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Vendola, ovvero la rivoluzione mascherata a messa

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

3
MAR
2016
Ha ragione Maurizio Crozza. Il problema non è che il neonato abbia due papà, ma che uno dei due sia Nichi Vendola. Ma cominciamo con ordine per coloro che in questi giorni siano andati a farsi un ritiro spirituale nel Deserto del Gobi e quindi impossibilitati a conoscere la notizia deflagrata qualche giorno fa. È nato il piccolo Tobia, figlio biologico di Eddy Testa, il compagno italo-canadese dell’ex presidente della Regione Puglia, e di una donna indonesiana con passaporto americano. Il duo Vendola-Testa, coppia peraltro molto affiatata e stabile, ha deciso di completare il suo progetto familiare ricorrendo alla maternità surrogata, in perfetto tempismo con i travagli della legge Cirinnà (tanto che qualcuno ha pensato a una legge ad personam, anche se poi tagliata in argomento adozione). Il luogo prescelto per il lieto evento è la California, lì dove la legge sulla surrogata permetterebbe di registrare tutti e due come padri. Una volta nato il creaturo, apriti cielo. Da chi ha mantenuto un profilo modesto ironizzando sui comunisti che una volta i bambini li mangiavano, fino alle descrizioni anatomicamente particolareggiate di Sgarbi, l’Italia si è pronunciata tutta: la Puglia, ancora una volta, è stata all’avanguardia. Vendola reagisce e risponde piccato: 
«Non c’è volgarità degli squadristi della politica che possa turbare la grande felicità che la nascita di un bimbo provoca».
E su questo non ci piove.
«Condivido con il mio compagno una scelta e un percorso che sono lontani anni luce dalla espressione “utero in affitto”».
Vero, l’espressione non è particolarmente felice, ma descrive – seppure in maniera cruda – quello che è. E se anche il patto fosse fondato su un accordo economico, che male c’è? Una donna fa del proprio corpo quello che vuole. Certo, oltre all’utero in questo caso ci vuole pure un cuore allenato al distacco, ma questi sono travagli dell’anima che la mamma in questione dovrebbe gestire insieme a quelli del parto, in piena libertà di decisione.
«Questo bambino è figlio di una bellissima storia d’amore, la donna che lo ha portato in grembo e la sua famiglia sono parte della nostra vita. Quelli che insultano e bestemmiano nei bassifondi della politica e dei social network mi ricordano quel verso che dice: “ognuno dal proprio cuor l’altro misura” (anche se capisco che citare Dante non faccia audience)».   
Insomma, felicitazioni. Ma non c'è la necessità di giustificarsi spiegando che ci saranno le vacanze di Natale tutti insieme appassionatamente con la signora mamma, riconducendo tutto a una presunta e ipocrita "normalità". Le rivoluzioni si fanno e si rivendicano, non le si mascherano da messe.
Benvenuto piccolo, almeno ora il papi ha un buon motivo per ridere.
 


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