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Ancona licenzia Ancona

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

28
APR
2017

Come un disco rotto l’ex sindaco di Martina inaugura il suo comitato elettorale riservando parole di disprezzo per gli avversari e i loro sostenitori, dimenticando, ancora una volta, che anche quelli sono cittadini martinesi come tutti gli altri

E’ martedì 25 aprile giorno della Liberazione con elle maiuscola e appena sceso dal palco dell’Arcimarcia, dove gli è stato riservato il ruolo di soubrette premiante, Franco Ancona corre nella vicina piazza Roma dove, in pieno stile Peppone e Don Cammillo, è atteso per inaugurare il suo comitato elettorale posizionato a non più di dieci metri da quello dell’altro candidato a sindaco Eligio Pizzigallo.
Intanto qualcuno inutilmente lo aspettava in piazza Vittorio Veneto, insieme a qualche esponente del Partito democratico, alla cerimonia commemorativa in onore dei partigiani martinesi; ma l’attesa è stata vana perché si sa, i morti non votano.
Davanti al locale messo a disposizione dal figliol prodigo Stefano Coletta, gli aficionados di sempre sono pronti a spellarsi le mani non appena il leader máximo pronuncerà il suo pistolotto con le parole chiave di questa  campagna elettorale.
Non avranno molto da attendere perché l’esordio di Ancona è di quelli da brividi: “la scelta della data non è casuale, noi dobbiamo di nuovo liberare Martina.” Bene, bravo, applausi. Ma liberarla da chi o da cosa? Generalmente una città si “libera”  dagli oppressori che la occupano e se non vogliamo dare dell’oppressore a una carica governativa (il Commissario Straordinario ndr) gli ultimi inquilini di Palazzo ducale sono stati Ancona & C.
Solitamente chi governa una città è il detentore delle istituzioni democratiche e la frase “Io credo di ridare alle istituzioni democratiche il potere di guidare la città”, stona e non poco. Forse questi quattro anni di governo sono stati frutto di un’oligarchia? A pensarci bene potrebbe essere stato proprio così; del resto lo scollamento tra Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale è stato il “leitmotiv” che ha caratterizzato l’amministrazione Ancona e ha portato al disimpegno dei quattro consiglieri comunali che hanno di fatto posto anzitempo fine a un’avventura nata più per demeriti altrui che per meriti propri.
Continua Ancona: “Per amore di Martina. Perché credo, guardandoci in faccia, che siamo tutte persone che hanno solo una grande passione: quella di vedere la dignità della propria città  rilanciata, recuperata, fortificata in modo che i nostri giovani, i nostri ragazzi siano sempre più orgogliosi di testimoniarlo ovunque siano.” Non si può non essere d’accordo, ma la dignità dei “nostri giovani e dei nostri ragazzi” calpestata con quel concorso che grida ancora vendetta, indetto per un solo posto per poi lievitare miracolosamente a ventotto, dov’è finita? E la dignità dei giovani professionisti che sono rimasti al palo perché incarichi da 39.900,00 euro, sono stati assegnati direttamente, come direbbe qualcuno, esclusivamente agli “amici degli amici”? E la dignità dei giovani e anche vecchi commercianti che hanno visto i loro sogni “annegare” in un mare di merda per la vicenda depuratore?
Insiste con i giovani Ancona: “Hanno tentato di decapitare una classe dirigente di giovani, che attraverso l’amministrazione e anche la passione con cui hanno fatto amministrazione si stanno proponendo come la classe dirigente del futuro.” Hanno… chi? Chi a ottobre con i buoni uffici di Luciano Violante ha blindato a Roma la propria ricandidatura a sindaco in cambio di un posto certo alla Camera? Chi ha stracciato il “patto generazionale” con Stefano Coletta che, dopo aver tentato inutilmente di mettersi in proprio, è tornato a perorare la causa con l’obbiettivo di essere il primo degli eletti e “pesare” in chiave di elezioni regionali? In fondo intorno ad Ancona, Miccoli e Scialpi non è mai fiorita alcuna “classe dirigente del futuro”. Partendo dagli anni del Partito Comunista Italiano fino ad arrivare al Partito democratico dei giorni nostri, se si esclude Donato Pentassuglia (che non perde occasione di definirsi orgogliosamente democristiano), Ancona, Miccoli e Scialpi c’erano e ancora Ancona, Miccoli e Scialpi ci sono; poi il buio.

Potrebbe bastare anche così ma visto che è sempre martedì 25 aprile, una frase a effetto sul “ventennio” andava pur sparata; ed ecco arrivare: “ce la possiamo fare anche perché tutti coloro che hanno operato nell’ultimo ventennio per distruggere la città stanno dall’altra parte.”
Oltre alla solita spruzzata di arroganza che ha rappresentato uno dei limiti della passata amministrazione (i buoni con noi, i cattivi con gli altri) Ancona e la sua claque dovrebbero ricordare che gli ultimi vent’anni hanno visto il centrosinistra al governo della città per circa otto anni e che se è vero che la città è stata distrutta, gran merito va anche a loro.



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