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Rossella e la Ribelle

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

7
SET
2012

 

 

Merida e Rossella, due storie, un happy end per una e un finale incognito per l’altra. Creatura di fantasia la prima, ma pronta a entrare nell’immaginario collettivo di tutti, presenza reale la seconda, ma scomoda alla società e tenuta al margine di quel consorzio civile che la isola e che lei pure evita. Ma procediamo con ordine, nonostante i gatti che fanno lotta greco-romana sulla tastiera del mio pc.
In questi giorni è uscito nelle sale cinematografiche il nuovo film Disney, “Ribelle- The brave”, storia di una principessa un poco rosso malpelo che ha un rapporto conflittuale con la madre. Ambientato in un medioevo scozzese ben ricostruito, il film è lo specchio dei nostri tempi, con quella protagonista che non accetta le convenzioni sociali e che decide di ignorare le aspettative genitoriali per seguire un destino scelto da lei e nessun altro. Merida è destinata al matrimonio, perché così è e così è sempre stato, ma lei non ci sta e commissiona un incantesimo che possa cambiare la madre. Peccato che la fattura, non più mela di Biancaneve ma un dolcetto simile al muffin dell’Autogrill, cambia davvero la madre, ma non nelle idee bensì nel sembiante, e la trasforma in orso. Varie vicissitudini portano all’annullamento dell’incantesimo, alla ricostruzione del rapporto madre-figlia e all’affermazione del girl power di Merida, che scampa il matrimonio affermando, giustamente, che in amore ognuno ha i propri tempi. La madre non solo capisce e accetta, ma si scioglie i capelli fino ad allora tenuti rigidamente legati e se li libera in un’acconciatura vagamente hippie, diventando meno nevrotica e più felice. Lontani i tempi in cui la favola, per essere veramente tale, necessitava di un principe azzurro a fare la felicità della fanciulla: qui i “fidanzabili” sono bruttarelli, zero sex appeal e con un quoziente intellettivo non troppo alto. Altro cambiamento importante: il ruolo dell’antagonista malvagio è marginale e la strega, se c’è, è una simpatica vecchietta che per hobby intaglia legno, frequenta le fiere del settore e sa usare la segreteria telefonica. Ovvero, non c’è più la netta separazione fra buoni e cattivi, ma ogni personaggio contiene un’ampia  gamma sentimentale e valoriale in tutte le sfumature del bene e del male. Finito il film, si ritorna a casa sempre più convinti che i destini si intrecciano sì come fili di uno stesso tessuto , però si è soli nelle scelte importanti – anche se molte volte si finisce inconsapevolmente per agire non tanto per se stessi quanto per soddisfare le aspettative altrui. Risultato: la frizione tra le reali vocazioni e i diktat familiari e sociali genera infelicità. Peccato, perché la vita è una sola ed è, come cantava la Oxa, tutto un attimo.
Rossella vive a Martina, possiede una piccola casa in città e una villetta in campagna. La sua storia familiare è triste e indefinita, come la sua età. È dotata di un’ottima proprietà di linguaggio e di un bagaglio nozionistico notevole. È sola, se non per una squadra di cagnolini che raccoglie con sé. Rossella vive in condizioni igieniche e mentali precarie: oltre ai cani, riempie la sua esistenza di molti oggetti, rifiuti, cose brutte, sporche e maleodoranti. Non accetta l’aiuto dei volontari, nonostante le segnalazioni e le lamentele dei vicini. Risparmio i particolari, per rispetto dei lettori e dell’interessata, ma denuncio fortemente il fallimento del sistema di assistenza sociale: si limitano a fare spallucce e a ignorare il problema. Cultura non vuol dire frequentare le presentazioni di libri, ma vivere secondo i dettami della solidarietà, del benessere comune e della partecipazione tra le parti sociali: in questo caso, come in tanti altri, il disinteresse e la pigrizia nascondono lo sporco sotto il tappeto di chi si limita a timbrare un cartellino e a riscaldare la sedia.


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