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Perchè osare: un invito all'azione / di Evelyn Zappimbulso

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

27
MAG
2019

A volte dovremmo d’impeto seguire quel motto che ci rugge in petto, un po’ folle e un po’ sordo e agire. Le migliori azioni sono spesso figlie dell’istinto. Progetti, visioni a lungo termine e obiettivi sbiadiscono difronte all’irruenza del coraggio che t’afferra i sensi e ti impone di osare. Nell’immediatezza non si coglierà la bontà di una sterzata contraria; solo il tempo darà risposte. Solo il tempo giudicherà quell’azione strana, diversa dalle altre, in totale disaccordo con la storia che ha segnato sinora il tuo passo. Coerenza sì, ma con se stessi innanzitutto, con quei dubbi che affastellano le notti, con l’equilibrio che si ottiene solo se i passi li muovi sul contrappeso del bene e del male. Solo il tempo ti mostrerà lo specchio dell’anima, la tua. Indi tanto vale osare sempre. I motti del tempo passato lo impongono con fermezza. Precisi ed efficaci come frecce che centrano il bersaglio. Frasi brevi a descrivere lo spirito, ad offrire un monito, a sintetizzare una filosofia che sia votata all’azione. Fra i più celebri ed amati, ricordo i “motti dannunziani”. Il mai fuori moda “Memento audere semper”. Nasce con l’acronimo “MAS”, omaggio al motoscafo armato silurante, per poi diventare un’espressione assai versatile, declinata anche in ambito sportivo. Partorito come grido di battaglia, D’Annunzio lo coniò in occasione della “Beffa di Buccari”: memorabile impresa militare del 1918, cui egli stesso prese parte. La finalità del “memento” dannunziano era l’invito all’agire, rifacendosi al “superuomo” teorizzato da Nietzsche, mosso da volontà indomita, contro un nichilismo sonnacchioso e pavido. Coraggio, dunque. E disprezzo del pericolo. “Osare l’inosabile”, direbbe il Vate, in virtù, anche, dell’insegnamento di Schopenhauer.
Audace è infatti opporsi alle logiche a senso unico di pensiero e ideologia, di massificazione e narrazione ipocrita. Audace e vincente sarà lasciar ruggire lo slancio emotivo che batte tra cuore e mente ed agire, sull’onda dell’istinto, perché ovunque esso asciugherà ci sarà meta, ci sarà nuova risacca e nuove sfide e nuovi dubbi. Non si può sempre andar dritto come ad occhi chiusi. La bellezza del vivere è tutta qui. Girare l’angolo per provare l’ignoto.

 

Foto di Marcello Dalla Rena

Antefissa (terracotta architettonica collocata al termine della fila di coppi nelle coperture dei tetti), VI secolo a.C.

Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTA



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