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Il Paese delle corone

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

25
GEN
2013

 

Per carità, non fatemi commentare le liste elettorali né lo scandalo derivati del Monte dei Paschi. In entrambi i casi sarebbe più autorevole il parere di un patologo o perfino di un parassitologo, ma dato che questo spazio non è il Dizionario della salute, mi limiterò a sognare la fuga. Avrei voluto partire verso il Portogallo, con la vegetazione lussureggiante di Madeira e il gotico di Batalha. Avrei voluto indugiare in un tramonto nella valle del Duoro centellinando Porto, e passeggiare tra gli archi moreschi dell’arte manuelina a Lisbona. Avrei voluto affacciarmi da una finestra del Convento di Cristo a Tomar e cercare di traguardare con lo sguardo l’Atlantico verso le Azzorre, le Canarie, e perché no, il Perù e il Messico. Ma troppe corone hanno avuto nel tempo la mia stessa idea: dai Savoia in fuga dall’Italia neo repubblicana del ’46 fino a quel collezionista di nefandezze che proprio a Lisbona si è costituito, il Portogallo è da sempre meta privilegiata del peggiore campionario italico. Ben venga, si potrebbe pensare, che tali meschini facciano accomodare il loro derrière altrove. E invece no, ci tocca assistere alla narrazione delle res gestae a reti unificate: in testa alla promozione del kitsch con o senza corona, un Tg1 mai più ripresosi dalla direzione di Minzolini, ora candidato in Liguria dopo una brillante carriera passata a oscurare gli scandali giudiziari e sessuali di Berlusconi, con tanto di uso scriteriato della carta di credito Rai, leggi: soldi pubblici. Non che ora senza il direttorissimo le cose vadano meglio nel tubo catodico: si passa da Barbara D’Urso che saluta “i ciechi che la stanno guardando”, alle sempiterne padelle della Clerici; dai programmi di Maria De Filippi – vere e proprie flatulenze dell’etere – all’indignazione populistica e becera di Quinta Colonna: il peggio finora carsicamente occultato è emerso in tutto il suo rumoroso e indecoroso spettacolo. Uno dei pochi baluardi di qualità televisiva, La7, si trova ora in uno dei suoi momenti peggiori, con tagli a programmi intelligenti sostituiti per forza di cose da prodotti più pop e più economici. Né si può pensare di guardare unicamente canali di pregio ma per nulla aderenti alla realtà: pernici sempre pernici, dopo un po’ pure History Channel o Sky Arte stufano.     
Dalle bellezze portoghesi alle scelleratezze italiane il passo è breve e porta con sé dolore e sdegno per un Paese che si lascia blandire e sfruttare, mostrando tutta la sue debolezza soprattutto in tempi di campagna elettorale. Scherzetto o porcellum? Stanno ben comodi i candidati, arroccati nelle loro posizioni di lista bloccata prima e di privilegio assicurato poi: e non consola sapere che alcuni impresentabili eccellenti sono fuori dai giochi, perché per un Cosentino che esce, c’è un Salvatore Sciascia o un Paolo Romani – professionisti in materia di corruzione – che entrano. E diventano Senatori della Repubblica italiana.       
 


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