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SPENDING REVIEW

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

26
SET
2014
Il segno più evidente di essere diventati una parte marginale della periferia dell’impero sta nell’aver abdicato, anche nella vita quotidiana, all’uso della nostra nobile lingua per sostituirla con espressioni anglofone che non ci appartengono. E pensare che per più di mille anni, in ogni angolo del continente ed anche oltre, la lingua ufficiale era il latino. Così oggi, anche per parlare di questioni di politica interna, si preferiscono usare allocuzioni anglosassoni. Una di queste che va per la maggiore è la “spending review” che più volgarmente in italiano è la “revisione della spesa pubblica”. Non è mia intenzione avventurarmi in disquisizioni di natura semantica, ma è l’occasione per approfondire l’applicazione colpevolmente miope, a mio avviso, che i governi italiani degli ultimi anni stanno attuando nel perseguire questa revisione della spesa. Dato per assodato che per molti decenni lo Stato ha vissuto “al di sopra delle proprie possibilità”, con politiche di spesa pubblica a dir poco dissennate, stante che la depressione economica regna incontrollata senza soluzione di continuità almeno dal 2008 e che i tagli alla spesa sono inderogabili per liberare risorse, è quantomeno discutibile la scelta dei settori nei quali il governo ha deciso di usare la mannaia.  La spending  review prevede tagli, molto spesso lineari (alla “n’do cojo cojo” per intenderci), per il sistema sanitario nazionale, per il sistema scolastico, per il sistema della sicurezza nazionale, per il sistema pensionistico e, più in generale , per lo stato sociale. Detto in soldoni verranno penalizzati i malati, i bambini ed i ragazzi, gli anziani e tutti coloro che giornalmente si occupano della nostra sicurezza personale e collettiva. Ebbene o al governo del paese abbiamo dei perfetti idioti oppure delle persone in perfetta malafede. Vedete, è come se in una famiglia, nella quale scarseggiano le entrate, decidessero di non comprare più le medicine, di non comprare più i libri di testo che servono ai ragazzi per la scuola, di non pagare più l’assicurazione dell’auto o le bollette di luce e gas, ma continuassero ad andare al cinema ed al ristorante tutte le settimane, a comprare abiti griffati, a fare le settimane bianche d’inverno e le crociere d’estate.  Allora, mi chiederete, dove potremmo andare a tagliare per recuperare risorse? Ho alcune idee su diversi costi inutili di cui pochi parlano ed ancor meno sono a conoscenza. L’Italia fa parte di quel pletorico ed inutile carrozzone che è diventato negli anni l’ONU e del quale siamo il sesto maggior contribuente per quanto riguarda il suo mantenimento con una quota di 600 milioni di dollari annui. Spesa inutile! Far parte di quella autentica sciagura che è diventata nel tempo l’Unione Europea ha costi spropositati. Per quanto ci riguarda ammontano a 16/17 miliardi di euro all’anno che fanno di noi il quarto maggior contribuente. Di questi 16/17 miliardi riceviamo dall’UE circa 9 miliardi di euro sotto forma di fondi per lo sviluppo sostenibile, fondi che per il 70% non utilizziamo e che, come tali, ritornano nelle casse di Bruxelles. Spesa inutile! Come sapete facciamo parte dell’Alleanza Atlantica, la NATO, che evidentemente non vive solo di “atlantismo” ma più prosaicamente di dollari ed euro. Anche qui facciamo la parte dei leoni, o dei coglioni se preferite, con un contributo per l’esercizio del corrente anno di 26 miliardi di euro. Spesa inutile oltre che folle! Se proviamo a fare le somme di queste tre voci di spesa, senza contare altre follie come ad esempio i costi impressionanti della disgraziatissima operazione “mare nostrum”, raggiungiamo la ragguardevole cifra di 43 miliardi di euro. Se solo decidessimo di tagliare metà di questi ridondanti contributi, potremmo risparmiare oltre 21 miliardi di euro annui, guarda caso quello che è l’ammontare medio annuo della nostra legge finanziaria. Ma perché tagliare le spese inutili quando è più facile tagliare le pensioni di chi, a mala pena, riceve 1000 euro al mese? La chiamano “spending review” per buona pace della lingua italiana. 
 



Commenti:

A. R. Colucci 27/SET/2014

Ottimo, come sempre!

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