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UN CONTINENTE ALLA DERIVA

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

24
APR
2015
C’era una volta una fanciulla bellissima di nome Europa, figlia del re fenicio Agenore e sorella di Cadmo fondatore di Tebe. Un giorno, mentre giocava con le sue ancelle sulla riva orientale del Mediterraneo, Zeus la vide, si invaghì della sua bellezza ed assunse le sembianze di un bellissimo toro bianco per avvicinarla. Affascinata dalla bellezza dell’animale, Europa lo accarezzò e decise di cavalcarlo. Zeus, che non aspettava altro, la rapì iniziando a galoppare con la fanciulla in groppa e, attraversato il mare, giunse sull’isola di Creta. Qui si manifestò a lei nella sua vera identità ed Europa se ne innamorò perdutamente. Da impenitente tombeur de femmes Zeus, dopo averla sedotta, l’abbandonò al suo destino.  Dalla loro unione nacque il mitico re di Creta Minosse ed  Europa diede il suo nome al nostro continente. Il mito di Europa, cantato da Ovidio, sta forse vivendo oggi il suo  drammatico epilogo. Utilizzando la metafora potremmo dire che l’Africa ed il vicino oriente stanno tornando da Europa per riprendersi la fanciulla rapita. Ma purtroppo, al di là della fascinosa suggestione mitologica, quel che viviamo oggi nella realtà  è un esodo di proporzioni gigantesche ed incontrollabile. Le responsabilità di questa immane tragedia, che si consuma quotidianamente sotto i nostri occhi, sono chiare e da addebitare interamente ad una classe politica europea, nessuno escluso, ed americana miope ed inadeguata che per anni ha preferito far finta di non vedere. Siamo giunti al paradosso di rimpiangere le leadership di Saddam Hussein, di Gheddafi, di Mubarak e di Ben Alì, per non dire di quanto la situazione globale del pianeta, dal punto di vista della stabilità politica, si sia degradata a partire dall’implosione dell’impero comunista dell’Unione Sovietica.  Politiche scriteriate che hanno portato al rovesciamento di Saddam senza che il dopo Saddam ci fosse, così come è accaduto per Gheddafi, mentre in Egitto una dittatura è stata sostituita con un'altra dittatura ed in Tunisia il processo di democratizzazione è debole e lacunoso. Politiche miopi e dissennate che hanno lasciato via libera, quando non sovvenzionato addirittura da noi occidentali, al terrore ed alle violenze dell’estremismo islamico che vede come massimi interpreti i macellai dell’ISIS. Lungi dal dare ascolto ai campanelli d’allarme che da più di dieci anni ci arrivano dal sempre più massiccio sbarco di disperati, e le lacrime di coccodrillo per le migliaia di vittime sepolte nei nostri mari, una intera classe di governanti cialtroni e pusillanimi hanno lasciato incancrenire una situazione che non può più essere controllata ormai. Sappiamo tutti che sulle coste libiche ci sono circa un milione di disperati che nei prossimi giorni tenteranno il viaggio della disperazione e della morte. Come pensano oggi di arginarla? Noi italiani poi abbiamo meritato anche la iattura di avere un capo del governo la cui consistenza progettuale, politica e culturale è pari all’elio che usiamo per gonfiare i palloncini, intento solo a regolare le faide interne al suo partito mediante epurazioni che avrebbero fatto la felicità persino di Stalin. La sola politica capace di attuare è l’immobilismo che per i disperati della terra significa solo una cosa: continuate a partire! Siamo un continente alla deriva, senza nocchiero e senza timone, e temo che presto saremo inglobati in una nuova Pangea ideologica.     
 
 


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