Edicola in libertà

Ovvero perché è un bene che i nostri rappresentanti si tengano informati e coltivino degli hobby ma anche no

 

Dev’essere ben florida la produzione peninsulare di quotidiani e periodici cartacei se la Camera dei Deputati ha speso lo scorso anno quasi novantamila euro per la rassegna stampa del collegio dei questori. Evidentemente, fra costoro, ci sarà anche qualche appassionato di shabby chic o di cake design (argomenti che vantano numerose pubblicazioni), altrimenti – pur volendo informarsi della più infima cronaca locale – non si giustificano facilmente quegli 82 euro al giorno a testa (ebbene sì, sono soltanto tre in quel collegio) di riviste. Via quindi con il vento dell’informazione tout court e assolutamente trasversale, da “Libero” a “Lotta comunista”, dal “Vernacoliere” al variopinto parco riviste di Cairo Editore, ma anche con “Cucire con stile” e “Montagne divertenti” (testate peraltro di grande tradizione e seguito). Eppure, per capacitarsi di quella cifra, è necessario inglobare nella nutrita rassegna stampa quotidiana degli edotti questori anche prodotti editoriali meno attaccati alle seccature di questa variegata vicenda esistenziale, come ad esempio “Costruisci l’escavatore New Hollande e215c” o “Colleziona i Rosari di Maria” (dove per Maria, seppur a parità di popolarità, almeno in questa italica valle di lacrime, non si intende la presentatrice di “C’è posta per te”). 

In fondo però non c’è che da rallegrarsi di tanta diversità tipografica, se proprio grazie a questa siamo risaliti dal 57mo al 49mo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa, dopo Botswana e Niger: al primo posto, la Finlandia. Ebbene, è comprensibile: costretti a un Paese freddo e inospitale che non può vantare sole, limoni e spaghetti, figuriamoci se poi i poveri finlandesi si ritrovassero con un solo giornale da leggere: potrebbe essere un bene, nel caso che fosse il mensile “Il gelato artigianale”, ma potrebbe essere un disastro (vedi “Il Sole 24 ore”).

 

P.s. Tutte le pubblicazioni citate, dai quotidiani di informazione ai periodici di settore, sono autentiche.