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IL SINDACO FUORILEGGE

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

24
OTT
2014
“Giuro di osservare lealmente la Costituzione Italiana e di adempiere alle mie funzioni con scrupolo e coscienza nell’interesse del Comune in armonia agli interessi della Repubblica e della Regione”.
Per quanti non ne avessero contezza, quella che ho su riportato, parola più parola meno, è la formula del giuramento con il quale un Sindaco si insedia alla guida del proprio Comune.  Il Sindaco, oltre che organo del Comune è, al contempo, organo locale dello Stato; quando agisce in tale veste, si dice che agisce quale Ufficiale del Governo. Le funzioni del Sindaco quale Ufficiale del Governo sono disciplinate nel rispetto degli atti di indirizzo emanati dal Ministro dell’Interno. Nell’ambito di dette funzioni, il Prefetto può disporre ispezioni per accertare il regolare funzionamento delle stesse. In caso di inerzia o di inadempienza del Sindaco, il Prefetto può intervenire con proprio provvedimento. Detto in altre parole, e in estrema sintesi, il Sindaco è tenuto al rigoroso rispetto delle leggi dello Stato, indipendentemente dalle sue personali convinzioni. Ora accade, in questo nostro sempre più anarchico e disastrato Paese, che diversi Sindaci, in particolare quelli delle giunte di sinistra delle città metropolitane del Paese, a cominciare da Roma, stanno operando in aperta violazione del dettato costituzionale. Mi riferisco in particolare alla decisione di questi Primi Cittadini di iscrivere nei registri dello stato civile, delle rispettive città, i matrimoni tra persone dello stesso genere contratti all’estero e non riconosciuti dalle leggi vigenti nel nostro Stato. Ora, al di là dell’opinione ampiamente diffusa nel Paese della necessità di regolamentare per legge le unioni civili delle coppie omosessuali, opinione da me convintamente condivisa (anche se derubricherei l’uso del termine matrimonio anche per una questione squisitamente semantica!) equiparandole in tutto e per tutto alle unioni eterosessuali, è inammissibile e gravemente lesivo della dignità dello Stato che alcuni suoi rappresentanti ne violino impunemente le leggi vigenti, fino a quando queste resteranno in vigore. È sintomatico il lassismo della Magistratura che, in palese presenza di un “abuso in atti d’ufficio”, non senta l’obbligo di aprire procedimenti giudiziari nei confronti di quei primi cittadini che, di fatto si sono posti al di fuori della legge. Allora diamo senso al significato delle parole: il signor Marino, sindaco di Roma, e i suoi colleghi, che hanno compiuto questo atti di violenza nei confronti della Costituzione e delle leggi di questo Paese, sono dei fuorilegge. Ma, oltre alla Magistratura, non abbiamo sentito un solo fiato uscire dalle stanze del Colle, da quel Napolitano che così tanto fiato ha sprecato, a volte anche a sproposito, nel richiamare tutti al rispetto della Costituzione e delle leggi. Che questa materia vada regolamentata è innegabile e sacrosanto, ma fino a quando esistono delle leggi in vigore queste vanno rispettate, senza se e senza ma. Siamo sempre ed ancora al “sinistro” vizio della sinistra italiana per la quale gli interessi di pochi è predominante rispetto agli interessi ed ai diritti dei tanti. La salvaguardia ed il rispetto dei diritti delle minoranza, di qualsiasi tipo esse siano, è fuori discussione e deve essere perseguito con ogni mezzo. Ma ciò non deve andare a scapito dei diritti delle maggioranze che rischiano, paradossalmente, di essere emarginate.
 


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