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UN UOMO SOLO AL COMANDO

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

30
MAG
2014

Un uomo solo al comando! La sua maglia è quella del Pd, il suo nome è Matteo Renzi. Si ripropone l’attrazione fatale che gli italiani hanno avuto da sempre per i “decisionisti”. Per restare alla Repubblica, la sua storia è legata agli “uomini del destino” da De Gasperi a Craxi, da Berlusconi a Renzi. E tanto più grande è stato il loro grado di fascinazione, tanto più dolorosa è stata la loro caduta. Per Renzi vedremo cosa gli riserverà il destino. Oggi il dato inequivocabile è che il leader del PD ha catalizzato le aspettative e le speranze di un Paese giunto all’ultima spiaggia, molto al di là delle capacità di attrazione del suo stesso partito. Ne dà testimonianza il fatto che, non più tardi di poche settimane fa, metà del suo partito lo vedeva col fumo negli occhi e lo avrebbe voluto nella polvere. Il voto di domenica però si presta ad una duplice lettura. Da una parte la ricaduta sulla politica nazionale, effetto certamente positivo perché preludio ad un probabile medio periodo di stabilità che potrebbe consentire il superamento dell’immobilismo riformista, figlio della composizione magmatica del nostro Parlamento. L’investitura ricevuta dalle urne, piaccia o meno, consente al premier di dare una forte accelerata alle riforme fin ora solo enunciate. Dall’altra l’effetto Europa. E qui il risultato delle urne italiane è deludente rispetto alla spinta al cambiamento dell’istituzione europea che viene forte dai popoli del vecchio continente. La vittoria schiacciante del PD, ma lo sarebbe stato anche una vittoria di Forza Italia, di fatto ci consegna ad una continuità delle criminali politiche della Commissione Europea, al di là delle dichiarazioni di facciata. Lo schema è di facile lettura: i neo parlamentari del PD, per quanto siano la formazione più corposa (31 parlamentari), confluiranno nel raggruppamento del PSE che conta 189 (!) parlamentari. Sia il PSE che il PPE (212 parlamentari) non hanno la forza di formare da soli il governo europeo (la Commissione!), pertanto saranno costretti, ob torto collo, a mettersi insieme in una grande coalizione che sarà una riedizione di ciò che è stato fino a ieri. In questa grande coalizione la voce grossa la potranno fare i parlamentari tedeschi nel loro insieme e trovo sinceramente poco credibile che possano, e vogliano, dare seguito a politiche che siano in discontinuità con quelle attuate fin ora. Ci troviamo allora dinanzi ad un Matteo Renzi che è un Giano Bifronte: gigante in Italia e pigmeo in Europa. La mia grande preoccupazione deriva dal fatto che l’auspicata ripresa economica italiana e l’uscita dalla recessione è legata mani e piedi ad un radicale cambiamento delle politiche economiche europee e ad un ridimensionamento della moneta unica. Temo che Renzi non abbia la forza in Europa per determinare questi cambiamenti. La speranza, a mio modo di vedere, poteva venire da una crescita più corposa delle forze cosiddette “euroscettiche”, sia in Italia che in Europa. In Europa c’è stata, in Italia purtroppo no e questo dato, a lungo termine, sarà un grave problema per il Paese. 



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