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LA GRANDE BELLEZZA

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

7
MAR
2014
Complimenti a Paolo Sorrentino per aver riportato in Italia la statuetta dell’Academy, rinverdendo i fasti che furono di due giganti della cinematografia mondiale, Vittorio De Sica e Federico Fellini. Ma, al di là della giustificata soddisfazione per un riconoscimento alla creatività italiana, complimenti a Paolo Sorrentino per aver tratteggiato così efficacemente un affresco di quello che è il nostro Paese oggi. Ritroviamo in questo film le due anime che convivono in un Paese unico al mondo, nel bene e nel male, dove accanto al degrado etico e morale, al disfacimento di tutti i valori fondanti di una società civile, alla disgregazione del senso di appartenenza ad una comunità di uomini e donne basata sulla solidarietà che dovrebbe derivarci da radici storiche comuni, al degrado della vita sociale e politica, troviamo le immense ricchezze del patrimonio paesaggistico, architettonico e culturale che non ha eguali sul Pianeta. Sorrentino ha vinto l’Oscar perché ha affascinato gli americani con il racconto visivo delle bellezze italiche, racchiudendole in quello scrigno che tutte le rappresenta e che si chiama Roma. Può non piacere ai Padani, ed ai tanti detrattori dell’Urbe, ma Roma non è solo una città. Essa rappresenta, nell’immaginario collettivo mondiale, l’essenza stessa della secolare Storia occidentale, il luogo della memoria culturale di epoche irripetibili come il Rinascimento che non appartengono solo a noi ma all’intera comunità umana. Ma se tutto questo è vero, la nostra responsabilità come italiani è quella di preservare per i contemporanei e per le generazioni future del mondo un patrimonio inestimabile di bellezza materiale e spirituale. La grande bellezza appunto. Purtroppo la miopia, quando non la cecità colpevole, delle nostre classi dirigenti non ha saputo, o peggio voluto, sfruttare le uniche vere inestimabili ricchezze del Paese. In una terra priva di materie prime e di risorse energetiche abbiamo continuato a coltivare il sogno di potenza industriale che non ci appartiene più da oltre trent’anni. In un mondo che ha corso verso la globalizzazione ad una velocità supersonica, che ha annullato le distanze consentendo la circolazione delle merci da e verso paesi agli antipodi, le condizioni differenti del costo del lavoro tra paesi avanzati e paesi in fase di prepotente sviluppo, la nostra incapacità di progettare una nuova era di sviluppo puntando sulle nostre vere ricchezze, uniche al mondo, ci sta portando velocemente a dissipare un patrimonio inestimabile. Quel che accade a Pompei è l’esempio più eclatante e più attuale di questa nostra insipienza. Le piccole e medie imprese chiudono, le grandi aziende nazionali vengono vendute a compratori stranieri che spostano le produzioni in paesi fiscalmente più appetibili, perdiamo centinaia di migliaia di posti di lavoro ogni anno e i nostri governanti non si rendono conto che questa emorragia può essere fermata solo da un imponente progetto di riqualificazione della nostra economia. Ritorniamo alla terra che così generosamente ci ha donato un comparto agroalimentare potenzialmente inarrivabile per qualsiasi altro paese al mondo; torniamo ad occuparci seriamente della tutela del territorio per far sì che l’Italia torni a essere il “giardino d’Europa”, scrigno di ricchezze naturali inimitabili che vanno dallo spettacolo maestoso delle Dolomiti al fascino selvaggio degli Appennini, dal fascino dei grandi laghi alla ricchezza naturale e culturale delle più grandi isole del mediterraneo, passando per le migliaia di chilometri di coste che rendono irripetibile il panorama di molte zone; torniamo a occuparci dell’immenso patrimonio architettonico ed artistico che il genio di artisti unici ha voluto lasciarci in eredità. Cerchiamo di esserne degni! Se mai dovessimo realizzare, anche parzialmente, questa riconversione potremmo ragionevolmente pensare che i venti milioni di turisti che ogni anno visitano oggi il nostro Paese, potrebbero diventare cento o duecento milioni. La ricaduta sull’occupazione e sulla rinascita economica sarebbe straordinaria. Forse anche per questo potremmo essere grati a Sorrentino e alla sua idea di bellezza.
 


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