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OSTAGGI DI UN PAESE BARBARO

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

6
GIU
2014
La morte di ogni essere umano deve essere accompagnata dal sentimento della “pietas” che, per i latini, era il sentimento che induceva l’uomo ad amare e a rispettare il prossimo. Quando poi la morte avviene in maniera violenta va accompagnata anche dal sentimento del dolore. Questo incipit vuole sgombrare il tavolo da malintesi rispetto a quanto sto per scrivere e che già in un passato articolo mi ha fatto guadagnare improperi.  Sono trascorsi due anni e quattro mesi da quando Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i nostri due fucilieri di marina, vivono sequestrati nella nostra ambasciata di Nuova Delhi dopo aver “visitato” anche le prigioni indiane. Il loro presunto reato: hanno ucciso due pescatori indiani, in acque internazionali, mentre svolgevano i loro compiti di difesa di un cargo italiano dai possibili attacchi di pirati che infestano le acque del mare arabico. I fatti sono noti a tutti, ma ciò che accade da due anni tra Italia e India è inammissibile e inaccettabile. Non sono solo i nostri ragazzi ostaggi del paese asiatico ma tutti noi italiani, tutto il Paese, siamo ostaggi di una nazione tanto grande demograficamente quanto pigmea nel rispetto dei diritti umani e delle regole del diritto internazionale. L’India pretende di dare a noi lezioni di civiltà giuridica, compiendo un sopruso inaccettabile, quando al suo interno dominano la barbarie e la violenza sociale. È paradossale che il paese che ha generato il simbolo mondiale della non violenza, il Mahatma Gandhi, viva la violenza come regola di vita sociale. Quotidianamente ci giungono le notizie di compravendita di esseri umani (donne), di donne e bambine stuprate e uccise come se fossero carne da macello, dove le leggi arcaiche delle sette religiose e delle caste sono la regola, dove le condizioni di vita degli strati più poveri della popolazione, la maggioranza, sono assimilabili a ciò che sono stati alle nostre latitudini i servi della gleba di medievale memoria. Al di là di quelle che sono questioni interne che attengono a uno stato sovrano, la vergogna italiana è di avere governi e ministri affetti da inedia operativa e di iniziativa diplomatica. Siamo diventati, purtroppo, un Paese che non ha più voce nel consesso internazionale, umiliato da governanti incapaci di difendere i nostri interessi e di riportare in patria due ragazzi colpevoli unicamente di aver servito fedelmente il loro paese. I termini di paragone sono impietosi. Ricordate la tragedia del Cermis quando nel 1998 un aereo militare USA, tranciando i cavi di una funivia, provocò la morte di 20 persone? Ebbene ancora oggi non conosciamo neanche i nomi dei due piloti di quell’aereo, protetto dal loro paese anche oltre ogni ragionevole diritto. Per non parlare di ciò che fece la signora Thatcher nel 1982 dichiarando addirittura guerra all’Argentina per difendere la sovranità Britannica, e anche l’orgoglio britannico, su un gruppo di sparuti e rocciosi isolotti dell’Oceano Atlantico meridionale note come Falkland o Malvinas. La sola voce politica che sento costante nel ricordarci il dovere di riportare a casa La Torre e Girone è quella di Giorgia Meloni e del suo partito, cosa della quale le sono grato, la sola voce che si sia levata anche durante la parata militare del 2 giugno. Ero anch’io sui Fori Imperiali lunedì scorso. Guardando i volti dei militari che sfilavano mi sono reso conto che quei ragazzi sono la parte migliore del nostro Paese perché hanno ancora vivo il senso dello Stato e ci rappresentano al meglio nel mondo. Non lasciamoli mai più soli. 
 
 


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