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Io come tutti sogno

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

8
GIU
2017

Chi di noi non ha un sogno? E chi di noi non l’ha mai raccontato? Sicuramente il “sogno” più famoso al mondo  è quello che il 28 agosto 1963 Martin Luther King, dietro pressione di Mahalia Jackson, svelò alle 30mila persone radunate davanti al Lincoln Memorial di Washington D.C. per manifestare contro la disparità di trattamento delle persone di colore negli Stati Uniti.
E lasciando la pista segnata dal discorso ufficiale, procedendo a “braccio” Luther King parlò ai 30mila presenti e al mondo intero del suo sogno; quel sogno che avrebbe portato nel 2009 Barak Obama a essere il 44° Presidente nella storia degli Stati Uniti d’America.. “I have a dream”. Poi ci sono tanti, tantissimi altri sogni sicuramente meno rivoluzionari e più materiali, che riempiono le giornate di noi comuni mortali.
Io, per esempio, sogno una città che non sia piena di contraddizioni; sogno una città che non invochi esponenti della società civile per poi dargli del “burattino” se non la pensa come noi; sogno una città dove nessuno dimentichi il proprio passato magari multicolore; sogno una città dove il voto a un amico ha un valore (perché magari io in quell’amico ci credo) e non può essere paragonato a un pranzo di Natale o a un caffè; sogno una città dove chi amministra o si candida a farlo, riconosca che i cattivi, così come i buoni, sono ovunque; sogno una città dove venga premiato chi si adopera per il bene dell’intera collettività e non chi… “mi ha fatto un favore”; sogno una città dove tra gli eventi che vantiamo di aver realizzato, magari non vengano inserite anche le centenarie processioni religiose (per decenza almeno quelle escludetele dall’elenco); sogno una città dove dai palchi reali o virtuali che siano, non vengano fatte illazioni ma nomi e cognomi; sogno una città dove chi vuole una Martina a misura di passeggino e carrozzella, poi non plauda a un servizio di raccolta rifiuti che prevede i marciapiedi occupati da decine di bidoni; sogno una città senza né traditori né traditi, soprattutto quando il filo che li lega è sottile e riconoscerli è difficilissimo; sogno una città che faccia realmente qualcosa per i propri figli lontani e che non si limiti a tirarli in ballo solo per convenienza; sogno che chi parla di etica, almeno prima sia andato a cercarne il significato non dico sulla Treccani, ma almeno su Wikipedia; sogno una città dove chi ha imparato a muovere i primi passi non sia così presuntuoso da ergersi a coach di maratona; sogno una città dove non si può essere amici a giorni alterni o a interviste alterne; sogno una città dove agli imprenditori che tra mille difficoltà creano e mantengano posti di lavoro, se non il nome nell’albo dei “Patriae decus”, almeno non venga sputato addosso ogni 3x2; sogno che Franco, eLigio e Pulito non siano soltanto dei nomi o cognomi, ma dei reali modi di essere; sogno che arrivi in fretta l’11 giugno prima e inevitabilmente il 25 giugno poi, perché questa città merita un Sindaco. Chiunque esso sia.



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