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Un presepe ci salverà. Forse no.

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

4
DIC
2015

Parlare alla pancia dell'elettorato, cavalcare le paure di questi tempi incerti sembra essere il fulcro programmatico di molti politici. La vicenda del dirigente scolastico di Rozzano ne è la prova, diventando un caso paradigmatico per chi volesse capire la stretta complicità tra cattiva informazione e cattiva politica. Marco  Parma, preside di un Istituto comprensivo nel milanese, secondo una prima versione dei fatti avrebbe "vietato i canti di Natale" per non turbare la sensibilità di alunni di altre fedi religiose, quindi, per semplificazione titolistica, ha di fatto vietato il Natale. Apriti cielo. Il povero Parma è diventato agli occhi dell'opinione pubblica un Grinch contro cui si è affrettato a scagliarsi il trio Salvini, Gelmini, La Russa, insieme ad altri campioni del calibro di Grillo e Adinolfi. Naturalmente non poteva mancare il momento performante con Gelmini che ha cantato "Tu scendi dalle stelle" e La Russa con un presepe in mano. Salvini è andato oltre l'intrattenimento dei colleghi affermando che "quegli insegnanti e quei presidi che cancellano il Natale vanno licenziati". Addirittura.
Il preside ha presentato una lettera di dimissioni, gesto molto raro in Italia, spiegando altresì che "non esistono iniziative cancellate o rinviate: tanto il concerto del 17 dicembre dei ragazzi della secondaria quanto quello del 21 dei bimbi della primaria, oltre ai momenti di festa prenatalizia che si svolgeranno come di consueto in tutte le classi". L'unico diniego, si legge  "riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell'intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani", cosa che - chiarisce il preside - "continuo a considerare inopportuna". Quindi, a ben vedere,  l'inopportunità secondo il preside riguarda più l'invadenza di un paio di mamme ultracattoliche che non i canti natalizi. E l'accusa di aver voluto rimuovere i crocefissi dalle aule? Falsa, semplicemente - come scrive Parma - "perchè i crocifissi non c'erano".
Nonostante sia quella di Cristo, ho sempre trovato un po' macabra l'effige di un uomo crocifisso anche se è noto che il simbolo del Tau ha valore fin dall'Antico Testamento come segno posto sulla fronte degli israeliti per salvarli dallo sterminio. Se proprio dovessimo adornare le aule - di una scuola pubblica che per definizione dovrebbe essere laica -, a mio avviso la religione cattolica offre simboli molto più gioiosi e attuali da proporre ai bambini, come quello di Maria, madre amorosa e accogliente: si metterebbero d'accordo molte professioni di fede, almeno le maggiori monoteiste. Eppure, prima che pensare al quadretto da mettere sopra la cattedra, non sarebbe meglio risolvere le emergenze di cui soffrono la maggior parte degli istituti italiani? Manca la carta igienica, manca la fotocopiatrice, mancano gli insegnanti di sostegno, manca la bellezza degli edifici, spesso fatiscenti e riparati con lo scotch, manca il riscaldamento, come fino a poco tempo fa in alcune scuole, manca talvolta anche la motivazione professionale degli insegnanti, tenuti precari e con ormai scarsa considerazione sociale. Trovo che chiamarlo Natale o Festa d'Inverno non cambi molto la qualità di vita scolastica: evviva le nostre tradizioni e i nostri valori, compreso quello dell'accettazione e accoglienza. Non ci è affatto dispiaciuto fare nostra la festa di Halloween, rimarremo altrettanto disponibili a conoscere ed apprezzare altre ricorrenze: la gioia di vivere è una componente essenziale dell'impianto valoriale occidentale. Ma vi prego, non penserete davvero che l'esposizione del presepe migliori lo stato della scuola in Italia?
P.s. Per la cronaca, i genitori dell'Istituto di Rozzano hanno manifestato prendendo le difese del preside e invitando i politici a rimanere fuori dalla scuola.

 



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