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Tartarughe addio/Rimane l'ecomostro

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

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LUG
2013

 

Settimana importante per il porto di Taranto con due eventi di segno contrapposto che, emblematicamente, evidenziano due modi di affrontare le questioni dello sviluppo, con metodi e risultati opposti. Cominciamo dalle notizie positive. Mercoledì alle 13:00 la firma che ha posto fine a un contenzioso che rischiava di compromettere definitivamente ogni progetto di sviluppo del nostro porto. Una firma in calce a un accordo tra l'autorità portuale e il consorzio Terminal Rinfuse, che risolve la disputa relativa alla concessione di un'area portuale. Un'area che la Terminal Container Taranto attendeva più o meno da 15 anni, occupata dal consorzio T.R., al quale, in osservanza di un accordo di programma definito per evitare il disimpegno dal porto di Taranto di TCT, era stato negato il rinnovo di concessione. Da qui il ricorso al Tar di Lecce che aveva emesso un provvedimento che di fatto bloccava ogni attività in procinto di essere attivata. Il successivo ricorso al Consiglio di Stato da parte del presidente dell'autorità portuale, professor Sergio Prete, aveva sortito un provvedimento solo parzialmente positivo. Il lavoro di pressing esercitato dall'autorità portuale, anche a seguito del pronunciamento del Consiglio di Stato, che in qualche misura, pur non entrando nel merito della questione, ha aperto uno spiraglio, ha portato infine ad un accordo tra le parti. Alla Terminal Rinfuse viene assegnata una nuova area (calata quattro) e quindi viene a mancare l'oggetto del contenzioso, con il conseguente ritiro dei vari ricorsi. Sicuramente un successo del professor Prete che, nonostante le immediate dichiarazioni del sindaco Stefano, il quale si attribuisce il merito di aver contribuito al successo, in realtà ha dovuto affrontare in modo solitario tutta la vicenda. Ora si apre la strada perché finalmente si possa portare a compimento il progetto di adeguamento e ampliamento del terminal, utilizzando i fondi disponibili (circa 300 milioni di euro). La soluzione della vertenza porta tranquillità anche tra i lavoratori di TCT e, soprattutto, pone le basi perché lo sviluppo del porto di Taranto, finora oggetto solo di dichiarazioni e promesse, diventi realtà. Immediate le reazioni, ovviamente tutte positive, tra cui quelle dei parlamentari ionici. «Apprendo con viva soddisfazione l'esito positivo delle trattative che hanno portato oggi a chiudere il contenzioso che si era venuto a creare nell'ambito della assegnazione delle aree demaniali portuali. Questo il pensiero dell'onorevole Gianfranco Chiarelli che aggiunge: L'accordo raggiunto tra la Autorità Portuale e il Consorzio Terminal Rinfuse consente di riprendere il percorso, bruscamente interrotto, di avvio delle attività di ampliamento e adeguamento delle strutture portuali. Va dato atto al presidente Prete di aver svolto una azione molto incisiva con determinazione e competenza, che ha portato alla fine al miglior risultato possibile. Parimenti è giusto dare atto al Consorzio Taranto Rinfuse di aver compreso la straordinaria rilevanza della questione per il futuro di Taranto. L'auspicio è che ora non si verifichi altra forma di ostacolo e si possa in breve portare a termine i lavori previsti, consentendo in primo luogo di stabilizzare il rapporto con TCT, garantendo  tranquillità ai lavoratori, e provando a recuperare il tempo finora perso».  Stessa valutazione da parte dell'onorevole Pelillo: «Una buona notizia per Taranto e per il suo sviluppo. L’accordo firmato tra l’autorità portuale ionica e il Consorzio Terminal Rinfuse riapre la strada alla possibilità degli investimenti nel porto di Taranto e mette fine al contenzioso che avrebbe rischiato di bloccare l’utilizzo dei fondi destinati all’infrastrutturazione dello scalo ionico. Un plauso al presidente dell’Autorità Portuale Sergio Prete, ma anche al senso di responsabilità del consorzio firmatario dell’accordo. Ora bisogna lavorare celermente, per avviare, quanto prima, gli interventi previsti che possono rappresentare una boccata d’ossigeno in questo momento di crisi e garantire al porto commerciale di Taranto un ruolo di prima linea negli scenari futuri dei traffici su container. La notizia, infine, rappresenta anche una schiarita per i lavoratori portuali che avevano manifestato preoccupazione per il loro futuro occupazionale». E veniamo alle dolenti note: restiamo nell'ambito portuale spostandoci però nell'area prospiciente la città vecchia di Taranto per parlare dell'ormai famoso tartarugaio. Un'opera contestata in particolare da alcune associazioni ambientaliste, finita sotto sequestro. Sembra che alla base del provvedimento vi siano alcune violazioni di tipo urbanistico. Ma, al di là di come la vicenda si potrà concludere, e quali in realtà siano le motivazioni dell'intervento della Guardia di Finanza, ciò che va evidenziato è il metodo con cui si continua a operare da parte dell'amministrazione comunale di Taranto. I ripetuti interventi della magistratura indicano come la politica, le istituzioni locali, svolgano la loro attività in modo quanto meno distratto. Come per tutti i salmi anche in questo caso per il sindaco Stefàno ogni responsabilità è da addebitarsi alla precedente amministrazione di centro-destra. Volendo banalizzare con un esempio, che però chiarisce meglio la questione, è come se, passando davanti un incendio, si decida di non intervenire, né di dare l'allarme, limitandosi poi a dire "non sono stato io". Con ciò diamo pure per certe le accuse rivolte a chi ha preceduto Stefano, ma ci chiediamo se, dopo le ripetute denunce da parte degli ambientalisti, non sarebbe stato il caso di intervenire precedendo l'iniziativa della magistratura. Se le indagini porteranno alla conferma delle irregolarità, il rischio molto concreto è quello di dover restituire i contributi ottenuti dalla comunità europea e, con molta probabilità rimborsare i danni alle aziende coinvolte. Per non parlare, ovviamente, del danno di immagine, e del fatto che un progetto sicuramente importante per Taranto, finisce per  essere cancellato. Questi i fatti; il resto non conta.



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