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CHE BRAVE (E BELLE) LE DONNE D´ITALIA

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

18
SET
2015
Grande entusiasmo, un risveglio inatteso per questi tempi di orgoglio nazionale, garrire di tricolori al vento che ci hanno fatto rivivere atmosfere quasi risorgimentali, milioni di parole dette e scritte dai media nazionali, a volte di sproloqui tra i quali probabilmente anche questo mio, hanno accompagnato quella che può essere considerata, a ragion veduta, una delle imprese più esaltanti dello sport italiano. Protagoniste assolute due donne, due atlete, due italiane, due ragazze del Sud e, lo dico sottovoce ma con malcelato orgoglio, due donne di Puglia. La location era prestigiosa, New York, l’evento la finale degli US Open di tennis, uno dei quattro più importanti tornei del pianeta. Non è un caso che abbia tenuto a sottolineare per primo il fatto che si tratta di due donne. Non è la prima volta infatti, almeno negli ultimi decenni, che lo sport italiano, in molte delle sue discipline ed in molti dei suoi successi si sia aggrappato al genere femminile. Tanto per non andare lontano nel tempo, nelle stesse ore in cui a New York si esaltavano, e ci esaltavano, la tarantina e la brindisina, a Stoccarda altre bellissime e bravissime ragazze italiane realizzavano un’altra impresa sportiva storica strappando il titolo mondiale, per la prima volta, alle quasi imbattibili atlete russe nell’affascinante disciplina della ginnastica ritmica. Non più tardi di un mese fa, la squadra nazionale femminile Under 21 di Pallavolo conquistava il suo titolo mondiale. Donne, donne, donne quasi sempre solo donne, donne vincenti in quasi tutte le discipline senza le quali miseri, sopratutti, noi italiani. E tutto questo accade in un Paese, il nostro, in cui viviamo la discrasia conclamata  tra l’ipocrisia delle enunciazioni di principi politically correct, celebriamo con enfasi la festa della donna, istituiamo ministeri che dovrebbero operare e vigilare per il rispetto delle pari opportunità, ci esaltiamo appunto per i successi delle donne in ambito sportivo e la vergogna dei comportamenti quotidiani, la disoccupazione femminile sempre maggioritaria rispetto a quella maschile, la disparità dei trattamenti economici, lo sfruttamento commerciale del corpo femminile, il mobbing e le violenze sessuali. Penso che l’universo maschile sia affetto da un handicap di umanità, non solo purtroppo nei confronti delle donne, che se fosse riconosciuto darebbe diritto al 100% di invalidità, acquisita in secoli di prevaricazioni e mistificazioni. Ma il sogno realizzato da Pennetta e Vinci mi suggerisce altre due riflessioni. La prima riguarda il poco onorevole Presidente del Consiglio di questo Paese, per grazia ricevuta come ai tempi delle monarchie assolute, il quale ha scelto con cura il proscenio sul quale esibire il suo parossistico bisogno di apparire, sempre e comunque. Perché ha scelto di spendere € 150.000,00 dei contribuenti italiani, con un volo presidenziale, per raggiungere New York in tempo per la finale e non più modestamente andare , anche in macchina a Stoccarda per la finale delle nostre ginnaste? La lapalissiana risposta è che, ovviamente, il palcoscenico americano aveva una platea infinitamente più vasta di quella germanica e lo sport in tutto questo non c’entra un fico secco. E poi da 2000 anni accusiamo Nerone di essere stato un inguaribile esibizionista. Forse dovremo riscrivere un po’ di storia. La seconda riflessione è di carattere demografico. Se dovessimo stare dietro a tutti i propugnatori dell’accoglienza indiscriminata dei migranti soprattutto di fede islamica, teorema al quale si è accodato anche il confuso Papa Francesco di queste settimane, teorizzando la necessità di mantenere il livello demografico della nostra popolazione autoctona in calo sostituendola appunto con le nuove popolazioni, mi piacerebbe sapere, tra qualche decennio, quali atlete italiane potranno regalarci le gioie e le emozioni di questi giorni se, come è noto, la fede islamica vieta per legge alle donne la pratica dello sport? Meditiamo gente, meditiamo.
 
 
 


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