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Quando poi resti sola

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

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LUG
2016

Leggo di iniziative recenti, camere d'ascolto dedicate e panchine dipinte di rosso: azioni che dovrebbero aiutare le donne vittime di violenza o comunque sensibilizzare l'opinione pubblica. Di questo leggo mentre mio marito, che è un avvocato, ha cancellato tutti gli appuntamenti di stamane per correre da una sua assistita, vittima delle più atroci e immonde violenze da parte del compagno, e che si è vista revocare il servizio di protezione per mancanza di fondi. Ora, la prevenzione è necessaria, le denunce alla polizia anche ma, in mezzo e dopo, c'è un deserto di solitudine e paura che non trova soluzione nel comfort delle stanze d'ascolto o sulle panchine rosse. Quando una donna arriva nella stanza d'ascolto è già convinta di quello che sta facendo, ha già superato quel muro che molto spesso è la sua stessa famiglia ad alzare, consigliando la poveretta di non denunciare per non gettare discredito ("Cosa dirà la gente") e magari anche per non rovinare la vita a nessuno ("È sempre il padre dei tuoi figli"). Il problema, dopo la denuncia, è il rientro a casa, in quell'inferno da cui non si può scappare se non altro perchè non si ha nessun altro posto dove andare, senza null'altro se non ferite nel corpo e nell'anima. E dubito che gli uomini violenti, sedendo su quelle panchine, resettino completamente la loro personalità, in cui si stratificano mancata educazione e cattivi esempi familiari. No, per quanto comoda la seduta o brillante il rosso, nessuna folgorazione come San Paolo sulla via di Damasco. Più concretamente sarebbe meglio inserire e promuovere progetti scolastici che mostrino ai bambini e agli adolescenti quanto orribile sia la violenza per chi la subisce e anche per chi la usa, come anche è necessario sostenere i Centri antiviolenza, molto spesso gli unici appigli a cui aggrapparsi quando tutti fanno finta di nulla. A cosa servono i ritinteggiamenti sugli arredi urbani e le stanze d'ascolto se la burocrazia e la mancanza di fondi ributtano migliaia di vittime in quel mare sconosciuto in cui la violenza ha la meglio? Vanno bene tutte le iniziative, tutte le stanze, tutte le panchine, ma attenzione a focalizzare l'attenzione su ciò che realmente può fare la differenza tra la vita e la morte.



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