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Cerco un posto, ma un posto non c´è

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

14
FEB
2019
Sta diventando complicato: pausa. Pausa di riflessione, per dare importanza al momento, per richiamare l’attenzione, o più semplicemente, per lanciare una sorta di invocazione. Alziamo al cielo le civilissime grida giornalistiche, sperando che qualche divinità antica si smuova dalla sua pigrizia e ci dica bene cosa fare. Siamo infatti alla ricerca del nostro posto, ma ci dicono che qui non c’è più posto. Allora ci spostiamo, ma dicono che lì non possiamo andare, che dobbiamo tornare indietro. Stranieri in terra straniera, proviamo a guadagnarci da vivere, ma c’è la crisi: devi cambiare lavoro. Io però so fare solo quello e dunque devo soccombere. Forse sono sfaticato, allora mi guardo intorno, e sono milioni. Decine di milioni, sempre di più, che rifiutano il “lavoro”. Ho un lavoretto per te, si tratta di una bellissima fatica da dodici ore al giorno, con interessanti prospettive per il futuro. Se ti impegni morirai nel mezzo del cammin della tua vita,  ma chiederemo alla zecca di coniare una moneta con la tua effige incisa sul lato. Magari potremmo provare a vedere se il tuo cognome può funzionare meglio, lo cambiamo, che so, proviamo con “Staccanovo”. Faremo di te un nostrano “staccanovista”, di sangue rigorosamente puro, immolatosi per consentire ai figli di perfezionare la propria condizione di schiavi. A Natale, come i fratelli Duke, ti daremo un dollaro a testa, la tua gratifica natalizia e non fare quella faccia, no, non pensare che il destino ti abbia voltato le spalle, ringrazia invece il tuo benefattore, pensa che al tuo posto potremmo prendere un altro, versargli cinquanta centesimi, dimezzare, o anche decimare, la tua gratifica. 
Una volta le cose funzionavano meglio. I cadaveri si potevano seppellire nei campi, senza dover scomodare nessuno, senza chiamare l’autorità, e poi tutte queste scocciature, certificati, burocrazia, che rendono davvero la vita impossibile. Quale? La mia, si intende. Cosa c’entri tu? Quando istituiranno la giornata mondiale della sussistenza ne riparliamo. Il lavoro rende liberi, dicevano quelli, dunque lavora, schiavo.  
 


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