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Per Salvini/Ministro, non trasformi paure in consensi

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

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LUG
2018

Egr. Sig. Ministro,
mi indignerei volentieri con Lei. Le direi che Ella rappresenta una dimensione valoriale che non mi appartiene. Da un Ministro della Repubblica ci attenderemmo parole e comportamenti mirati a costruire comunità, a far crescere unità. Ogni Sua parola e ogni Suo gesto,  invece, raccontano odio, separazione, criminalizzazione delle diversità.
Lei non mi piace Sig. Ministro, perché per incrementare il Suo consenso cerca permanentemente dei nemici e li individua nelle fasce più deboli. Utilizza la sofferenza della gente come mero strumento elettorale, le Sue dinamiche raccontano sempre di un noi contrapposto ad un voi: prima i settentrionali contro i meridionali (meritevoli di essere seppelliti dalle ceneri del Vesuvio), poi gli Italiani contro i migranti, contro i rom. Costruisce guerre tra poveri, calpesta la dignità delle persone.
Però, paradossalmente, per quanto, come è evidente, io non abbia alcuna stima nei Suoi confronti, non è Lei a farmi paura. Se Lei ha preso così tanti consensi e se i Suoi voti, come tutti i sondaggi unanimamente riconoscono, sono in evidente crescita, è evidente che i (non) valori che Ella trasmette trovano terreno fertile nell'elettorato. È evidente cioè che la cultura di comunità,  l'appartenenza ad un'unica famiglia, che è la famiglia dell'umanità, che il sentirsi "noi",  si sta fortemente dissolvendo.
La centralità della persona, di ogni persona, l'accoglienza delle diversità, l'orizzonte di senso da condividere, sta lasciando spazio in maniera sempre più prepotente, ad un rallentamento nelle relazioni tra le persone, a una dissoluzione dei rapporti, a solitudini diffuse. L'inclusività lascia il posto ad autoreferenzialità, la solidarietà tra gli umani ad egoismi crescenti.  Siamo in un momento difficile: la forte incertezza economica e la paura del domani (e in verità anche dell'oggi) alimentano disagi e sofferenze.
Lei, Sig. Ministro, cavalca queste paure e Le fa diventare consensi. Non è l'unico, di personaggi così irresponsabili ce ne sono stati altri prima di Lei, ce ne saranno altri dopo di Lei. L'irresponsabilità in chi fa politica è argomento diffuso e imperituro e Lei non ha inventato niente. Ma le persone serie, quelle che ancora fanno politica non in funzione dei consensi e dei ruoli, ma avendo in mente la centralità della persona e la cultura del servizio: non possono ora tacere di fronte a questo scempio. La passione educativa non può essere sopita, il desiderio di costruire una comunità di uomini e di donne giusta e solidale non può addormentarsi. L'unità nella diversità va costruita ora tra tutti coloro che continuano a pensare che la politica sia arte nobile e difficile.
Questo è il momento di osare: domani potrebbe essere tardi. Questa nostra terra: la terra che ha dato i natali a don Tonino Bello e alla sua convivialità delle differenze, a Guglielmo Minervini e alla sua politica generativa (ciò che genera, che fa nascere vita e futuro, e non racconta chiusura di relazioni e di porti cioe' morte) sia terra di Pace e di Accoglienza, terra dai porti aperti e dai cuori aperti.
 



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