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Primarie PD/Il vero vincitore

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

13
DIC
2013
I risultati a Taranto incoronano Pelillo dominus della politica locale. La vera novità? Anna Rita Lemma
«A Taranto, Pier Luigi BERSANI vince le Primarie del Centrosinistra. Su  19.755 votanti,  il Segretario PD  ha ottenuto 8.151 ossia il 41.03%;  Nichi VENDOLA  6.735 voti pari al 33.9%; Matteo RENZI 4.247 voti  (21.38%); Bruno TABACCI  422 voti ( 2.12%) e Laura PUPPATO 153 preferenze, vale a dire lo 0.77%.» Partiamo da questa breve nota pubblicata sul web, ma ripresa ampiamente anche su varie testate cartacee, non più tardi del novembre 2012. Sono riportati i dati relativi alle primarie del centrosinistra. Facendo un lavoro sicuramente non scientificamente fondato, ma utile ai fini del ragionamento che si vuol fare, e ipotizzando che si fosse trattato solo di primarie interne al PD,  potremmo trarre come dato una totale inversione dei rapporti rispetto ai risultati ottenuti, a distanza di solo un anno, in occasione delle recenti primarie dello scorso 8 dicembre. Al di là del dato complessivo, di ciò che la vittoria di Renzi può significare in termini di possibile rinnovamento (?) del PD, è importante soffermarsi su quanto accaduto nel capoluogo ionico. Una rivoluzione copernicana si potrebbe dire. Un ribaltamento di fronte. Il dato politico in evidenza è la conferma definitiva del ruolo egemone dell' on. Pelillo, ormai il vero e unico dominus non solo della sinistra, ma dell'intero sistema politico tarantino, atteso che a destra si continua a  "riflettere", e più a sinistra mancano i numeri e la coesione (vedi ultimo congresso locale di Sel). Di certo il sindaco Stefàno, alle prese con non pochi problemi, primo dei quali la ricapitalizzazione dell' AMIU, dovrà a breve fare i conti con quelle che a questo punto sono fondate aspirazioni dei Pelilliani ad avere maggiore "visibilità". "Eliminato" Ludovico Vico, fuori gioco Gianni Florido, la strada per Pelillo si è presentata libera da ogni ulteriore ostacolo. Va detto, a onor di verità, che le capacità di un competitor si misurano spesso anche con l'assenza di veri concorrenti. La sinistra del PD, l'area Dalema-Cuperlo, per intenderci è ancora prigioniera di schemi e rituali antichi che nell'attuale sistema politico non hanno più spazio. Ipotizzare ancora oggi, ad esempio, una prossima candidatura di Rosi Bindi e dello stesso Dalema al parlamento Europeo, subito stoppata da Renzi, non può essere il sistema per recuperare quel distacco evidente con il popolo degli iscritti del partito. Va dato però atto agli irriducibili tarantini, Vico, Serio, Santoro, per fare solo alcuni dei nomi più noti, di aver dato almeno prova di coerenza. Quella coerenza che sicuramente non appartiene a molti di coloro i quali sono saliti sul carro del vincitore. Ricordiamo l'isolamento di Rocco Ressa l'ex sindaco di Palagiano, all'epoca definito il Renzi del Sud; chi lo denigrava oggi è tra i primi sostenitori del sindaco di Firenze. E' vero che in politica è consentito cambiare parere, ma, per dirla con Raffaele Fitto, si può cambiare opinione,  ma non tradire i propri elettori. Che, almeno per Taranto, quanto accaduto lo scorso 8 dicembre possa rappresentare davvero il rinnovamento del PD è quanto meno dubbio, almeno a guardare le carte di identità e i curricula politici di chi oggi si professa Renziano; la reale novità viene da Anna Rita Lemma che sicuramente rappresenta il dato di novità. Civati, sostenuto dalla consigliera regionale, è arrivato secondo nel capoluogo ionico. Sempre in riferimento al presunto cambiamento in atto registriamo una dichiarazione del comitato per Renzi:  «Missione compiuta. Noi, renziani della prima ora, siamo stati il valore aggiunto. Finalmente il Centro-Sinistra italiano ha deciso di cambiare verso per sempre, lasciandosi alle spalle 20 anni di fallimenti e insuccessi. Questo cambiamento è avvenuto soprattutto grazie a tutte quelle componenti della società civile che, a prescindere dal formale legame tesserativo con il Partito Democratico, hanno visto in Renzi la possibilità di cambiamento e di rinnovamento della politica italiana». Comprensibile il tono tironfalistico; qualche riflessione merita quel passaggio su "a prescindere dal formale legame tesserativo con il Partito Democratico"  che sembra quasi una sorta di presa di distanze dal partito o da una sua parte". Si tratta di capire ora cosa resta del PD nato nel 2007 e se non ci sia all'orizzonte una nuova scissione. Del resto PD e PDL condividono la loro storia, nati insieme da una fusione fredda, e mai cresciuti. A destra, dopo Fini, Alfano ha posto fine al predellino. Avverrà lo stesso per il PD?
 


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