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La ruggine di Plinio

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

16
FEB
2017

La gatta del vicino è genericamente innamorata: miagola a gran voce, assume pose buffe, ha lo sguardo un poco ottuso. «Eh, è la natura…», «Già!...», e giù un’alzata di spalle solidale di fronte agli ululati della poveretta. Con Ben (che non sta per la Buonanima ma per Benvenuto, il nostro Benvenuto Messia), si parlava proprio dell’annosa questione. Dovete sapere che lui è un esperto di tutti i cicli, sia come irriducibile delle due ruote che come (ex) titolare di cane femmina, quindi informato sui fatti con variazione sul tema. La tesi della conversazione era: sarà pure un fatto naturale, ma doveva essere difficile vivere quei giorni senza le comodità di cui una donna può disporre oggigiorno. E dire che rimane pur sempre un argomento tabù, tanto che negli spot televisivi mostrano sempre un rassicurante liquido blu e la parola mestruazioni (ah, finalmente è venuta fuori!) è fra le lecite meno pronunciate. Ben ricordava quando, nelle case popolate da donne, era frequente vedere i bacili da bucato la cui acqua rossa ne rivelava il contenuto: altro che usa e getta, fino a pochi decenni fa si era costrette a lavare tutto ciò che veniva sporcato, compresi quei rettangoli di cotone fermati con spille e fasce. E niente antidolorifici o integratori alimentari. Altri tempi. E qui la conversazione si chiudeva con battute finali di tipo veterofemmiste. Ma la curiosità è donna, a maggior ragione in questo caso, e scopro che è del 1946 un piccolo video che spiega con deliziose animazioni tutto quello che una signorina deve sapere: è firmato Walt Disney. A guardarle così, in toni pastello e le faccine boccuccia-a-cuore, le cose, cosine, zie o come le volete chiamare, diventano chiare e piene di grazia, meraviglie della natura, spogliate di quell’aura di impurità accumulata nel corso del tempo. Passi per Columella (che nel De rustica scriveva che per uccidere i bruchi infestanti bisognasse condurre nell’orto una donna mestruata nuda, scalza e con i capelli sciolti), ma fino a poco tempo fa, soprattutto al sud, la donna, durante il ciclo, non poteva toccare carne di animale, formaggi, alberi e frutta, perché evidentemente il potere del suo sangue sarebbe stato mortifero. Sangue impuro, temuto, magico, presenza fissa dei filtri d’amore, capace di trasformare la donna in arma di distruzione che “trasforma il vino in aceto, uccide le sementi, devasta i giardini, rende opachi gli specchi, fa arrugginire il ferro e il rame, fa morire le api, abortire le cavalle”: gli uomini – in questo caso Plinio – esagerano sempre. Eppure se non fosse per quel segno di appartenenza all’universo ciclico, né Columella né Plinio sarebbero mai nati. E pensando a questo quasi quasi verrebbe di aprire quella porta, lasciando la micina libera di tornare, magari con una nidiata di gattini primaverili.   



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