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Grilli, bufale e tigri

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

5
GEN
2017
La democrazia diretta e radicale non hai mai prodotto risultati felici e la storia insegna che l'intermediazione è necessaria: ma questo Grillo lo ignora e anzi cova l'ambizione di pescare dal gran mare dei populismi il maggior vantaggio possibile per sè e i suoi usando la rete - quella virtuale, s'intende. Nei giorni scorsi, la proposta: giornali, giornalisti e direttori, rappresentanti dei cosiddetti media tradizionali, tutti sottoposti a una giuria popolare per valutare la veridicità delle notizie. Non ben specificati i criteri di valutazione: il sentimento? le fonti? la simpatia nei confronti dei pentastellati? Non è dato saperlo, quel che è certo è che per Grillo tutta l'emotività popolare si dovrebbe convogliare nell'imbuto virtuale di una sorta di televoto per smascherare la bufala. Ora, dispiace che a Mentana - la cui ira funesta si era fatta efficacemente sentire sotto forma di minacciata querela - sia bastato un mezzo accenno di passo indietro rispetto alla prima proposta. Lo capisco, ha sempre un editore di cui tener conto e Cairo non è il tipo che possa rinunciare al pubblico grillino: e a buona ragione, altrimenti difficilmente terrebbe insieme un impero mediatico che va dalla stampa periodica più raffinata fino all'editoria e alla tv più commerciale. 
Di "offese non sanabili", come le ha chiamate Mentana (che sui tempi lunghi non lo batte nessuno e invece questa volta ha dimenticato in fretta) noi tigri di carta, soprattutto quelle che si occupano di informazione e approfondimento sui temi dell'attualità, ne riceviamo spesso e non sono sicura che quella di Grillo sia la peggiore.
Ormai molta gente non capisce più la differenza fra l'esprimere un giudizio critico, in questo caso nei confronti dei media, e l'offendere gratuitamente i professionisti. Accettare e giustificare l'uso dell'offesa e della diffamazione, per qualsiasi motivo, significa rinunciare al rispetto reciproco e aprire la porta all'aggressività e alla violenza.
Stupido è voler fomentare a proprio vantaggio l'inutile querelle tra la carta e la rete: la dirigenza grillina l'ha capito e ha ritirato la mano. Ma ci vuole poco a capire cosa stanno (anche maldestramente) cercando di fare: rendere immediata la democrazia, abbattere la distanza tra deliberazione ed esecuzione, alimentare il desiderio di chiusura e semplificazione che si traducono poi nella necessità di avere un "uomo forte" al comando. Avvisati.
 


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