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RENZI E LE VITTORIE DI PIRRO

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

28
NOV
2014
Una massima di origine francese, assimilata anche da noi italiani, recita che “gli assenti hanno sempre torto” per significare che non bisogna appartarsi e disinteressarsi delle questioni che ci riguardano, perché si corre il rischio di trovarsi di fronte ad un dato di fatto compiuto a noi sfavorevole. Fin dalla più giovane età sono stato educato a partecipare attivamente a tutte le attività nelle quali le scelte riguardano l’intera comunità di cui faccio parte. Dal lontano ormai 1970 ad oggi, non ho mai disertato una sola tornata elettorale sia che si trattasse di elezioni politiche nazionali o europee o amministrative o referendarie. Devo dire che, in verità, le ho perse quasi tutte, perché in quasi tutte mi sono trovato dalla parte della minoranza, ma avendo sempre la gratificante sensazione di aver fatto fino in fondo il mio dovere. Pensate a quanti uomini e donne nel mondo, e per tutta la loro esistenza, non hanno mai potuto esercitare questo diritto. La lunga premessa per dire che, nello specifico, quanti non sono andati a votare per le mini elezioni regionali della scorsa domenica in Emilia Romagna ed in Calabria, non hanno alcun diritto di lamentarsi del risultato. Assodato questo fatto incontrovertibile, ugualmente una riflessione mi pare necessaria. E questa riflessione parte da un dato percentuale parimenti incontrovertibile: il 63%! È il dato dell’astensionismo nella regione emiliano romagnola che tradotto in numeri ci dice che 2 milioni e 350 mila elettori su un totale di 3 milioni e 460 mila aventi diritto al voto sono rimasti a casa. Queste cifre sono straordinariamente sconvolgenti se pensiamo che solo pochi anni fa le percentuali di votanti della civilissima Emilia sfiorava il 90%. Significa che, nel volgere di pochi anni, la fiducia dei cittadini nelle proprie Istituzioni si è azzerata al punto da ritenere irrilevante la propria volontà, indipendentemente dagli schieramenti in campo. A fronte di questo drammatico passaggio per la sopravvivenza stessa della nostra democrazia, sono a dir poco sconcertanti le dichiarazioni e le valutazioni che del voto ne danno i leader politici ad iniziare dal nostro ineffabile Presidente del Consiglio. Il gaudente Renzi, la cui superficialità culturale si manifesta essere seconda solo alla sua ormai acclarata indigenza politica, straparla di vittoria schiacciante, di cappotto, di vittoria per 2 a 0 a tavolino. Fino a poco tempo fa mi chiedevo ancora se il nostro Premier ci fosse o ci facesse. Oggi posso dire, in perfetta serenità d’animo, che Matteo Renzi è una bella scatola vuota. Non si rende minimamente conto di aver contribuito, in questi nove mesi di governo del Paese, a moltiplicare in modo esponenziale la disaffezione degli italiani nei confronti della cosa pubblica e, cosa ancor più sconcertante, non solo tra i tanti cittadini che sono lontani dalla sua fede politica (ammesso che ne abbia ancora una!) ma anche, e soprattutto, tra i suoi sodali politici. Tutto questo senza omettere di sottolineare che dall’altra parte della barricata c’è solo il vuoto siderale (leggi centro destra!). Al nostro Premier vorrei ricordare un avvenimento della nostra gloriosa storia passata. Nel 280 e nel 279 a.c. Pirro, re dell’Epiro, insieme ai suoi alleati italici (noi della terra di Taranto dovremmo averne memoria) inflissero, ad Eraclea e ad Ascoli Satriano, due cocenti sconfitte alla potenza militare di Roma. Quelle vittorie però furono conquistate al prezzo di incolmabili perdite di uomini tali da trasformarle in una irreversibile sconfitta. Renzi continui pure a godere tracotante di queste vittorie di Pirro, molto presto si ritroverà senza esercito e ripiegherà mestamente sulle rive dell’Arno. Ma intanto avrà inferto danni irreparabili all’intera Nazione.
 


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