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L´ASTENSIONISMO CI CONDANNA

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

15
MAG
2015
È noto che nelle democrazie occidentali compiute e consolidate nei secoli, con particolare riferimento a quella britannica e a quella statunitense, l’astensionismo viaggia con percentuali maggioritarie tra i cittadini. Ma gli equilibri tra i partiti risultano inalterati perché i votanti si distribuiscono rispettando le sensibilità politiche dell’intero corpo elettorale così che le differenze tra chi vince e chi perde sono minime e possono essere variabili nei diversi momenti elettorali. In poche parole se negli Stati Uniti si reca al voto il 20% degli aventi diritto, i vincitori si attestano sul 51/52% mentre gli sconfitti sono al 49/48%, una suddivisione che rispecchia il sentire dell’intero Paese. In Italia la situazione è diametralmente, e drammaticamente, opposta. Diminuendo il numero di votanti tra gli aventi diritto, aumenta esponenzialmente il divario tra il vincitore e gli sconfitti. Questa paradossale situazione si spiega con il fatto che, nel quadro di una fedeltà ideologica aberrante quanto anacronistica oggi, un consistente gruppo di elettori italiani, pur sempre ampiamente minoritario nel panorama politico nazionale, vota compatta per il proprio partito anche se le politiche del suo gruppo dirigente sono palesemente invise al proprio elettorato. Questi sono gli elettori del PD ma forse sarebbe meglio connotarli come il blocco monolitico che discende dal Partito Comunista Italiano e che nei 70 anni della sua storia ha fatto dall’unanimismo e del centralismo osservante la sua bandiera e la sua fede. Gli elettori degli altri partiti politici non hanno lo stesso stomaco d’acciaio sì da digerire tutte le porcate dei loro rappresentanti in Parlamento e non si fanno scrupolo di disertare le urne quando raggiungono il limite della sopportazione. Ecco dunque spiegato perché un partito politico che rappresenta circa il 25% dell’elettorato raggiunge nelle elezioni politiche il 40% ed oltre mentre il blocco moderato, che rappresenta la maggioranza dei cittadini, a stento raggiunge il 30% dei consensi. Se a questa disfunzione della democrazia italiana aggiungiamo una nuova legge elettorale, al confronto della quale la legge truffa che fece cadere l’ultimo governo De Gasperi era una marachella da educande, spudoratamente “partigiana” (per usare un termine caro alla sinistra) abbiamo il quadro preciso di ciò che ci aspetta per il governo del Paese nei prossimi decenni. A meno che, perché c’è sempre un piano B che può scoperchiare le pentole del diavolo, gli italiani non rinsaviscano e tornino massicciamente a votare, non importa tanto per chi, ma che tornino a votare. Probabilmente potrebbero impartire una solenne lezione di democrazia e di serietà al Giullare fiorentino che pensa di poter fare i propri interessi sulle spalle di una popolazione che ormai è allo stremo delle forze. Allora permettetemi di salutarvi con le parole di un vecchio saggio del giornalismo italiano, l’indimenticato Indro Montanelli, che in occasione di una tornata elettorale che aveva parecchi punti di contatto con quelle che andremo a vivere presto, ebbe a esortare i suoi lettori con un “Turatevi pure il naso, ma andate a votare.” Un pensiero che dedico a tutti coloro, e penso che siano tanti, stanchi della dittatura di un impenitente “buffone”.  
 
 
 
  
 


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