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Questa e quella pari son

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

27
APR
2012
Finalmente il vento e il cattivo tempo hanno smesso di tormentare i fiori in giardino e i candidati in tournee elettorale. E ora, per quanto mi riguarda, l’unica preoccupazione sarà quello di trovare una giusta dimora per una splendida rosa rampicante rosso corallo, gentile omaggio di un’altrettanto gentile persona: il colore della meravigliosa sarmentosa mi suggerisce mattini assolati amalfitani, agognati momenti di relax nella piazzetta di Capri, look alla Jacqueline Onassis e passeggiate positane tra le cromie pastello della primavera. E invece no. In piena campagna elettorale pensare a un weekend in costiera è improbabile, e se si guarda al 7 di maggio come al day after tanto agognato, come se non bastasse c’è anche l’ipotesi ballottaggio che allontanerebbe di altre due settimane il miraggio di un ritorno alla normalità. Gli alberobellesi, a differenza di noi martinesi e dei tarantini, non corrono questo rischio: lì sembra tutto più facile e bello, le liste sono più snelle, i candidati a sindaco solo quattro, il clima è decisamente più disteso e non vi è traccia di colpi bassi. Al più, invece che in costiera, il fine settimana vado a passarlo nella città dei trulli. Ma veniamo a noi.
Taranto e Martina sono accumunati da un comune denominatore in negativo, causa di aggressività mediatica e di tensione sociale. Da una parte abbiamo Mario Cito, candidato tarantino, l’equivalente nostrano del Trota leghista, non certo per le malefatte recentemente scoperte quanto per essere stato messo lì da un padre ormai improponibile, almeno ufficialmente: di fronte al carisma paterno, questi ragazzi di fatto risultano contenitori vuoti dell’ingombrante personalità genitoriale.  Dall’altra parte, invece, sul fronte martinese abbiamo Raffaella Spina, candidata per una lista tutta sua, dal nome per nulla originale di Cambiamo Martina. Anche la Spina, come Mario Cito con il padre, ha l’imbarazzo di una figura scomoda al suo fianco: quella del marito. Sia Cito che Spina hanno un’arma a proprio vantaggio: uno il canale televisivo AT6, l’altra il quotidiano di famiglia, e in entrambi i casi risulta difficile mantenere una linea editoriale improntata sulla correttezza e sulla pluralità dell’informazione. A trionfare sono invece i toni populistici, promesse di cambiamento vaghe e senza un vero contrafforte progettuale, conflitti di interessi e molta, molta aggressività. Costoro si rivolgono a quel bacino di cittadinanza che non avendo i mezzi cognitivi per valutare i personaggi, si lascia trascinare dalla presa emotiva, dai discorsi urlati e semplici nei termini e nei contenuti. Nel caso di Martina, poi, gli effetti negativi sono amplificati dal fatto che la città è grande, sì, ma in fondo ci si conosce tutti: e qui scattano facilmente gli attacchi personali a quanti assumono atteggiamenti critici. Si innesca così una serie di meccanismi di difesa e di contrattacco che inquinano tutta la politica locale. E non è necessario essere sociologi per capire come funzionano queste reazioni a catena. Ecco cosa avvelena davvero la campagna elettorale, e la stanchezza infine passa in secondo piano lasciando il posto all’indignazione.       


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