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MARCO E´ MORTO, VIVA MARCO!

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

8
AGO
2014

Il titolo di un celebre film della fortunata, e infinita, serie dell’agente 007 James Bond recitava “Si vive solo due volte”. Sarà vero, anche se personalmente non ne ho contezza, ma di certo posso affermare che si può morire più di una volta, sia durante la vita che dopo la morte biologica. Le vicende stesse della vita terrena sono un susseguirsi di morte e rinascita: si muore sempre un po’ quando finisce un amore vero, quando viene tradita la fiducia e l’amicizia, si muore quando si perde il padre, la madre o, morte atroce, un figlio. Si muore quando si è privati della libertà personale pur essendo innocenti, si muore quando si è privati della dignità del lavoro. Poi c’è la morte dopo la morte fisica e questa trova spesso la sua causa principale nella malagiustizia. Può essere collettiva o di un singolo individuo. Penso alla doppia morte di tutte le vittime del terrorismo nostrano che non hanno trovato giustizia. Penso alle vittime di Piazza Fontana a Milano, di Piazza della Loggia a Brescia, alle vittime dell’Italicus ed a quelle della Stazione di Bologna di cui cade il “32esimo” anniversario proprio in questi giorni d’agosto. Penso alle vittime delle così dette calamità naturali, vittime invece delle ingiurie che l’uomo porta ogni giorno alla natura, che dai tempi del Vajont fino all’ultima tragedia dell’alluvione del trevigiano non trovano pace perché uccisi anno dopo anno da una giustizia imbelle ed inadeguata. La malagiustizia applicata da uomini fallaci certo, ma spesso colpevoli di negligenze inaccettabili, è il file rouge che condanna tanti uomini, donne e bambini a morire più e più volte. E poi ci sono i tanti casi singoli. Uno per tutti: Marco Pantani! È stato massacrato di botte, è stato drogato, è stato brutalmente ucciso ed i segni di quanto era accaduto in quella stanza d’albergo erano chiari ed evidenti anche per un profano. Ma per i magistrati inquirenti era molto più facile seguire l’onda dell’odissea dell’eroe maledetto, del campione che si era perso perché consumato dalla sua follia autodistruttiva. Il dramma di questo nostro Paese sta anche nella inadeguatezza, se non peggio nella malafede, di una magistratura inquirente che ha perso la stella polare. Un inquirente non può permettersi il lusso di avere preconcetti, o congetture, o ipotesi preordinate. Hanno il dovere di esperire ogni possibilità ed attenersi alle prove non certo alle ipotesi anche se ricche di suggestione. Marco è morto il 14 febbraio 2002 ed ha continuato a morire fino a che non sono state riaperte le indagini. Quanti Marco ci sono nel nostro Paese? Marco è morto, viva Pantani.



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