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Editoriale/Obiettivo comune contro il bullismo

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

22
MAR
2017

Il bullismo, oggetto di recenti casi di cronaca, è un fenomeno antico che solo di recente ha trovato spazio nel dibattito comune. Parlare di un problema comporta, se non la risoluzione, almeno una presa di consapevolezza: ecco perchè informare e indicare corrette modalità di comportamento per le parti in causa coinvolte (famiglia, scuola, luoghi di aggregazione) ci sembra il miglior modo possibile, almeno per noi media, per arginare il fenomeno. Ormai il prototipo del bullo, il Franti di deamicisiana memoria, si è evoluto, si avvale di altri mezzi e si nasconde molto spesso - impunito - dietro lo schermo di un computer o di uno smartphone. La soluzione possibile? Leggiamola insieme: ce la suggerisce Francesco Tagliente, uomo di istituzioni, che è intervenuto nel merito in un importante convegno tenutosi a Montecatini.
r.c.

Lo sport può essere una buona occasione per riflettere insieme su come agire per prevenire i fenomeni di bullismo, ciberbullismo, mobbing, straining e stalking. Quando si tratta di fenomeni di bullismo tra ragazzi la conflittualità va gestita puntando sull'educazione, la sensibilità e la diffusione della consapevolezza facendo capire che le libertà individuali devono poter convivere con i contrapposti interessi della collettività. Per contrastare il bullismo c'è bisogno di un lavoro comune tra genitori, insegnanti e ragazzi. Il punto di incontro comune a tutti e tre è la scuola. Nessun percorso di contrasto e lotta al bullismo può funzionare se non c'è interazione tra insegnanti, famiglie e ragazzi.  L'area di raccordo è la scuola, ma solo se si condividono almeno alcuni obiettivi comuni. Il primo di questi è lo sviluppo della cultura del dialogo reciproco. Senza questa cultura condivisa non c'è alcuna possibilità di sviluppare la cultura della legalità, e, quindi attuare una efficace attività di contrasto ad ogni forma di violenza, tra cui quella del bullismo.
Per sviluppare la cultura del dialogo nei giovani è fondamentale che anche ‘attori’ esterni alla formazione didattica e all'educazione familiare si interessino al problema. Ma attenzione: è necessario che i progetti esterni di questi ‘attori’ anche se istituzionali, siano richiesti dal mondo scolastico per evitare che la scuola diventi un progettificio.



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