ogni forma di dialogo».
Si riferisce ai grillini?
«Non procederei per categorie; certo il gruppo 5 stelle presenta una alta concentrazione di parlamentari che assumo atteggiamenti rigidi e poco orientati al dialogo. Lo abbiamo visto anche nel corso del dibattito sulla fiducia. Ci sono comunque anche altri casi di appartenenti a gruppi diversi dai 5 stelle. E' diffusa in qualcuno la sindrome anti berlusconiana che impedisce di fatto ogni tipo di confronto».
Un parlamentare che Le è apparso più simpatico e uno meno?
«Non farei classifiche, ognuno ha il suo modo di rapportarsi. Certo la trovata della maglietta con su scritto "Il diavolo veste Prodi" conferma la vivacità di Alessandra Mussolini che ha un modo di rapportarsi sicuramente molto aperto. Non mi esprimo invece su chi è meno socievole. Qualcuno come è normale c'è, ma in Parlamento infine contano gli atti».
Come valuta governo e programma di Letta?
«Come ha ribadito il Presidente Napolitano il governo appena nato era ed è l'unico possibile. Che non vuol dire il migliore possibile. E' evidente che PD e PDL rappresentano modi di concepire la politica e concezioni di società assolutamente contrapposti. Le urne però non hanno assegnato ad alcun partito la maggioranza necessaria per governare autonomamente, e tornare oggi a votare sarebbe rischioso  per la grave crisi che non può più attendere. Per questo il governo Letta rappresenta il miglior compromesso per mettere in campo subito alcuni importanti provvedimenti».
Un governo a tempo dunque?
«Nessuno si illude che il governo Letta possa completare la legislatura, anche se in politica tutto è possibile. Dopo il faticoso lavoro di composizione del complesso puzzle dei ministri e delle priorità, occorre ora verificare la tenuta nel tempo soprattutto quando si tratterà di varare i necessari provvedimenti. Abbiamo già visto come sull'IMU c'è già chi, nelle fila del PD, prova a scombussolare tutto. Ovviamente noi del PdL saremo intransigenti sul rispetto degli accordi. Chi li violerà se ne assumerà la responsabilità con gli elettori».
Cosa ha in mente per il territorio ionico?
«Taranto è stata citata nel discorso di Letta due volte, una volta per il caso Ilva, l'altra per i marò. C'è sicuramente attenzione per il nostro territorio, che l'on.le Letta conosce peraltro direttamente. Si tratta di comprendere come questa attenzione si potrà concretizzare con azioni di sostegno. Credo non sia il caso di lanciare proclami o impegnarsi per cose che poi non si riesca a realizzare. Dobbiamo fare i conti con una situazione generale del Paese che è ancora molto critica. Ciò che posso dire è che Taranto, e la sua provincia, devono essere al centro dell'impegno del governo. Si è più volte affermata la strategicità della industria siderurgica tarantina, e si è chiaramente certificata la situazione di particolare criticità del territorio. Si tratta ora di ipotizzare un intervento complessivo che tenga conto di tali peculiarità. Penso quindi ad una legge per Taranto che preveda provvedimenti specifici per il rilancio economico e per la garanzia  di una radicale bonifica che salvaguardi ambiente e salute senza sacrificare il lavoro».
Ultima domanda d'obbligo su Martina Franca, lontana dagli occhi  lontana dal cuore?
«omprendo la provocazione ma ovviamente la respingo; a Roma porto sempre con me Martina e da Roma continuo a lavorare per la mia Martina. Come è noto di recente sono stati nominati i due vice coordinatori cittadini nelle persone di Mario Caroli e Pino Pulito, e il portavoce Giovanni Basile, eletti peraltro per acclamazione. Inoltre il direttivo e i dipartimenti  sono sempre in piena attività. Ho presenziato a numerose riunioni tra una votazione e l'altra a Montecitorio.  Abbiamo di recente trattato la questione regolamento commercianti attivando uno sportello di consulenza gratuita. Ci siamo occupati del piano di rigenerazione urbana, della sede dei giudici di pace e di quella dell'ufficio postale. Ma, soprattutto, abbiamo sempre in attenzione la questione ospedale. Oggi, con grande ritardo, il sindaco Ancona si  rende conto che le mie reiterate denuncie erano fondate e scrive alla regione. Altri cavalcano la tigre con iniziative estemporanee quanto tardive.  Il PDL da oltre un anno denuncia il depotenziamento dell'ospedale. Ora stiamo valutando di avviare nuove iniziative dopo che l'amministrazione ha ignorato i nostri ripetuti appelli per una iniziativa comune». 
 


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