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Fascistite acuta: distinguiamo il fenomeno storico dal fascismo odierno / di Alessandro Montrone

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

7
GIU
2019
Il pericolo fascista esiste. Ed è pure ben più profondo e pervasivo di quello che ci fanno credere.
Il fascismo, inteso come fenomeno storico, è morto. Sono passati tre quarti di secolo dall’esecuzione del duce e gli ultimi suoi seguaci hanno ormai più di novant’anni. Ma c’è chi tutt’oggi si richiama ancora a un’immagine idealizzata di esso; c’è chi, invece, lo combatte demonizzandolo. Di certo l’atteggiamento più proficuo è quello dello studioso che a questo fenomeno, già in gran parte storicizzato, si approccia in maniera critica e spassionata, per capirlo al di là di fedi e pregiudizi.
D’altronde, il concetto di fascismo, al pari di altri (giacobinismo, sciovinismo etc.), esiste tutt’oggi, e si connota di ulteriori significati che tutti insieme configurano una variegata galassia semantica nella quale domina la figura di un popolo frustrato che per compensazione si convince della propria presunta superiorità morale o razziale, e diviene giocoforza mal disposto nei confronti di chiunque possa, anche minimamente, metterla in discussione: intellettuali non allineati, dissidenti politici, concorrenti economici, diversi per natura e stranieri. Il fascismo, essendo pensiero-unico allo stato puro, è fondamentalmente antiparlamentare e iperverticistico: per il fascista convinto la volontà popolare è una, e per esprimerla basta anche un solo capo carismatico, attorniato, al limite, da seguaci insignificanti che eseguono pedissequamente i suoi dettami.
Ma il fascismo nel suo intimo, al di là delle mutevoli e modaiole verniciature ideologiche, è soprattutto prepotenza che si spaccia per forza o per potere: fascista è il popolo che contesta con violenza le istituzioni che agiscono legittimamente; fascista è, parimenti, chi da una posizione di privilegio abusa illegittimamente del potere. E per questa sua intima natura di potere degenere o pura prepotenza esso intrattiene una relazione paradossa e perversa con l’anarchismo, poiché, attualizzando la nota massima pasoliniana, “nulla è più anarchico della prepotenza travestita da forza o potere: essa fa praticamente ciò che vuole, e ciò che vuole è completamente arbitrario.”
Il fascismo, in sintesi, è una visione parziale che asserisce con arroganza di essere completa; è l’interesse di parte che rivendica a gran voce o esercita di fatto un dominio spregiudicato; fascismo è tutto ciò che non è democrazia e diritto.
E per debellarlo non basta il solo effetto deterrente del reato di apologia. C’è bisogno che tutti, grazie all’apporto di un’educazione adeguata, inizino a ragionare e agire in maniera più critica, libera e assertiva. Perché la democrazia, al di là delle rigide definizioni dizionariali, è soprattutto un percorso di crescita collettiva verso forme sempre più evolute di pluralismo e partecipazione popolare.


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