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IO STO CON LA CRIMEA

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

21
MAR
2014
Il vizio è antico e sempre quello: decidere a tavolino le sorti dei territori, incuranti della volontà dei popoli! Ed è un vizio tutto europeo, sia dell’est come dell’ovest, che ha radici antiche cresciute sulla falsa interpretazione del “divide et impera” di romana memoria. I romani, dotati di una lungimiranza di cui si è persa traccia col passare dei secoli, erano adusi a favorire la contrapposizione tra nazioni e popoli per poter più facilmente soggiogarli militarmente ma, una volta annessi i territori, ne rispettavano le integrità etniche e geografiche. Dopo di loro l’imbarbarimento della visione politica delle potenze egemoni ha cristallizzato, fino ai giorni nostri, il dogma che per accrescere il proprio potere territoriale occorresse smembrare, disarticolare, dividere geometricamente le aree geografiche incuranti della separazione artificiosa delle popolazioni autoctone. Per semplificare un esempio su tutti. A cavallo tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 Papa Alessandro VI, il Borgia, chiamato a dirimere una disputa territoriale sulla proprietà del sub continente americano nata tra due superpotenze dell’epoca, la Spagna ed il Portogallo, prese una mappa del Sud America e con una penna tracciò una linea retta verticale a tagliare a metà la stessa, decretando che tutti territori a destra della linea erano appannaggio del Portogallo e quelli alla sinistra della Spagna. Da qui il Brasile portoghese ed il resto del continente spagnolo. Essendo lui stesso spagnolo è evidente come avesse agevolato i suoi connazionali, ma questa è un’altra storia. Facendo un salto di 450 anni, ci accorgiamo che la stessa tecnica usata dal Borgia viene ripresa da Roosewelt, Churchill e Stalin nella Conferenza di Yalta poco prima della fine del conflitto mondiale in Europa, e ancor più da Truman, Attlee e Stalin nella Conferenza di Potsdam tenutasi dopo la resa della Germania, con la divisione dei territori tra Polonia e Germania, la spartizione della stessa Germania in quattro protettorati alleati, preludio alla costituzione di due nazioni e la costruzione del muro di famigerata memoria, alla ratifica di quel vero mostro geopolitico ed etnico che si è rivelato drammaticamente la Jugoslavia di Tito e di quell’autentico crimine contro l’umanità perpetrato nel 1947 dalle Nazioni Unite con il Piano di Ripartizione della Palestina che ha dato la stura allo scontro occidente-mondo arabo che così duramente stiamo pagando da quattro decenni. La Crimea è in qualche modo la sintesi di questa folle politica di aggregazione e disgregazione di stati, di territori, di popolazioni tracciati a tavolino che tengono conto unicamente degli interessi del più forte, mortificando le legittime aspirazioni dei popoli. Dai greci agli sciti, dai romani ai goti, agli unni, ai genovesi, ai tartari, ai veneziani per finire con i turchi, i russi e gli ucraini la Crimea è stata terra di scontri feroci per la sua posizione strategica a tutto danno delle popolazioni autoctone. L’ultimo grande scempio fu compiuto da Stalin che alla fine del secondo conflitto mondiale pianificò la pulizia etnica della popolazione tatara che ne rappresentava la maggioranza. Nel 1954 Chruscev ne fece regalo alla Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina, ma a quel punto la popolazione  era rappresentata, per la grande maggioranza, da cittadini russi. Oggi, nella caotica situazione creatasi in Ucraina che temo porterà alla sua disgregazione, trovo assolutamente legittimo che la popolazione della Crimea decida autonomamente del suo destino e, essendo la sua composizione per la assoluta maggioranza russa, che decida di ritornare alla madre Russia con un referendum popolare dal mio punto di vista assolutamente legittimo. Io sto dalla parte della Crimea e del suo popolo, come sto e starò sempre dalla parte di tutte le Crimee che ci sono nel mondo. La pigmea politica estera dell’Unione Europea si rassegni: non è più tempo di disegnare i destini dei popoli  come in un gigantesco gioco di puzzle.
 
 


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