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Vertigine dell´otto

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

10
AGO
2012

 

Mi si stanno seccando i pelargoni. Non è una metafora. Mi si stanno seccando pure le petunie. La rosellina sarmentosa è stitica di fiori e le margherite hanno raggiunto le verdi, anzi celesti, praterie ultraterrene. Fa caldo, ma le vacanze in dosi omeopatiche arriveranno presto, con grande sollievo vostro, a cui risparmierò l’editoriale di Ferragosto, e mio, che non ho altre ambizioni di diventare un tutt’uno con qualsiasi supporto orizzontale, divano, lettiga, sdraio, bordo piscina, qualsiasi cosa che mi mantenga sdraiata, possibilmente non un tavolo da anatomista, please. 
Se la notizia fosse vera, vorrei passare i miei primi giorni di ferie a pensare a quel gran genio di martinese che ha fatto causa al Comune per essere caduto otto volte in otto buche diverse, chiedendo naturalmente un risarcimento per il danno subito. Ripeto, la notizia è da verificare, ma se dovesse risultare autentica vorrei conoscere quest’uomo, capire sotto quale congiunzione astrale infausta sia nato per subire una così triste sorte. Otto cadute. Questo numero ha qualcosa di epico, sa di catastrofe biblica. Rovesci il segno dell’otto e ne ottieni uno che è il simbolo dell’infinito, una traccia grafica che riassume – come un memento mori – la tragica posizione dell’umanità che ha perso il proprio slancio verticale verso il cielo. 
Otto cadute. Perfino Lucifero ne può vantare una sola (e non fece neanche causa a Dio). Otto volte in cui quest’uomo è stato sconfitto dalla forza di gravità e, ah! quel poco di buono del destino ha voluto che ogni volta fosse una buca di pertinenza comunale. Ahimè, lo scontro duro fra la realtà e il coccige, l’impatto devastante tra la caducità umana e l’impenetrabile mistero della materialità. 
Se è vero quel proverbio che dice a ogni battito di farfalla si scatena una tempesta dall’altra parte del mondo, chissà quelle otto volte cosa sarà accaduto nell’emisfero opposto al nostro, poveri aborigeni. Ancora, se è vero che Roberto Saviano è a Martina per studiare il caso Ilva, propongo che parimenti anche al nostro cadente seriale (non siderale, come una stella, ma proprio seriale, come un killer) venga data la giusta importanza, con una commissione di luminari composta da uno scienziato, un astrologo, un esorcista e Vanna Marchi. 
Io vorrei conoscere quest’uomo, rappresentante di quella fetta di umanità che non pensa troppo e agisce, nell’eterna partita tra attivi vs contemplativi. Sì, vorrei conoscerlo, ma anche no: non vorrei mica passare gli otto giorni di vacanza nella posizione dell’”otto rovesciato”, pensando talvolta a quello là che ha fatto causa al Comune per otto cadute in otto buche diverse.
 


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