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Castrazione chimica: perchè è auspicabile ma non possibile (almeno in Italia)

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

2
AGO
2018

Quanto dispiacere nel leggere la notizia di quella bimba di 10 anni della provincia di Firenze, vittima di presunti abusi da parte di don Paolo Glaentzer, il sacerdote arrestato in flagranza dai carabinieri con l'accusa di violenza sessuale. Ora la piccola è stata allontanata dalla famiglia insieme ai due fratelli minorenni, le indagini sono in corso e alla spicciolata vengono alla luce particolari che sanno di degrado sociale e orrori vecchi quanto il mondo. È proprio davanti a questi casi che il tribunale del popolo è più feroce, e anche a buona ragione. È fra le pieghe dei commenti da bar e post sui social che appare la soluzione più drastica a mettere d'accordo (quasi) tutti: la castrazione chimica per i pedofili. I pro: sarebbe utile a prevenire reati che lasciano traumi gravissimi a vita sui minori, a forte tasso di recidiva, e spesso ai confini con la malattia psichiatrica, una condizione che sfugge alla completa capacità di autocontrollo dei pedofili una volta liberati dal carcere. I contro: si tratterebbe di rendere obbligatorio un trattamento sanitario invasivo e invalidante che prevede la somministrazione di farmaci a base di ormoni per ridurre la libido e l'attività sessuale. Si può obiettare: ma coloro che soffrono di malattie mentali vengono costretti a trattamenti sanitari obbligatori; vero, ma - e qui intervengono sfumature legislative - soprattutto nel loro stesso interesse.
Insegnano i giuristi saldamente seduti sulla Costituzione che la castrazione chimica, come ogni forma di sanzione penale corporale, non appartiene alla tradizione giuridica italiana moderna che concepisce solo sanzioni pecuniarie, amministrative e attinenti alla sfera di libertà. In sostanza sono previste limitazioni o addirittura privazione di libertà, come per la reclusione, ma non si può agire sulla sfera biologica del reo. Eppure altri Paesi europei l'hanno sperimentata, anche se sarebbero da appurare eventuali ripercussioni su coloro che vengono sottoposti al trattamento per lunghi periodi.
Qualche settimana fa parlammo della necessità di rivedere la legge Basaglia alla luce di nuovi studi scientifici e dei tanti casi di cronaca che vedono vittime del furore dei malati mentali i familiari o malcapitati qualsiasi. Ora lanciamo una provocazione, proprio nel Paese che è culla del diritto: si può parlare di castrazione chimica come soluzione per prevenire l'azione dei pedofili, specialmente i recidivi? Giuristi, avvocati e cittadini fatevi avanti, parliamone.



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