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L´AGONIA DEL CALCIO ITALICO

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

14
OTT
2014
Domenica sera, dopo aver assistito allo spettacolo (?) della partita italiana del secolo (?), sono stato preso da due sentimenti contrapposti: rabbia e pena. Guarda caso sono gli stessi sentimenti che mi assalgono quando penso alla situazione in cui versa il nostro Paese. La rabbia scaturisce dalla squallida prestazione professionale di un giudice di gara pateticamente inadeguato che ha deturpato uno spettacolo calcistico che avrebbe potuto essere di alto livello. La pena è dettata dalla quiescenza dell’establishment calcistico italiano nei confronti dello strapotere politico e mediatico di un club, la Juventus, adusa a condizionare la vita calcistica italiana da più di un secolo. Per proseguire nel parallelismo con il caso Italia, è la rabbia che provo nel constatare quotidianamente quanto l’inettitudine della nostra classe dirigente frustri le potenzialità di un Paese per tanti versi unico e straordinario. Parimenti la pena sta tutta nella vergognosa passività dello Stato che si accuccia imbelle ai piedi dei poteri forti che hanno instaurato la dittatura tecnocratica in Europa. Ma, per tornare all’argomento apparentemente più frivolo dell’incontro di calcio domenicale, la rabbia e la pena non possono e non devono trasformarsi in rassegnazione. Nel mio percorso di vita non mi è mai piaciuto “vincere facile”, come recita una famosa pubblicità, così che anche in ambito calcistico le mie simpatie non si sono mai indirizzate verso le corazzate di Juventus, Milan ed Inter ma piuttosto verso le squadre delle città metropolitane del centro sud. Un po’ perché sono e rimango orgogliosamente un uomo del sud ed un po’ perché quando queste squadre vincono, poco, le emozioni sono incommensurabilmente più intense di chi vince un giorno si e l’altro pure. Ma per quanto riguarda la Juventus, le sue vittorie, anche paragonate a quelle degli altri squadroni del nord, hanno quasi sempre il sapore amaro della prevaricazione in ambito nazionale. Una considerazione è dirimente, a mio avviso, nel merito delle vittorie bianconere. Come mai allo strapotere in ambito nazionale, testimoniato dai 30 o 32 scudetti vinti, non corrisponde un adeguato palmares in ambito europeo ed internazionale? Se prendiamo ad esempio il Real Madrid, considerata a ragion veduta la squadra più forte del continente, ebbene insieme ai 30 e passa titoli nazionali vinti può esibire ben 10 trionfi nella massima competizione continentale, a dimostrazione di una forza calcistica che travalica i confini nazionali. La Juventus che spadroneggia in Italia, in Europa ha vinto meno anche di Milan ed Inter nonostante il divario di titoli nazionali conquistati. Sono convinto che a livelli nazionale goda di benevolenze, corsie preferenziali e connivenze che a livello europeo è più difficile ottenere. E si badi bene non parlo e non parlerò mai di volgare corruzione economica, non credo nella maniera più assoluta a dazioni di denaro, ma di condizionamenti di carattere politico, politica sportiva ovviamente, che fanno della Juventus un’enclave di intoccabili privilegiati. E nessuno venga a parlarmi della crocefissione bianconera avvenuta con Calciopoli. In quel caso l’evidenza era così spudorata che nessuno ha potuto insabbiarla. Fatto sta che sul campo, da sempre, le situazioni di gioco più controverse vengono sempre giudicate a senso unico, direzione Torino. Sarebbe ora che la farsa, che va in scena da un secolo, venga mandata in soffitta e venga riscritto un canovaccio più serio. Un’ultima annotazione per la Signora Agnelli, moglie di Andrea. Di Francesco Totti il calcio italiano non può fare a meno, dell’arrogante ignoranza della Signora faremmo volentieri a meno. Per buona pace dello “stile Juventus”.
 


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