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C'ERA UNA VOLTA...

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

27
GIU
2014
L'avventura brasiliana degli azzurri, conclusasi ingloriosamente lo scorso martedì, è la metafora perfetta del paese Italia. C'era una volta una squadra nazionale di calcio forte e rispettata a livello internazionale anche quando non era vincente. Questo rispetto le derivava certo da una storia sportiva straordinaria, ma anche dal riconoscimento di essere l'espressione di un Paese ammirato per la propria Storia, per la propria Cultura, per la genialità dei propri imprenditori, per tutto ciò che di positivo rappresentava il brand Italia. C'era una volta un Paese che nel breve volgere di pochi anni era passato dalla devastazione di una guerra persa ai fasti del boom economico che ci aveva installato saldamente nel gota delle potenze economiche del pianeta. Tutto questo ci aveva guadagnato simpatie e ammirazione. Oggi ciò è solo un ricordo. Molti si chiedono perchè  la nazionale è stata la sola in questo mondiale costretta a spostamenti massacranti per giocare in tre stadi diversi e molto distanti tra loro. Molti ancora si chiedono perchè siamo stati costretti a giocare due partite su tre alle 13, nell'ora più calda. E ancora la meraviglia per i comportamenti perversi dell'arbitro messicano nell'ultimo incontro. Tutto questo è semplicemente la conseguenza della percezione che si ha a livello internazionale del nostro Paese. Siamo diventati una cenerentola sia dal punto di vista calcistico che dal punto di vista politico. E' vero, abbiamo conosciuto altre Caporetto calcistiche dalla fatal Corea in poi. Ma quello che è accaduto contro il Costarica e l'Uruguay, due paesi che complessivamente contano un numero di abitanti inferiore a quello della sola Lombardia, trascende l'aspetto puramente tecnico-sportivo per coinvolgere l'intero sistema Italia. Il nostro è un Paese che sta morendo, per l'incuria e l'inettitudine di una classe politica inadeguata, per un sistema istituzionale e costituzionale nei quali si aprono crepe che presto ci faranno crollare addosso il palazzo della Nazione, per aver abdicato alla nostra sovranità nazionale, politica ed economica, legandoci sciaguratamente mani e piedi ad una banda di criminali che da Bruxelles decide della vita e della morte di milioni di cittadini, per una dissennata politica sull'immigrazione che ci precipiterà in una guerra tra poveri da cui nessuno uscirà indenne. C'era una volta un grande Paese punto di riferimento e faro di civiltà per il mondo intero. C'era una volta una squadra azzurra temuta e ammirata. Oggi l'orologio della nostra storia è tornato indietro di duecento anni, quando eravamo solo facile terreno di conquista. Siamo una moderna riedizione della tragedia del Titanic: l'orchestra continua a suonare mentre la nave inesorabilmente affonda trascinandoci tutti.   
 


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