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Narciso e la sindrome di Icaro

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

12
APR
2017

Tre schieramenti che sulla carta si equivalgono, lasciano presagire una campagna elettorale all’ultimo sangue; eppure…

Salvo sorprese dell’ultim’ora, saranno Franco Ancona, Eligio Pizzigallo e Pino Pulito (rigorosamente in ordine alfabetico ndr) i protagonisti della campagna elettorale per le Amministrative 2017. Questi tre aspiranti alla poltrona di primo cittadino, sono molto diversi tra loro sia per formazione professionale che per esperienza politica che nel caso di Pizzigallo, vista la sua provenienza dalla cosiddetta “società civile”, è praticamente pari a zero.
Questa “provenienza” però se dal un lato può essere l’arma in più, dall’altro può costare caro a Pizzigallo che, poco avvezzo all’agone politico, con la sua squadra sembra voler dare un tono fin troppo soft alla sua campagna elettorale.
Sul fronte opposto invece, c’è chi di campagne elettorali se ne intende eccome: da una parte un Franco Ancona che, oltre alla sua forte esperienza maturata fin dai tempi della militanza nel Partito Comunista, può contare sull’apporto di uno “schiacciasassi” che risponde al nome di Donato Pentassuglia; dall’altra Pino Pulito, al quale non si può non riconoscere il fatto e il merito di essere una imbattibile macchina da guerra in tema di raccolta di consenso elettorale, un infallibile maestro del “uno a uno” (basta ricordare che è il consigliere comunale più suffragato in assoluto con un record di 1415 preferenze secche).    
La storia insegna che nulla può essere dato per scontato e che la notorietà anche se accompagnata a tanti altri fattori che in politica diventano più che mai qualità (onestà, rettitudine morale, indipendenza ecc.), non sempre si trasforma in consenso, soprattutto se c’è da recuperare un gap iniziale in termini di visibilità ed esperienza.
Agire di cappa e di spada quando è sempre più necessario avanzare strisciando per terra coltello tra i denti, sarà anche nobile  ma non porta lontano, così come è un grosso errore di chiudersi in cerchio conviti di bastare a se stessi, senza essere per strada tra la gente, con la gente, tanto… “quello è dei nostri”. Azioni del genere, almeno nel recente passato, non ha dato buoni frutti.
Per fare risultato, bisogna mettere in campo una squadra tosta, granitica disposta a farsi spazio anche a gomitate, non un gruppo di amici reduci da questa o quella riunione di vincenziane penitenti.
Sono ali solide e robuste e non un esile seppur variopinto piumaggio tenuto insieme dalla cera, quelle che permettono di spiccare il giusto volo.
 



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